Medicina Generale

Le rinosinusiti

IL NASO E I SENI PARANASALI – Cenni di anatomia
Le sinusiti, meglio denominate rinosinusti, sono le infiammazioni del naso e dei seni paranasali. Ritengo utile precisare alcuni semplici concetti anatomici del distretto interessato. Il naso è ben noto a tutti, è costituito da due cavità (fosse nasali) separate da una parete ossea e cartilaginea: il setto nasale (figura 1). All’interno delle fosse nasali sono presenti i turbinati, tre per ciascun lato. Sotto ad ognuno c’è un piccolo spazio che prende il nome di meato (inferiore, medio e superiore).
Molto più complessi sono i seni paranasali, si tratta di sei cavità scavate nelle ossa della faccia e disposte attorno alle fosse nasali. In uno sdoppiamento dell’osso frontale ci sono i seni frontali, i quali, con specifici dotti, drenano le loro secrezioni nella porzione antero-superiore delle fosse nasali. Più in profondità rispetto ai seni frontali c’è il seno etmoidale e ancora più in profondità c’è il seno sfenoidale. Molto importante è l’etmoide perché attraverso una sottile lamina (lamina cribra) passano le fibre nervose olfattive. E’ facile comprendere come importanti malattie che colpiscono la porzione superiore del naso o l’etmoide comportano anche alterazioni o riduzioni dell’olfatto.
Ai lati delle fosse nasali, scavati nelle ossa mascellari, ci sono i seni mascellari destro e sinistro. Questi sono due cavità che presentano un orifizio naturale nel meato medio.
Le funzioni del naso sono l’umidificazione, la depurazione, la purificazione e il riscaldamento dell’aria inspirata. Passando per le fosse nasali l’aria è idonea per una buona respirazione polmonare. Inoltre non dobbiamo dimenticare che il naso è l’organo dell’olfatto, un senso spesso sottovalutato.
Più difficile da spiegare è la funzione dei seni paranasali: essendo cavità piene d’aria alleggeriscono la parte anteriore del cranio.

LE RINOSINUSITI
Le infiammazioni dei seni paranasali sono le rinosinusiti. Queste, come tutti i fenomeni infiammatori, si distinguono in acute e croniche. Le rinosinusiti acute sono rare, sono caratterizzate dal dolore e spesso accompagnate da malessere e febbre. Quasi sempre sono causate da germi sensibili agli antibiotici e sono limitate ad uno o due seni paranasali, pertanto il dolore è ben localizzato. Esistono anche forme di pansinusite (coinvolgimento di tutti i seni paranasali) che provocano cefalee molto dolorose. Le infiammazioni acute dei seni paranasali possono svilupparsi unitamente ad una rinite acuta. Oggi con l’utilizzo di molti antibiotici si riesce ad avere una guarigione completa. Non in tutti i casi c’è la guarigione, ma si osserva il passaggio da rinosinusite acuta a quella cronica.
Piuttosto diverse sono le rinosinusiti croniche. Non è facile individuare la causa. Per spiegare la cronicizzazione di queste infiammazioni si pensa al continuo inalare di aria mista a polvere, allo smog e alle brusche variazioni climatiche. Una causa di non trascurabile di rinosinusite cronica sono alcune attività che espongono il lavoratore ad inalare polveri, oppure colpiscono persone costrette a lavorare in ambienti freddi e umidi.

LA DIAGNOSI DI RINOSINUSITE
L’otorinolaringoiatra è lo specialista idoneo a valutare il naso, le fosse nasali e i seni paranasali. Egli è in grado di esplorare le fosse nasali con una visione diretta (rinoscopia anteriore) ed anche con l’utilizzo di fibre ottiche. Gli strumenti a fibre ottiche sono molto diffusi, possono essere rigidi o flessibili. La scelta dello strumento da usare va fatta dopo una rinoscopia tradizionale, perché se la fossa nasale è molto stretta questi strumenti passano con difficoltà, oppure non passano affatto, pertanto si corre il rischio di provocare dolore. Lo specialista non deve fare manovre dolorose e deve astenersi da eseguire indagini endoscopiche in pazienti non collaboranti. Il rischio è quello di non riuscire a fare l’esame e il paziente avrà un pessimo ricordo, che inciderà su eventuali esplorazioni future.
I vantaggi delle fibre ottiche sono l’esplorazione con una visione ingrandita e la possibilità di vedere zone non esplorabili direttamente, questo perché molte ottiche consentono una visione angolata.
E’ importante valutare le condizioni della mucosa, le ipertrofie e le secrezioni patologiche. Nei casi di produzione di materiale secretivo sono visibili gli orifizi da cui fuoriesce e pertanto in alcuni casi si riesce a fare una localizzazione esatta del seno paranasale affetto da sinusite.
Un esame molto importante per lo studio delle fosse nasali e dei seni paranasali è la TAC. Già una TAC senza contrasto consente di vedere molto bene quelle parti che con la visita e con la fibrorinoscopia non sono visibili. La TAC sfrutta come contrasto l’aria, infatti una buona ventilazione dei seni paranasali è indicativa per un buon funzionamento degli stessi. Negli esami tomodensitometrici l’aria è nera e le ossa sono bianche, pertanto questa diversità cromatica si rivela essenziale. Le possibilità diagnostiche di una TAC a sezioni sottili sono molto elevate.

LA DIFFICOLTA’ RESPIRATORIA NASALE
Una buona respirazione nasale consente un’ottima ventilazione dei seni paranasali e una valida respirazione polmonare. Molte persone, soprattutto quelle che non fanno particolari sforzi fisici, pensano di respirare bene anche se hanno il setto deviato oppure i loro turbinati sono di notevoli dimensioni. La respirazione nasale non va valutata nei momenti di riposo, ma si deve considerarla durante gli sforzi fisici e si deve sempre pensare a lunghi periodi di vita. Negli anziani è molto positivo poter respirare adeguatamente dal naso. Una buona pervietà respiratoria nasale consente che l’aria venga filtrata, depurata, riscaldata e umidificata in modo da diventare ottimale per la respirazione. Un naso perfettamente funzionante è la migliora garanzia per una buona respirazione polmonare.
Gli ostacoli alla respirazione nasale più frequenti sono le ipertrofie dei turbinati inferiori (figura 2), spesso associate alle deviazioni del setto. In questi casi la soluzione è quasi sempre chirurgica. Gli interventi correttivi sono interventi di elezione, cioè interventi che si fanno per migliorare una situazione, ma non per fronteggiare una necessità immediata. Negli interventi elettivi non si deve far correre al paziente alcun rischio operatorio, pertanto è bene eseguirli quando il soggetto è giovane o è in età matura. Sono sconsigliati in età avanzata. Ho sempre sostenuto che le persone non devono aspettare di essere anziani per chiedere ai medici una valutazione della loro respirazione nasale. Una visita otorinolaringoiatrica è sempre consigliata prima dei cinquant’anni. Nei casi di difficoltà respiratoria, se lo specialista suggerisce una soluzione chirurgica, è bene operare prima dei 60/65 anni.
Per migliorare la respirazione nasale e di conseguenza anche la ventilazione nei seni paranasali sono possibili terapie sia mediche che chirurgiche.
In commercio ci sono molti prodotti sotto forma di spray che contengono cortisonici e agiscono sulla componente infiammatoria, pertanto sono attivi solo sui turbinati. La loro azione è lenta e non sempre sono efficaci. Altri farmaci sono gli spray con vasocostrittori, questi agiscono riducendo il flusso sanguigno dei turbinati, hanno rapidità d’azione e sono apprezzati dai pazienti. Il vasocostrittore riduce il volume del turbinato e migliora la respirazione. Il rischio di questi prodotti è che la riduzione del turbinato è di breve durata, pertanto dopo alcune ore il paziente ritorna nella situazione iniziale. Col passare del tempo i benefici diminuiscono e in certi casi il soggetto utilizza lo spray di continuo. Il rischio è lo sviluppo di una ipertrofia medicamentosa dei turbinati che col passare dei mesi diventa resistente ai farmaci.
Le soluzioni chirurgiche sono parecchie e vanno valutate caso per caso. Una tecnica di recente introduzione che ha modificato notevolmente la chirurgia dei turbinati è la devascolarizzazione con radiofrequenze. E’ questo un intervento eseguibile in anestesia locale, della durata di circa 20 minuti e non prevede il tamponamento nasale. La tecnica consiste nell’introduzione di un elettrodo (uno strumento simile ad un lungo ago) che collegato ad apposito apparecchio crea una riduzione di volume del turbinato (figura 3). Il chirurgo usa questo strumento più volte fino a quando non ha ottenuto il risultato voluto. Tra i vantaggi della devascolarizzazione ricordo lo scarso sanguinamento e la possibilità di poterla usare a tutte le età: dagli adolescenti fino ai settantenni. Il risultato finale sono i turbinati più piccoli e un miglioramento della respirazione nasale (figura 4).
Se il setto è particolarmente deviato occorre pensare ad un intervento più complesso denominato settoplastica. Ovviamente se oltre alla deviazione del setto ci sono i turbinati ipertrofici si esegue settoplastica e devascolarizzazione turbinati in un’unica seduta chirurgica. In questi casi è necessaria l’anestesia totale e si prevede un ricovero di due o tre giorni.
Per coloro che, oltre alla deviazione del setto, hanno un naso che non apprezzano esteticamente è possibile eseguire con un unico atto operatorio un intervento denominato rinosettoplastica, con questo si correggono i dismorfismi della piramide, si raddrizza il setto nasale e si possono anche ridurre i turbinati.

LA RINOSINUSITE CRONICA POLIPOIDE o POLIPOSI NASALE
La poliposi nasale è una particolare forma di rinosinusite caratterizzata dalla presenza di polipi nelle fosse nasali. In questi casi la difficoltà respiratoria nasale è uno dei sintomi più precoci. Alcuni specialisti ritengono che la poliposi e la rinite allergica siano malattie correlate. Sicuramente sono presenti casi di poliposi nasale associati a manifestazioni allergiche, ma non sempre. La poliposi è una malattia benigna, le degenerazioni dei polipi verso la malignità sono estremamente rare. La rinosinusite cronica polipoide è una malattia che richiede un notevole impegno sul piano terapeutico. Come altre forme di rinosinusite la terapia può essere medica. Oggi sono in commercio numerosi spray nasali a base di corticosteroidi che portano a buoni risultati, anche se raramente sono definitivi.
La terapia più radicale è quella chirurgica. Il vero problema della rinosinustie cronica polipoide è che la base di impianto dei polipi non sono le fosse nasali, ma i seni paranasali. Quindi una estirpazione totale della malattia è difficile, pertanto in questi interventi esiste un alto rischio di recidiva. L’intervento che viene quasi sempre consigliato è un intervento in videoendoscopia che permette l’asportazione dei polipi e le aperture multiple dei seni paranasali. Questo intervento è noto con l’acronimo inglese FESS (Functional Endoscopic Sinus Surgery).
L’intervento di FESS è delicato, necessita di uno strumentario particolare e pertanto è eseguibile solo in cliniche adeguatamente attrezzate.

LE RNOSINUSITI ALLERGICHE
La rinite e la sua evoluzione verso i seni paranasali (rinosinusite allergica) è una malattia molto frequente. Si pensa che oltre il 10% delle persone abbiano malattie respiratorie di carattere allergico. Per allergia s’intende una reazione anomala di alcuni organi quando vengono in contatto con determinate sostanze (allergeni). Gli allergeni che più comunemente causano una rinosinusite sono gli acari della polvere, i pollini, i peli di alcuni animali domestici e alcuni cibi.
Il sintomo più tipico delle patologie respiratorie nasali allergiche è lo starnuto. Altri segni sono una rinorrea acquosa, una concomitante congiuntivite (arrossamento degli occhi), una diminuzione dell’olfatto (iposmia o anosmia), il prurito nasale e la cefalea. Il mal di testa conseguente ad una rinosinusite è spesso frontale o come se provenisse dal centro del cranio o dagli occhi. Nelle sinusiti mascellari il dolore è soprattutto facciale.
Le reazioni allergiche sono dovute sotto l’aspetto biochimico ad un incremento di particolari anticorpi della classe IgE. Questi anticorpi possono essere evidenziati attraverso test di provocazione, ma anche per mezzo di specifiche ricerche sul sangue.
La terapia è solo medica. I farmaci più usati sono i cortisonici e gli antistaminici. Purtroppo le allergie costituiscono un importante problema perché la vera terapia eziologica è eliminare l’esposizione agli allergeni, ma vivere sopra ai 2000 metri di quota o in una stanza dove non ci siano né polveri e né pollini sono soluzioni poco realizzabili in pratica.

NEOPLASIE DEL NASO E DEI SENI PARANASALI

I tumori del naso e dei seni paranasali sono malattie molto rare. Le statistiche riferiscono di un caso ogni centomila persone. Ritengo però che sia utile parlarne perché si è visto che i fumatori sono a rischio, ma sono ancor più a rischio alcune categorie di lavoratori. I sintomi soggettivi sono spesso molto sfumati e aspecifici come il percepire cattivi odori laddove non ci sono e minimi sanguinamenti dal naso.
Trattandosi di categorie ormai ben individualizzate è possibile fare attività preventiva e diagnosticare questi tumori ancor prima della comparsa dei sintomi. Si è osservato negli anni settanta che i lavoratori del legno e del cuoio sono più esposti. Analisi più precise hanno individuato che i lavoratori che utilizzano strumenti che producono segatura fine proveniente da legni duri sono quelli veramente esposti a questo rischio. I boscaioli e i lavoratori del cuoio lo sono in misura inferiore.
Studi clinici hanno osservato che le polveri fini inducono alterazioni nelle mucose nasali (fenomeno definito metaplasia) ed è sulle mucose così danneggiate che si può instaurare un tumore maligno. Come ho detto all’inizio si tratta di un rischio molto raro, ma verso il quale è possibile fare prevenzione.
La prevenzione di primo livello consiste in una visita otorinolaringoiatrica con rinofibroscopia. In questi pazienti si esegue una esplorazione completa del naso. Si osservano anche gli orifizi naturali dei seni paranasali e si guarda se ci sono secrezioni sospette. Un secondo livello prevede esami radiologici per lo studio dei seni paranasali e eventuali prelievi a scopo bioptico.
Le neoplasie maligne del naso, qualora dovessero presentarsi sono malattie importanti, dove la chemioterapia può fare poco e l’eradicazione chirurgica è spesso difficile. I tumori maligni sono molto diversi l’uno dall’altro per le caratteristiche istologiche e per la sede d’insorgenza. Di conseguenza la strategia chirurgica dovrà essere studiata caso per caso.
Negli ultimi anni si stanno diffondendo visite otorinolaringoiatriche preventive per i lavoratori a rischio. Queste visite le ritengo veramente importanti perché consentono di poter fare una diagnosi precoce dei tumori maligni del naso e dei seni paranasali; in questo modo sarà possibile sottoporre i pazienti ad intervento chirurgico quando la neoformazione è ancora di piccole dimensioni.
Le rinosinusiti, intendendo tutte le malattie del naso e dei seni paranasali, sono un argomento specialistico molto interessante perché è in continua evoluzione e perché i sanitari hanno a disposizione diverse soluzioni terapeutiche. In questi casi è importante l’esperienza e la capacità del medico nel saper consigliare il trattamento più adatto al paziente che ha di fronte.

Dott. Carlo Govoni
Specialista in otorinolaringoiatria
Chirurgia rinosinusale presso Clumbus Clinic Center – via Buonarroti, 48 – Milano
e Hesperia Hospital – via Arquà, 80 – Modena.
Tel. 3358040811

http://www.carlogovoni.it

Sangue occulto nelle feci: prevenire il carcinoma del colon

Il programma di prevenzione del carcinoma del colon retto prevede l’esame a campione di sangue occulto fecale. Esso consiste nel ricercare, su di un campione di feci, tracce di sangue, non visibili ad occhio nudo.

Un dato aggiuntivo, che può indicare la presenza di un tumore o di uno stato infiammatorio delle mucose intestinali, come avviene ad esempio nella colite ulcerativa e nel morbo di Crohn è la ricerca della calprotectina fecale, che non rientra nel programma di screening abituale.

Uno studio multicentrico italiano, pubblicato sulla rivista medica European Journal of Gastroenterology and Hepatology, ha recentemente evidenziato come la sola ricerca del sangue occulto fecale non sia sufficiente per effettuare una corretta diagnosi, in quanto questo esame dà numerosi casi di falsi positivi, ovvero soggetti che, nel successivo esame di colonscopia, non presentano lesioni precancerose o neoplasie. Prima di procedere alla colonscopia, gli studiosi del multicentrico italiano, hanno valutato l’utilità di altri marcatori fecali, tra cui la piruvato-chinasi di tipo 2 (calprotectina).

La sua determinazione nelle feci può essere utilizzata come marcatore tumorale, perché è una proteina prodotta anche nelle cellule tumorali coliche, oltre che nelle cellule infiammatorie nel lume intestinale.

La ricerca del sangue occulto nelle feci serve, come lo stesso termine indica, a diagnosticare un sanguinamento occulto, cioè un sanguinamento che c’è, ma non si vede. L’esame macroscopico delle feci, cioè ad occhio nudo, non mostra tracce di sangue, ma l’esame microscopico, con il test al guaiaco o con quello immunologico, ne evidenzia la presenza.

Il sanguinamento oscuro è quel sanguinamento, che può essere palese od occulto, del quale non si conosce l’origine.

Il sanguinamento occulto, a sua volta, può essere determinato da una causa nota o da una ignota.

Il sangue nelle feci, visibile ad occhio nudo, è quello evidente macroscopicamente, e può presentarsi di colore rosso chiaro oppure rosso scuro fino al nero piceo. Il colore dipende dalla sede del sanguinamento all’interno del tubo digerente, poiché, quando viene digerito, il colore rosso del sangue vira al rosso scuro e poi al nero.

La valutazione clinica, sempre imprescindibile, indica al Medico l’eventuale necessità di successive indagini di laboratorio o strumentali, che partiranno da quelli di base, fino ad arrivare a quelli più specialistici.

La ricerca del sangue occulto fecale è prevalentemente un test di screening per il tumore del colon-retto, consigliabile a partire dai 45/50 anni di età, ma può essere utilizzato come metodica di indagine per altre patologie, come ad esempio le anemie da perdita ematica di causa ed origine oscura.

Questo test non ha valore per una diagnosi certa, sia in campo oncologico che clinico. Esso dà luogo a molti falsi negativi e falsi positivi. Nel primo caso, il più “grave”, si rischia di non fare diagnosi di un tumore o polipo esistente. Nel secondo caso, il Paziente sarà sottoposto a successivi controlli, che, fortunatamente, si riveleranno nella norma. È il caso frequente di sanguinamento occulto da lesioni emorroidali o gengivali.

Lo stesso può avvenire nella clinica, tanto che, per essere certi che il Paziente non abbia perdite ematiche da lesioni importanti, si ricorre agli esami endoscopici o radiologici opportuni.

Se il sanguinamento è occulto, ciò significa che la perdita è minima, spesso saltuaria e talvolta di origine difficile da scoprire. I sintomi sono sfumati o assenti ed ogni tratto del tubo digerente può essere quello interessato dal gemizio ematico. Le patologie che lo causano possono essere benigne, come erosioni dell’esofago o dello stomaco, ulcere, angiodisplasie, ulcera solitaria del retto, coliti infiammatorie o infettive, morbo di Crohn, o maligne, come i tumori.

Nello screening del carcinoma del colon retto la ricerca del sangue occulto fecale viene utilizzata in soggetti di età superiore ai 50 anni, anche se l’età deve essere inferiore in caso di familiarità. Nel caso di positività del test, sarà consigliabile eseguire la colonscopia. L’utilità di quest’ultima non è solo diagnostica, ma anche terapeutica, considerando che la polipectomia endoscopica è un intervento terapeutico definitivo a tutti gli effetti.

E’ noto infatti che il tumore del colon nasce da quelle piccole escrescenze mucose, note sotto il nome di polipi. Il processo evolutivo da polipo a cancro è lento e l’intervento di resezione del polipo previene di fatto la malattia oncologica.

Anche la diagnosi precoce del cancro del colon è molto importante, perché permette la guarigione completa dopo l’operazione, mentre la sopravvivenza scende al 9% quando la malattia è nella fase di metastatizzazione.

I tumori del colon in fase iniziale ed i polipi di piccole dimensioni non dànno sintomi ed è questo il motivo per il quale si accrescono indisturbati e vengono diagnosticati quando è tardi. L’unico modo per scoprirli in tempo è andare a cercarli, eseguendo la così detta prevenzione secondaria. Ciò avviene con la colonscopia. Siccome essi possono sanguinare, anche se poco ed a fasi alterne, esiste la possibilità che la ricerca del sangue occulto fecale sia positiva.

Una positività del sangue occulto fecale può anche essere dovuta ad altre cause o ad errori (sanguinamento gengivale, emorroidi, terapia marziale): questo si chiama falso positivo.

Nel caso opposto, il test è negativo, ma il tumore o i polipi sono presenti. Essi non hanno sanguinato nell’immediatezza dell’esame e ciò determina il falso negativo.

Molte altre patologie e condizioni possono rendere positiva l’indagine di sangue occulto nelle feci: dall’ulcera duodenale alle malattie infiammatorie dell’intestino, dalle varici esofagee alla diverticolite, dalle emorroidi alle fistole anali, o semplicemente la contaminazione del campione con sangue mestruale o una dieta non adeguata nei giorni precedenti.

In caso di sanguinamento intermittente ed occulto, come avviene nelle anemie sideropeniche, il quadro clinico è quello di astenia, dispnea e anemia ipocromica microcitica. Questo orienta verso una perdita ematica che deve essere indagata con gastroscopia e colonscopia. La ricerca del sangue occulto rimane importante poiché, in caso di negatività della gastroscopia e della colonscopia, s’imporrà lo studio del piccolo intestino, nel caso specifico con indicazione all’utilizzo della videocapsula.

Secondo un importante studio epidemiologico la ricerca di sangue occulto nelle feci ha mostrato una riduzione della mortalità pari al 33%, quando il test viene effettuato ogni anno, e del 21% quando il test viene effettuato ogni due anni.

Per la prevenzione, è opportuno rivolgersi al proprio Medico, in presenza di modificazioni delle abitudini intestinali, di sensazione di ingombro rettale persistente dopo l’evacuazione, di dolori colici di recente insorgenza.

Preparazione all’esame di ricerca del sangue occulto nelle feci.

La preparazione all’esame è differente a seconda della tecnica diagnostica utilizzata: Hemoccult o prova immunochimica.

Per garantire un corretto risultato, comunque, è importante che il paziente rispetti le indicazioni del centro di analisi, che in genere sono le seguenti:
usare l’apposito recipiente sterile munito di cucchiaino interno;
mettere le feci in un recipiente tipo vaso da notte, evitando di mescolarle con le urine, con l’acqua del wc o con i suoi detergenti;
raccogliere il campione con l’apposita spatolina in tre punti diversi delle feci, sino a riempire metà circa del recipiente, in modo da ottenere un campione il più omogeneo possibile;
scrivere il nome sull’etichetta del sistema per la raccolta delle feci;
portare il contenitore in laboratorio entro alcune ore, oppure, in caso di raccolta di più campioni, conservarlo in frigorifero;
non eseguire il test di ricerca del sangue occulto nelle feci durante le mestruazioni, in presenza di emorroidi sanguinanti o quando si perde sangue con le urine;
nel caso del test immunologico, la dieta sarà meno importante.

Sono in commercio anche kit di autolettura per il sangue occulto fecale con il metodo immunochimico. Il test è rapido e facile da eseguire. Si prende un campione di feci e lo si mette nella provetta, a contatto con il reagente. Il risultato si ha in pochi minuti. I limiti di questo test sono i falsi positivi e i falsi negativi, dovuti alla presenza di emorroidi, ragadi, gengiviti o altre cause di gemizio ematico o al fatto che il sangue può trovarsi in modo non omogeneo nelle feci esaminate. O semplicemente perché il cancro o il polipo presenti non hanno sanguinato il giorno del prelievo di feci. Ecco perchè è consigliabile ripetere il test 2 o 3 volte, a giorni alterni, e comunque più volte durante l’anno.

Le cure naturali per la ritenzione idrica

La ritenzione idrica è la tendenza a trattenere i liquidi che invadono tutti i distretti dell’organismo, per poi concentrarsi principalmente in zone specifiche predisposte all’accumulo di grasso. Questo disturbo è molto diffuso nella popolazione, colpisce sia uomini che donne ma la sua incidenza è nettamente superiore nel sesso femminile.

Quando la ritenzione si focalizza nella parte superiore del corpo, può presentarsi con un gonfiore al viso e sotto gli occhi (le cosiddette “borse”), ma anche alle braccia e alle mani. La ritenzione idrica è il risultato di uno squilibrio tra la quantità di potassio presente all’interno delle cellule e quella di sodio, contenuta nella parte esterna; quando il sodio aumenta e viene meno questo equilibrio, l’organismo è indotto a trattenere più acqua per diluire fluidi e tossine.

L’accumulo di liquidi in eccesso nello spazio interstiziale dei tessuti genera un rigonfiamento anomalo, chiamato edema, che costituisce il sintomo principale della ritenzione idrica. L’edema è un fenomeno legato ad un cattivo funzionamento del sistema linfatico e venoso; esso provoca un ristagno di liquidi e di tossine che altera il metabolismo cellulare.

Se si manifesta nella parte centrale, le aree colpite sono quelle dell’addome, dei fianchi e dei glutei.

La zona inferiore del corpo è la più colpita a causa della forza di gravità e della posizione eretta continua, che provoca uno squilibrio della circolazione. In questo caso la ritenzione si estende alle gambe, alle ginocchia e alle caviglie, fino ai piedi.

La ritenzione idrica è considerata erroneamente causa di sovrappeso: in realtà, in alcuni casi, può comportare un aumento di peso (fino a 5 kg) e provocare pesantezza e dolore agli arti. Tuttavia, tale condizione non determina il sovrappeso, ma, al contrario, è quest’ultimo a causarla, poiché genera un rallentamento della diuresi (eliminazione di urina dall’organismo). Anche se il sovrappeso spesso coesiste con la ritenzione idrica, seguire una dieta ipocalorica troppo rigida può aggravare il disturbo, invece di migliorarlo; infatti, nei regimi alimentari ipocalorici scarseggia la quantità di proteine, che è invece necessaria per prevenire la ritenzione idrica.

Il disturbo può essere suddiviso in diverse tipologie in base alla causa scatenante:

- Ritenzione idrica primaria (o circolatoria): è causatadal malfunzionamento del sistema venoso e linfatico ed è caratterizzata da edemi, gonfiore, dolore, senso di pesantezza, crampi e discromie cutanee (stasi venosa). La stasi venosa si concentra principalmente sugli arti inferiori e sulle caviglie;

- Ritenzione idrica secondaria, causata da patologie specifiche, spesso gravi, che interessano reni, cuore, apparato urinario e sistema linfatico come l’insufficienza renale e cardiaca, l’ipertensione, le patologie della vescica e del fegato, il linfedema (anomalo accumulo di linfa causato da uno squilibrio del sistema linfatico);

- Ritenzione idrica iatrogena che si verifica in seguito all’uso massiccio e prolungato di farmaci antinfiammatori, cortisonici,contraccettivi e dopo la terapia ormonale sostitutiva in menopausa.

- Ritenzione idrica alimentare, causata da un’alimentazione scorretta e da uno stile di vita poco sano, caratterizzato da scarsa o nulla attività fisica, immobilità della postura, condizioni croniche di ansia e stress.

La ritenzione idrica può essere causata da alcune condizioni cliniche come l’ipotiroidismo, patologia tiroidea in cui è presente un rallentamento del metabolismo, le intolleranze alimentari, la gravidanza e l’allattamento, il periodo ovulatorio e premestruale e la menopausa. Inoltre, la ritenzione dei liquidi può manifestarsi sotto forma di gonfiori ed edemi anche in seguito ad interventi chirurgici.

Molti altri fattori che rientrano nello stile di vita del soggetto, come un eccessivo consumo di alcolici e di caffè, la masticazione veloce, la cattiva respirazione in ambienti inquinati, possono determinare o peggiorare la ritenzione idrica. Inoltre un sostanziale aggravamento del sintomo si verifica in primavera e in estate, quando sopraggiunge il caldo, poiché il calore dilata i capillari periferici, la circolazione rallenta e il sangue fa più fatica a risalire verso il cuore: per questo le gambe si gonfiano e si avverte un senso di pesantezza.

Dietro al sintomo della ritenzione idrica c’è un meccanismo che prima di essere organico, ha una sua origine nel mentale. Il “trattenere” a livello psicologico emozioni, pensieri negativi o la tendenza a fare determinate cose, si traduce in una reazione fisica che modifica la frequenza cardiaca e respiratoria, rallenta la circolazione, crea infiammazione nei vasi sanguigni, fino a coinvolgere il sistema di drenaggio del corpo.

Gli stati di forte tensione e ansia agiscono sull’apparato immunitario e su quello endocrino, a causa dell’aumento della produzione di cortisolo, ormone prodotto dalle ghiandole surrenali. Comunemente chiamato “l’ormone dello stress”, il cortisolo è responsabile di alcune condizioni come la ritenzione idrica, l’obesità e il calo delle difese immunitarie. Modificare lo stile di vita non significa solo alimentarsi in modo sano, consumare regolarmente acqua e fare movimento, ma anche imparare a gestire gli stati emotivi, elaborare i propri vissuti e abbassare il più possibile la soglia dello stress quotidiano.

I rimedi naturali utilizzati nelle cure alternative agiscono sulla ritenzione ma anche sul dimagrimento; il loro obiettivo non è quello di mirare al sintomo ma all’origine del disturbo, che risiede nella difficoltà del corpo nel gestire il carico di tossine (anche quelle emotive).

Calcarea Carbonica 9CH

Rimedio utile per il soggetto sedentario, che tende ad ingrassare, soffre molto il freddo e ha un sistema immunitario debole. La ritenzione idrica deriva da una quantità eccessiva di tossine e liquidi che non vengono smaltiti e che causano gonfiore diffuso e tessuti flaccidi, senza tono. Il rimedio accelera e stimola il metabolismo. Il soggetto manifesta molte patologie importanti come il diabete, l’ipercolesterolemia, l’ipertensione arteriosa, l’ipotiroidismo, l’arteriosclerosi. E’ stanco, lento, ansioso, bisognoso d’affetto, pauroso; si deprime facilmente. I sintomi peggiorano con il freddo-umido, lo sforzo mentale e fisico mentre migliorano con il tempo secco.
Uso: 3 granuli sublinguali 3 o 4 volte al dì.

China rubra5 – 9CH

Indicata quando la ritenzione si manifesta principalmente con un gonfiore nella zona addominale, spesso causato ad una scorretta alimentazione o dall’assunzione di cibi non adatti alla tipologia costituzionale. Il gonfiore si accompagna a borborigmi. Il rimedio agisce sugli stati di intossicazione acuti e cronici che causano turbe neurosensoriali (vertigini, disturbi visivi ecc.) e cardiovascolari (anemia, tachicardia, ipotensione ecc.).
Uso: 3 granuli sublinguali 3 o 4 volte al dì.

Pulsatilla9CH

Il rimedio vieneprescritto quando la ritenzione idrica è causata da problematiche di natura endocrina o circolatoria. La sua azione sull’apparato ormonale è molto marcata, sia nelle sindromi premestruali che durante la menopausa, poiché interviene sulla ritenzione idrica e la circolazione rallentata legata a squilibri ormonali. Spesso il sintomo deriva da fenomeni di congestione e stasi venosa con tessuti infiltrati e poco ossigenati, estremità fredde, arti gonfi, pesanti e dolenti. Pulsatilla è avida d’affetto, fortemente emotiva e soggetta al pianto. I sintomi tipici del rimedio peggiorano con il caldo e il riposo mentre migliorano con l’aria fresca, il movimento continuo e la consolazione.
Uso: 3 granuli sublinguali 3 o 4 volte al dì.

Thuya 15-30 CH

Rimedio d’elezione per la ritenzione idrica e la cellulite, in particolare quella localizzata nella parte inferiore del corpo (cosce e bacino). La sua azione è centrata su vari apparati, tra i quali quello linfatico e nervoso. Il soggetto Thuya ingrassa facilmente, risente molto dello stress e dello stato emotivo caratterizzato da depressioni reattive, malinconia, scarsa autostima, ossessioni e idee fisse, psicosomatizzazioni. Thuya si prescrive per il sovrappeso e la ritenzione di liquidi conseguenti ad un’alimentazione scorretta, all’assunzione della pillola anticoncezionale e a terapie con cortisonici che, nei soggetti predisposti, portano ad un repentino e anomalo aumento ponderale. Inoltre si utilizza efficacemente per la ritenzione legata ai disturbi mestruali. I sintomi peggiorano con il freddo e l’umidità, mentre migliorano con il caldo e la sudorazione.
Uso: 3 granuli sublinguali 3 o 4 volte al dì.

Graphites 9CH

Rimedio che ha un’azionespecifica sul metabolismo degli acidi grassi: aumenta la velocità metabolica e depura il sintema linfatico. Il soggetto Graphites tende ad ingrassare, ha un corpo molle e pesante, è freddoloso e soffre di stipsi. La ritenzione si traduce spesso in accumulo di cellulite concentrata su cosce e ginocchia. Il senso di gonfiore diffuso deriva anche da disturbi a livello digestivo che provocano pienezza e pesantezza del ventre. I sintomi peggiorano con il freddo e durante le mestruazioni; migliorano con il movimento e mangiando (nel caso dei disturbi gastrici).
Uso: 3 granuli sublinguali 3 o 4 volte al dì.

Bovista 5 – 7CH

Questo rimedio si prescrive quando la ritenzione idrica è legata alla sensazione soggettiva di gonfiore generale (soprattutto alle dita) con edema e infiltrazioni. I sintomi si associano principalmente alle problematiche mestruali con sindrome premestruale accentuata, ovulazione emorragica, gonfiore addominale, mal di testa con sensazione di aumento del volume del cranio.
Uso: 3 granuli sublinguali 3 o 4 volte al dì.


FITOTERAPIA

Rusco (Ruscus aculeatus L.) TM

Il pungitopo si utilizza per la ritenzione idrica associata ad insufficienza circolatoria venoso-linfatica. Grazie al suo più importante principio attivo contenuto, la ruscogenina, il rimedio ha una marcata attività antiedemigena, agendo sulla ritenzione idrica con cellulite e sulla varicosità degli arti inferiori. Uso: 40 gocce di TM 1 volta al dì un quarto d’ora prima di pranzo. Controindicazioni: non utilizzare in gravidanza e allattamento. Può provocare, in rari casi, disturbi gastrici e nausea. Raccomandazioni: associare all’assunzione del Rusco una dieta iposodica. Assumere in associazione con altri farmaci solo dietro consiglio medico.

 

Tarassaco (Taraxacum officinale Weber) TM

Il Tarassaco, conosciuto comunemente come “dente di leone” ha un’azione specifica sulle vie biliari, è digestivo e diuretico. Ottimo coadiuvante nel trattamento dell’obesità grazie alle sue proprietà drenanti e detossicanti. L’azione diuretica deriva dai flavonoidi e dal potassio contenuti che facilitano l’eliminazione delle tossine responsabili di ritenzione idrica e linfatica. Uso: 20-30 gocce tre volte al dì, dopo i pasti. Controindicazioni: non somministrare nei soggetti che soffrono di intestino irritabile, gastrite e ulcera peptica, nelle occlusioni delle vie biliari, in gravidanza e allattamento. Non assumere in associazione con i FANS (Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei) e con i diuretici. Effetti collaterali: il Tarassaco può provocare dermatiti allergiche da contatto. L’uso improprio o un sovradosaggio possono causare turbe idroelettriche. Assumere solo dietro consiglio medico.

Pilosella (Hieracium pilosella L.) TM

Questa pianta erbacea perenne ha una marcata azione diuretica e drenante renale ed è utilizzata per il trattamento della ritenzione idrica, della cellulite e del sovrappeso. Inoltre la Pilosella promuove la sintesi e la secrezione di bile potenziando l’azione detossificante del fegato. Uso: 30-40 gocce di TM 2 volte al dì, lontano dai pasti. Controindicazioni: non somministrare in caso di ipotensione e in associazione con diuretici. Raccomandazioni: è consigliabile utilizzare la TM rispetto ad altre preparazioni poiché l’attivazione è maggiore se il rimedio viene lavorato a partire dalla pianta fresca. Assumere in gravidanza, allattamento e in associazione con altri farmaci solo dietro consiglio medico.

Orthosiphon (Orthosiphon stamineus Bentham) TM

Pianta tropicale, chiamata comunemente Tè di Giava, che possiede un marcato effetto diuretico e depurativo: ha un’azione sull’eliminazione di acqua, cloruri e urea. Molto utilizzato come coadiuvante nelle diete dimagranti e in presenza di obesità, edemi, oliguria (scarsità della quantità di urine eliminata giornalmente), cellulite, affezioni delle vie urinarie e articolazioni gonfie con idrarto (versamento sieroso all’interno della cavità articolare). Uso: 20-30 gocce di TM 2 volte al dì. Evitare l’assunzione nelle ore serali. Interazioni: evitare l’associazione con la Salvia poiché si può verificare un potenziamento degli effetti diuretici. Raccomandazioni: non somministrare in caso di insufficienza renale. Il rimedio ha un effetto antagonista con l’adrenalina, gli estratti ipofisiari, epatici e i sali biliari; inoltre potenzia l’azione dei diuretici. E’ consigliabile seguire una dieta iposodica in associazione con l’assunzione di Ortosiphon. Assumere in gravidanza, allattamento e in associazione con altri farmaci solo dietro consiglio medico.

GEMMOTERAPIA

 

Linfa di Betulla (Séve de bouleau) 1DH

La linfa di Betulla rientra nelle prescrizioni di Gemmoterapia anche se in realtà non è un gemmoderivato né un macerato glicerico. La linfa, un liquido chiaro che si ricava dalla Betula verrucosa L, è il rimedio d’elezione per l’adiposità, il ristagno dei liquidi e l’accumulo di tossine; ricca in potassio, stimola l’eliminazione dell’acido urico, del colesterolo e del metabolismo. Inoltre attiva la diuresi, aiutando i reni a funzionare meglio. Nella linfa è contenuta una sostanza, la betulina, che ha una spiccata attività antinfiammatoria, diuretica e depurativa. Il rimedio è molto utile in caso di cellulite e obesità; inoltre, sciogliendo i depositi urinari, è efficace nel trattamento delle infezioni batteriche delle vie urinarie (candida, uretriti e cistiti). Uso: 20-30 gocce 1-2 volte al dì. Controindicazioni: non somministrare in soggetti con edemi, ridotta funzionalità cardiaca e renale e in presenza di allergia ai salicilati (ad es. Aspirina). Interazioni: il rimedio interferisce con l’assunzione di FANS, diuretici, ipotensivi, anticoagulanti, antiaggreganti piastrinici, barbiturici e altre sostanze psicoattive, sedativi, ansiolitici e antidepressivi. Effetti collaterali: può provocare fenomeni allergici. Assumere in gravidanza, allattamento e in associazione con altri farmaci solo dietro consiglio medico.

 

Ippocastano (Aesculus hippocastanum) MG 1DH

Rimedio specifico delle affezioni venose con senso di pesantezza ed edema concentrati agli arti inferiori. La stasi venosa peggiora con il calore, la sedentarietà e la stazione eretta prolungata. L’Ippocastano aumenta il tono della parete venosa, riduce la stasi e facilita il ritorno venoso. Uso: 20-30 gocce di MG 2-3 volte al dì a stomaco pieno. Utilizzare per almeno due mesi consecutivi, soprattutto nella stagione estiva. Controindicazioni: non somministrare in gravidanza e allattamento, nei bambini, nei soggetti affetti da ulcera e gastroduodenite e in associazione con farmaci antiaggreganti o anticoagulanti. Effetti collaterali: possono verificarsi casi di prurito, nausea, dermatiti da contatto e irritazione delle mucose gastrointestinali. Assumere solo dietro consiglio medico.

Faggio (Fagus Sylvatica L.) MG 1DH

Il Faggio si utilizza per insufficienza renale, obesità, ritenzione idrica con edemi, oliguria e ipercolesterolemia. Il rimedio contiene molte sostanze che hanno un’azione positiva sull’organismo come potassio, ferro, calcio e flavonoidi; inoltre stimola il funzionamento dei reni, la diuresi e diminuisce il colesterolo totale. Uso: 20-30 gocce di MG 1-2 volte al dì prima dei pasti. Assumere in gravidanza, allattamento e in associazione con altri farmaci solo dietro consiglio medico.

SALI DI SCHÜSSLER

Natrium sulphuricum D6

Indicato per la ritenzione idrica perché elimina l’acqua in eccesso riequilibrando la densità dei liquidi all’interno delle cellule. Oltre a favorire l’eliminazione dei liquidi e delle scorie metaboliche del corpo, disintossica l’organismo e stimola la secrezione biliare. I soggetti che rispondono a questo rimedio hanno una fragilità costituzionale e tendono a prendere peso molto facilmente. Sono adiposi, corpulenti: i tessuti hanno numerose infiltrazioni di cellulite concentrate su addome, natiche e cosce. Anche il viso tende al gonfiore ed è spesso molto pallido. A livello psichico sono persone lente, apatiche, depresse, soprattutto la mattina al risveglio. La forte ritenzione, oltre agli edemi diffusi, causa dolori di tipo reumatico che peggiorano con l’umidità e l’immobilità. La sintomatologia migliora con il clima secco e dopo scariche diarroiche, soprattutto quando si verificano al mattino. Uso: 1 o 2 compresse sublinguali, 2 o 3 volte al dì.

Oligoterapia

 

Potassio (K)

Questo oligoelemento è un regolatore dell’omeostasi idro-salina. Indicato nelle affezioni legate alle alterazioni del ricambio idrico: ritenzione idrica, obesità, cellulite, edema degli arti inferiori. Coadiuvante nel trattamento dell’astenia generale, oliguria, ipertensione, disturbi cardiaci e neuropsichici. Uso: 1 fiala sublinguale al giorno o a giorni alterni. Nei bambini utilizzare metà dose.

Consigli nutrizionali

In caso di ritenzione idrica è necessario ridurre il sale e i cibi contenenti sodio come gli insaccati, i prodotti pronti e quelli industriali (dadi), la margarina, i sottaceti, le olive in salamoia, la pizza, il pane molto salato e i formaggi poiché il sodio trattiene l’acqua nei tessuti e impedisce lo smaltimento dei liquidi. Inoltre, è fondamentale seguire una dieta equilibrata ricca di frutta e verdura, moderare il consumo di zuccheri e farinacei raffinati, svolgere una regolare attività fisica e bere almeno due litri d’acqua oligominerale al giorno. Il minerale antagonista del sodio è il potassio poiché aiuta l’eliminazione del sodio e controlla la comparsa della ritenzione idrica. Il potassio è contenuto in molti alimenti tra i quali: carni bianche (pollo e tacchino), merluzzo, sgombro, sardine, noci, mandorle e nocciole, banane, kiwi, anguria, melone, patate, spinaci, piselli, fagioli, finocchi.

Marta Chiappetta e Rocco Carbone

 

Vaccini e malattie infettive

 

C’è l’influenza, che ogni anno colpisce in Italia circa 5 milioni di persone. Le polmoniti, spesso associate all’influenza, con circa 200.000 casi l’anno e 10.000 decessi, e le meningiti. L’Herpes Zoster, che insieme a influenza e pneumococco forma la cosiddetta “triade maledetta” che minaccia le persone anziane.

Ci sono le epatiti B e C con centinaia di migliaia di portatori cronici. Le infezioni batteriche multiresistenti che colpiscono ogni anno dal 7% al 10% dei pazienti con migliaia di decessi. E ancora, le infezioni da Papillomavirus che possono causare tumori anogenitali. Ritenute debellate o sotto controllo, con una mortalità inferiore rispetto ai tumori e alle patologie cardiovascolari, le malattie infettive, di origine batterica o virale, in realtà sono più che mai tra noi.

A Roma, nel corso dell’evento AHEAD – Achieving HEalth through Anti-infective Defense,promosso da MSD Italia, rappresentanti di Istituzioni, Autorità regolatorie, associazioni pazienti e clinici hanno fatto il punto sulle strategie di contrasto che il nostro Paese sta mettendo in campo contro le malattie infettive, mostrando una grande capacità di innovazione, grazie a scelte all’avanguardia in Europa, come il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale, approvato all’inizio dell’anno, e il Piano contro la resistenza agli antibiotici, il cui varo è imminente.

Sottolinea Walter Ricciardi, Presidente Istituto Superiore di Sanità (ISS): «Anche malattie virali prevenibili, come l’influenza, possono causare indirettamente migliaia di decessi ogni anno, per complicanze batteriche o cardiovascolari».

Abbiamo posto al Presidente Ricciardi alcune domande per approfondire questo tema in merito all’impegno delle Istituzioni pubbliche contro l’emergenza infezioni.

Presidente Ricciardi, quale minaccia rappresentano le malattie infettive in Italia? Qual è lo scenario generale in termini di incidenza e mortalità e quali le situazioni patologiche di maggiore criticità?

Le malattie infettive rappresentano tuttora un capitolo rilevante in termini di incidenza e mortalità in Italia. Sebbene siano stati compiuti grandi passi in avanti, grazie agli interventi di “sanitation” e alle vaccinazioni, il carico di malattia e morte è ancora relativamente elevato. Innanzitutto ricordiamo come le infezioni da germi antibioticoresistenti costituiscano un vero problema sia nei Paesi industrializzati che in quelli in via sviluppo. L’Italia poi è maglia nera per quanto riguarda le resistenze di germi come le klebsielle nei confronti di diversi antibiotici, primi fra tutti i carbapenemi. Ma il problema non è solo italiano, se un rapporto commissionato recentemente dal governo britannico stima un eccesso di 10 milioni di morti dovute a resistenze antimicrobiche per il 2050. Ma anche malattie virali prevenibili, come ad esempio l’influenza, possono causare indirettamente migliaia di decessi ogni anno, attribuibili sia a complicanze batteriche che cardiovascolari. Le emergenze infettivologiche poi costituiscono un caso a parte, e il caso meningite in Toscana o i focolai di chikungunya o West Nile rappresentano solo alcuni dei tanti episodi che siamo costretti ogni anno a fronteggiare.

Su quali strategie di prevenzione stanno lavorando le Istituzioni pubbliche?

Le Istituzioni italiane e il Sistema Sanitario Nazionale nel suo insieme hanno una grande capacità di resilienza e di innovazione al tempo stesso. Ad esempio, il nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019 costituisce una pietra miliare nel settore della prevenzione delle malattie infettive, ponendo l’Italia all’avanguardia in Europa per quanto riguarda l’offerta di vaccini, non solo relativamente al calendario per l’infanzia ma per le altre età della vita. La copertura offerta alle persone anziane contro la “triade maledetta” costituita da influenza, pneumococco e Herpes Zoster è un esempio paradigmatico di come possano essere affrontati in maniera intelligente i problemi legati alla prevenzione delle malattie in una società che invecchia. Un altro terreno su cui le Istituzioni devono lavorare è quello del controllo delle resistenze agli antimicrobici, favorendo un uso prudente dei farmaci e l’adozione di appropriate misure di controllo.

In che modo si può assicurare l’accesso ai farmaci innovativi contro queste malattie, nuovi antibiotici e antivirali?

L’accesso universale a farmaci antiretrovirali ha rappresentato un successo per il nostro Paese ed una garanzia di sopravvivenza e miglioramento della qualità della vita per tutte le persone con infezione da HIV. Analogo discorso vale per i farmaci contro l’epatite C, che stanno portando ad una vera rivoluzione nel sistema delle cure e che potranno mettere sotto controllo l’infezione, oltre a salvare vite umane, nel giro di pochi anni. Naturalmente, garantire l’accesso a farmaci sempre più efficaci, possibilmente a prezzi etici, a porzioni sempre maggiori di popolazione richiede una collaborazione fattiva tra pubblico e privato. Cosa, questa, necessaria anche nel settore degli antibiotici, il cui sviluppo si rende necessario per arginare gli effetti devastanti dell’insorgenza delle multiresistenze. Insomma credo ci sia un grande spazio per una fattiva e intelligente collaborazione fra pubblico e privato, in cui ognuno degli attori possa svolgere la sua parte per mettersi al servizio della comunità.

Stefania Bortolotti

 

Stress e ipertensione: una relazione pericolosa

che lo stress sia entrato stabilmente a far parte della vita moderna non è una novità. Urbanizzazione, vita sedentaria, stress quotidiano sul posto di lavoro e/o a casa, scarsa attività fisica e mancanza di sostegno sociale sono condizioni che facilmente possono condurre a un affaticamento nervoso e che accomunano milioni di persone nel mondo. La necessità di essere sempre performanti sul lavoro, disponibili per la famiglia e l’esigenza di trovare spazio anche per i propri interessi genera un aumento di ansia e incertezza che alla lunga sfocia in uno stato di stress mentale ed emotivo cronico. Numerose ricerche confermano la correlazione tra stress cronico e ipertensione, uno tra i principali problemi di salute pubblica a livello mondiale con oltre 1 miliardo di soggetti colpiti e 7,5 milioni di decessi all’anno. Una recente revisione della letteratura ha sottolineato come la disoccupazione, l’orario prolungato di lavoro, l’instabilità del lavoro stesso, bassi salari, stress lavorativo e disturbi del sonno siano strettamente correlati a un aumentato rischio di sviluppare ipertensione. Particolarmente colpita risulta essere la fascia dei 40-50enni, messi sotto pressione dallo stile di vita moderno. Un recente studio condotto su circa 6.000 persone tra i 40 e i 60 anni ha evidenziato che, tra i vari fattori, lo stress psicologico (incluso lo stress al lavoro e a casa) arriva a rappresentare circa il 9% del rischio di sviluppare ipertensione. Inoltre, lo studio ha rilevato che lo stress psicologico contribuisce aun rischio maggiore di ipertensione nelle donne.

La maggior parte delle persone non si accorge neanche di avere la pressione alta, perché spesso il disturbo non dà sintomi. Il tempo non è mai abbastanza e si rimanda all’infinito un check-up medico per verificare il proprio stato di salute. Eppure l’elevata pressione arteriosa rappresenta il primo fattore di rischio per ictus e attacchi cardiaci. Per cercare di prevenire o ridurre lo stress, può rivelarsi utile imparare a gestirlo, per esempio facendo progetti per il futuro, cercando di stabilire le priorità dei vari compiti assegnati, o cercando di prepararsi prima di un evento stressante.

Rimane però fondamentale il monitoraggio costante della pressione sanguigna, soprattutto dai 40 anni in su. Oggi un grande aiuto viene dai nuovi dispositivi tecnologici presenti sul mercato, leggeri, maneggevoli, semplici da utilizzare e affidabili nei risultati.

Per agevolare il controllo costante della pressione è nata una APP (Apple e Android) che permette di visualizzare tutti i dati sotto forma di grafici, confrontare i risultati con le raccomandazioni dell’OMS, trasmetterli ai familiari o al medico, esportare i dati sotto forma di report in PDF o tabelle di Excel.: iHealth My Vitals

L’acquisto di un dispositivo iHealth in questo momento potrebbe rivelarsi particolarmente vantaggioso: tutti coloro che acquisteranno un misuratore di pressione, o qualunque altro prodotto della linea iHealth, riceveranno in omaggio una Polizza Sanitaria base RBM Salute della durata di tre anni, che offre un primo livello di protezione per le principali spese sanitarie (www.tuttosalute.it).

Sito web iHealth: www.ihealthlabs.eu

 

La Settimana Mondiale della Tiroide

La Settimana Mondiale della Tiroide. Perché questa celebrazione?
Ce ne parla il Professor Luigi Bartalena, Ordinario di Endocrinologia e Direttore della Scuola di Specializzazione in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo dell’Università degli Studi dell’Insubria, Direttore della S.C. Endocrinologia dell’ASST dei Sette Laghi, Ospedale di Circolo di Varese, e attuale Presidente della Associazione Italiana della Tiroide.

La tiroide è una piccola ghiandola a forma di farfalla, del peso di circa 15 grammi, situata centralmente alla base del collo, davanti alla trachea. Essa produce due ormoni, la tiroxina (T4) e la triiodotironina (T3), che svolgono funzioni di fondamentale importanza per l’economia dell’intero organismo. Gli ormoni tiroidei sono, infatti, importanti per l’accrescimento staturale, per lo sviluppo del sistema nervoso centrale, per la riproduzione (una ridotta funzionalità della tiroide può comportare una ridotta fertilità), per l’attività cardiaca e dell’apparato gastrointestinale, per la psiche, per l’apparato osseo, per la pelle. Una ridotta funzione tiroidea (ipotiroidismo) o un’aumentata funzione tiroidea (ipertiroidismo) possono, pertanto, avere profonde ripercussioni sul tutto il nostro corpo. Una normale funzione tiroidea è, dunque, di fondamentale importanza per il benessere del nostro corpo. Molte volte disturbi vaghi e non specifici, come stanchezza, difficoltà di concentrazione, ansia, irritabilità, cambiamenti del peso, delle abitudini intestinali o del ciclo mestruale, possono essere sottesi da alterazioni, anche non marcate o conclamate, della funzione tiroidea.

Quando la tiroide lavora troppo
Le malattie della tiroide rappresentano, nel loro complesso, la patologia endocrina più diffusa. La forma più frequente di ipertiroidismo, il Morbo di Basedow (spesso associata alla caratteristica sporgenza degli occhi o esoftalmo), colpisce il 2% delle donne e lo 0.3% degli uomini, per un totale di circa 700.00 persone nel nostro Paese. Al morbo di Basedow si devono aggiungere forme meno frequenti di ipertiroidismo, come quelle dovute a gozzi uninodulari o multinodulari iperfunzionanti.

Quando la tiroide lavora poco
Ancora più comune è l’ipotiroidismo, la cui causa di gran lunga più frequente è la tiroidite cronica autoimmune o Tiroidite di Hashimoto. Questa malattia può decorrere in maniera del tutto asintomatica o evolvere, come succede nella maggior parte dei casi, verso l’ipotiroidismo, che richiede un trattamento sostitutivo con ormoni tiroidei per tutta la vita. La Tiroidite di Hashimoto, così come il morbo di Basedow, è di gran lunga più frequente nelle donne e può svilupparsi a qualunque età. Si può calcolare che oltre 4 milioni di persone siano affette da questa patologia e oltre un milione siano in una condizione di ipotiroidismo. Sia il Morbo di Basedow che la Tiroidite di Hashimoto sono malattie autoimmuni, con una base genetica/familiare che rende opportuno un inquadramento anche dei parenti dei pazienti affetti. Le disfunzioni tiroidee (ipotiroidismo ed ipertiroidismo) devono essere prontamente corrette per ristabilire la normale omeostasi dell’organismo e quella condizione di benessere che il distiroidismo altera.

Patologia Nodulare Tiroidea
Un problema ancora più diffuso è costituito dalla patologia nodulare tiroidea. Con l’avvento e l’uso sempre più diffuso dell’ecografia, piccoli noduli, spesso non palpabili, in una percentuale variabile, a seconda delle casistiche, tra il 30 e il 50%. Si può, dunque, affermare che noduli tiroidei, se ricercati attivamente, si ritrovano in diversi milioni di persone nel nostro paese. La larghissima maggioranza di questi noduli è di natura benigna, come si può confermare mediante una agoaspirazione eco-guidata del nodulo. Tuttavia, circa il 5% dei noduli risulta essere di natura maligna (carcinoma) e deve essere asportato chirurgicamente insieme all’intera tiroide. Qualche volta, dopo l’intervento chirurgico, si rende necessario completare l’opera del chirurgo somministrando iodio radioattivo. La prognosi è ottima nella quasi totalità dei casi.
Riassumendo, si può affermare che le malattie della tiroide costituiscono la patologia endocrina più diffusa. Le alterazioni della funzione tiroidea influenzano tutto l’organismo e la loro correzione contribuisce al ripristino di uno stato di benessere dell’individuo. La frequente familiarità delle malattie tiroidee (autoimmuni) suggerisce che, in molti casi, sia opportuno estendere le indagini ai familiari dei pazienti affetti.

La Settimana Mondiale della Tiroide che si è appena conclusa ha il significato e l’obiettivo di sensibilizzare, non solo in Italia, ma in tutto il mondo, la popolazione su queste problematiche, anche attraverso incontri con la popolazione, articoli divulgativi, una conferenza stampa dei Presidenti delle principali Società Scientifiche. Non solo questo. In un paese in cui la patologia nodulare è così diffusa, è di estrema importanza che venga promossa fortemente la regolare utilizzazione del sale iodato (cioè, addizionato con una piccola quantità di iodio), perché il nostro paese è tradizionalmente carente di iodio. La carenza iodica è uno dei fattori patogenetici più importanti per la formazione del gozzo e la comparsa dei noduli. Quindi, poco sale, per evitare l’ipertensione ed altri problemi cardiovascolari, ma iodato, per fornire alla tiroide la giusta quantità di “carburante” per un’adeguata produzione ormonale da parte della tiroide.

CRAMPI: cause e rimedi

Il crampo muscolare è contrazione involontaria e forzata di un muscolo che non riesce a rilassarsi.
Quando usiamo i muscoli che possono essere controllati volontariamente, come quelli delle nostre braccia e gambe, si verifica un’alternanza di contrazione e rilassamento tra i gruppi muscolari, a seconda del movimento che viene svolto. I muscoli che supportano la testa, il collo e il tronco si contraggono in modo sincronizzato per mantenere la postura. Quando un muscolo (o anche alcune fibre di un muscolo) si contrae involontariamente (cioè senza la volontà di eseguire alcun movimento) si assiste ad uno “spasmo”. Se lo spasmo è forte e sostenuto, diventa un crampo.

I crampi muscolari causano spesso l’indurimento visibile e palpabile del muscolo coinvolto.
Questo disturbo può durare da pochi secondi a un quarto d’ora, e solo occasionalmente più a lungo. Non è raro che un crampo si ripeta più volte prima di risolversi. Il crampo può coinvolgere tutto il muscolo, una parte o diversi muscoli che agiscono insieme, come ad esempio quelli che flettono le dita adiacenti.
Alcuni crampi causano la contrazione simultanea di muscoli che muovono lo stesso osso in direzioni opposte.
Molti autori concordano nell’affermare che i crampi siano causati dall’ipereccitabilità dei nervi che stimolano i muscoli.
I crampi muscolari sono estremamente frequenti. Si stima che circa il 95% delle persone hanno avuto un crampo in qualche momento della loro vita. I crampi muscolari sono comuni negli adulti e diventano sempre più frequenti con l’invecchiamento.Tuttavia, anche i bambini possono avere crampi muscolari.

Il crampo si può verificare in qualunque muscolo posto sotto il nostro controllo volontario
(muscoli scheletrici), anche se si manifestano più spesso a livello degli arti, soprattutto nelle gambe e nei piedi e più particolarmente nel polpaccio.
muscoli involontari dei vari organi (utero, pareti dei vasi sanguigni, viscere, albero bronchiale, ecc.) sono anch’essi soggetti a crampi.
Questo articolo si concentra sui crampi del sistema muscolo scheletrico.
Leggi tutto l’articolo su Diagnosi e Terapia di Ottobre

I crampi: cause e rimedi a cura del Dott. Massimo Defilippo – www.fisioterapiarubiera.com

Il fumo cancella in cromosoma Y

Il fumo cancella il cromosoma Y: gli uomini fumatori hanno un rischio triplo, rispetto ai non fumatori, di perdere il cromosoma maschile. La scoperta si deva al un gruppo di ricerca coordinato da Jan Dumanski e Lars Forsberg, dell’università svedese di Uppsala, analizzando in oltre 6.000 uomini una vasta serie di parametri legati alla salute e stile di vista, come età, abitudini alimentari, livello di educazione.

Il risultato potrebbe spiegare il perché i tumori, nei fumatori, siano più comuni negli uomini che nelle donne. E’ emerso che i cromosomi Y, il “pacchetto” di Dna fondamentale per la determinazione del sesso, scompaiono molto frequentemente dalle cellule del sangue dei fumatori. Il fenomeno è molto più raro invece nei non fumatori o nei soggetti che sono riusciti a smettere. L’effetto del fumo sembrerebbe essere direttamente legato alla quantità di sigarette che si fumano e smettere porta alla “riconquista” dei cromosomi Y.

Lo studio dimostra come il fumo sia un grande pericolo per il Dna, in particolare il cromosoma Y

[Federfarma.it]

Contro i mali di stagione: La Natura!

Mali di stagione - Termometro, FebbreNella vita di tutti i giorni, ci ritroviamo spesso ad affrontare sbalzi di temperatura
e luoghi dall’aria viziata. In uno scenario come questo, dove il sistema immunitario è fortemente sotto pressione, è facile che un batterio o virus si infiltri nelle mucose delle vie respiratorie
e cominci a moltiplicarsi con relativa tranquillità, causando mal di gola e raffreddore.
Se questi malanni sono solo un fastidio costante, tale da far affrontare le giornate con disagio, è possibile ricorrere a rimedi assolutamente naturali. Per la gola, ad esempio, si sa del beneficio che può venire dal consumo di miele, liquirizia, aceto di mele, succo di limone e infusi a base di maggiorana, salvia e santoreggia.

Contro il raffreddore, invece, fa certamente bene diluire alcune gocce dell’olio essenziale di eucalipto in acqua bollente, lasciando che l’effluvio arrivi al naso.
Mal di gola e raffreddore, però, sono spesso il segno che il sistema immunitario è in difficoltà. Per evitare di ammalarsi seriamente, è dunque opportuno prendersi cura di sé a più ampio spettro. A tal proposito, è saggio aumentare il consumo di frutta e verdura per ricaricarsi di vitamine; dormire almeno 8 ore per notte, così da riprendersi bene dalle fatiche quotidiane; dedicare regolarmente del tempo al divertimento e all’attività fisica, così da smaltire lo stress.
Ma c’è dell’altro. Per un organismo a prova di mal di gola e raffreddore, è utile integrare una dieta sana ed equilibrata con papaina e zinco. È infatti dimostrato che la papaina, un enzima proteolitico della papaya immatura, e lo zinco, noto come il minerale della vita, sono attivi su più fronti per contribuire alla normale funzione del sistema immunitario.
Pertanto, che mal di gola e raffreddore siano alle porte o già ospiti indesiderati, tanto si può fare per premunirsi o riprendersi con sprint… in assoluta naturalezza!

 

[Questo articolo lo trovi su D&T di Novembre – Gratis in Farmacia]