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Brionchiolite, cos’è e come si cura

La malattia dei bimbi spiegata in cinque punti.

La bronchiolite è una malattia che colpisce i bimbi più piccoli, soprattutto nel primo anno di vita, di solito causata da alcuni virus molto diffusi e poco pericolosi per i grandi. Spesso i genitori o i fratellini hanno solo il raffreddore.

I sintomi della bronchiolite sono: tosse, febbre e difficoltà a respirare.

1. Come si cura?

Non ci sono cure specifiche per la bronchiolite!
Per aiutare il vostro bambino a respirare meglio vi consigliamo di:

  • Lavare il naso con la soluzione fisiologica;
  • Eseguire degli aereosol con la soluzione salina;
  • Offrire pasti più piccoli del solito, ma più frequenti.

 

2. Quando il bambino deve essere ricoverato?

Quando ha difficoltà a respirare e quando non riesce a mangiare a sufficienza.
Il ricovero in ospedale può servire a somministrare ossigeno e/o liquidi con una flebo o un sondino. Queste terapie sono dette “di supporto” perché non ci sono cure specifiche per la bronchiolite!

 

3. Cosa dovete controllare a casa?

La cosa più importante è controllare come il bambino respira: osservate se respira in modo molto veloce e se sono presenti dei “rientramenti” sotto il torace. Il pediatra, durante la visita, vi spiegherà come fare. Osservate anche il comportamento del vostro bimbo: è normale che sia meno vivace del solito, ma in caso di dubbio contattate il pediatra. Cercate di capire quanto mangia il vostro bambino. Se il bambino è allattato al seno può essere utile controllare il peso al mattino per verificare che non cali. A volte può servire tirare il latte della mamma e proporlo con il biberon per affaticare meno il bambino durante il pasto.

 

4. Come si contrae il virus della bronchiolite?

Il virus che causa più frequentemente la bronchiolite si chiama virus respiratorio sinciziale, ma può essere causata da vari tipi di virus. Questo virus si diffonde facilmente da persona a persona. Quando una persona affetta dal virus tossisce o starnutisce rilascia in aria delle minuscole particelle che contengono il virus. Se queste particelle vengono respirate o si depositano sulla bocca o sugli occhi si può essere contagiati. La stessa cosa accade se si toccano oggetti sui quali si sono deposte queste particelle e poi ci si tocca la bocca, il naso o gli occhi

 

5. Come potete evitare che il vostro bambino prenda la bronchiolite?

• Lavatevi le mani prima di toccare o prendere in braccio il bambino e chiedete agli altri di fare lo stesso.
• Non toccatevi gli occhi, la bocca o il naso mentre accudite il bambino.
• Chiedete a chi starnutisce o ha la tosse di non avvicinarsi al bambino, di mettersi le mani davanti alla bocca e di lavarsi frequentemente le mani.
• Pulite le superfici potenzialmente contaminate (seggiolone, giocattoli, maniglie delle porte).
• Non esponete il vostro bambino al fumo passivo.

 

Dott. Alberto Ferrando, Pediatra – Genova
aferrand@fastwebnet.it, alberto.ferrando1@gmail.com
www.ferrandoalberto.blogspot.com – www.ferrandoalberto.it

Capodanno, la paura degli animali per i botti

Cari proprietari, capodanno è alle porte, presto si presenterà nuovamente il problema di come affrontare i botti di capodanno che tanto spaventano i nostri amici animali.
Affrontiamo questo argomento con la Dott.ssa Annarita Ventura.

Ciao Annarita cosa ci puoi dire sulla paura dei botti di capodanno?
Vorrei cominciare questa chiacchierata con la confutazione di una credenza piuttosto diffusa: non è vero che tutti gli animali hanno paura dei rumori forti.
Esistono infatti soggetti che non presentano nessuna alterazione comportamentale durante i temporali o i botti di Capodanno.

Per i botti di capodanno alcuni cani hanno però delle reazioni veramente fortissime…
Bisogna innanzitutto distinguere tra paura e fobia, sono infatti due entità completamente differenti.
La paura è una delle emozioni primarie, che abbiamo in comune con gli altri animali. Per ogni essere vivente è normale avere paura, è una reazione naturale che ci protegge da eventuali pericoli, non saremmo potuti diventare adulti se non avessimo avuto una sana paura di quello che avrebbe potuto metterci in serio pericolo. Durante la crescita, il cucciolo impara a conoscere una serie di stimoli e a classificarli in pericolosi ed innocui. Tutto ciò che si conosce bene non fa paura. La fobia è la paura patologica, non più funzionale alla sopravvivenza, anzi disfunzionale e maladattativa (cioè che arreca un danno all’individuo), che può seriamente inficiare la qualità di vita degli animali e dei loro familiari.

Quando si sviluppano queste fobie e perché?
Esistono due finestre temporali in cui la sensibilità a stimoli che possono sviluppare fobie è più intensa: una precoce fino ai 2-4 mesi e una più tardiva durante la pubertà, se l’animale viene sottoposto a situazioni potenzialmente spaventose in questi periodi di crescita con maggiore facilità potrebbe sviluppare fobie nei confronti di particolari stimoli.

La paura per un determinato evento si può guarire?
L’apprendimento della paura è permanente: tutto quello che è caratterizzato da un’intensa connotazione emotiva diventa pressoché indelebile, tende a rafforzarsi nel tempo, soprattutto in seguito ad un’esposizione ripetuta.
La paura è la forza che tiene chiuse le menti, se la mente è chiusa, non si può imparare nulla di nuovo, solo con la mente aperta infatti si possono ricevere e sviluppare nuove conoscenze, è per questo che gli animali che hanno paura non riescono a trovare da soli soluzioni alternative al loro problema.

Il cane può avere reazioni violente quando ha la mente “chiusa” dalla paura?
La paura è la madre di tutte le emozioni negative: la rabbia, la reattività, la violenza derivano dalla paura.
Se l’animale non è ansioso, un normalissimo timore non avrà effetti devastanti, né sulla sua vita né su quella dei suoi familiari.

Allora perché alcuni animali presentano fobia dei rumori forti con attacchi di ansia fino a veri e propri attacchi di panico durante i temporali e i botti di Capodanno?

La fobia dei rumori forti difficilmente è una fobia semplice, molto più spesso è la punta dell’iceberg, manifestazione evidente ed eclatante di un problema comportamentale più complesso sottostante.
Alcuni animali in situazioni in cui sono presenti rumori molto forti, come scoppi o tuoni, manifestano sintomi quali tremori, salivazione profusa, agitazione, tentativi di nascondersi o scappare; a niente o poco valgono i tentativi dei familiari per tranquillizzarli.

Cosa fare per aiutarli?
Innanzitutto bisognerebbe rivolgersi ad un medico veterinario esperto in comportamento per tempo, perché come abbiamo detto queste manifestazioni sono causate da un problema più profondo, che spesso ha radici nell’infanzia.
Ma siamo quasi a Capodanno e, come ogni anno, molte persone cercano consigli all’ultimo minuto per cercare di alleviare il dolore emozionale dei propri animali. Si tratta infatti di vero e proprio dolore, che merita un trattamento specifico e mirato, come qualsiasi altro disturbo fisico.

Esiste un modo per aiutarli in breve tempo?
Non esiste la bacchetta magica!
Nessuna terapia o nessun consiglio riuscirà a fare sparire il disagio nel giro di qualche giorno: essendo la manifestazione di un problema ben più profondo, potremmo correre ai ripari con un aiuto momentaneo, riproponendoci l’intento di consultare uno specialista appena passate le Feste.
Esistono moltissimi prodotti sul mercato che possono essere utili per alleviare il disagio dei nostri amici animali.

Molte persone ricorrono a potenti sedativi….
Personalmente non consiglio farmaci: possono essere pericolosi in alcuni casi e sicuramente non alleviano davvero il disagio, essendo spesso solo una “camicia di forza chimica”: l’animale non manifesta il disturbo, ma continua a provare emozioni negative come ansia o paura.

Esiste qualche rimedio naturale che può quantomeno aiutare?
I nutraceutici, integratori di derivazione naturale, possono essere utili.
I rimedi floriterapici, come i Fiori di Bach o i Fiori australiani, sono sicuramente di grande aiuto, esistono in commercio mix preconfezionati, come Emergency pets o Rescue Remedies, che possono essere un valido pronto intervento, bisognerebbe però partire per tempo almeno un paio di settimane prima, infatti l’abitudine a far esplodere botti e petardi anche nei giorni precedenti il Capodanno sta diventando sempre più diffusa. Bisognerebbe ripetere più volte la somministrazione durante l’evento e proseguire con la terapia anche nelle due settimane successive, per cercare di attutire il trauma e il ricordo, che porterà l’animale a manifestare segni sempre più ingravescenti nelle situazioni a venire.

Chi vive con un animale che manifesta questo tipo di problema cosa può fare a lato pratico la notte di Capodanno?
In internet si leggono moltissimi consigli, lo sappiamo, ma non tutti sono purtroppo corretti. Uno fra tutti, inerente questo discorso, è quello di ignorare un animale che ha paura, per non rinforzare il comportamento.
Niente di più sbagliato!
Chi fra di voi ignorerebbe un figlio, un parente o un amico che manifesta visibili segni di disagi o di paura?
Accogliere, comprendere, consolare e confortare sono i comportamenti che dobbiamo mettere in atto per aiutare e tranquillizzare il nostro animale. Sentirsi compreso e sostenuto potrà aiutarlo a non sentirsi solo e abbandonato in un momento di bisogno.
Purtroppo non sempre è sufficiente ed è per questo che dovremo poi rivolgerci ad un esperto per avere consigli mirati.

Quindi per molti proprietari si prospetta un Capodanno in isolamento?
I consigli dell’ultimo minuto sono di non lasciare soli gli animali durante questi eventi stressanti, se possibile trascorrere la notte di Capodanno in un luogo tranquillo, lontano da fonti di rumori molesti o, se non è possibile, chiudere bene finestre e persiane, tenere musica rilassante di sottofondo, stare vicini al nostro animale rassicurandolo con parole e coccole, mantenendo noi per primi uno stato d’animo quanto più possibile sereno e rilassato.
Evitate passeggiate nelle ore tarde del 31 dicembre, portate i vostri cani fuori la sera in zone in cui sia meno probabile che possano assistere a rumori violenti.
Quindi la soluzione miracolosa nel breve periodo non esiste ma piuttosto un percorso durante tutto l’anno…
Mi dispiace non potere dare una soluzione immediata ad un problema profondo e spesso antico, ma se si seguono i consigli giusti, di Capodanno in Capodanno il disturbo si riduce, con evidenti miglioramenti dello stato emozionale di tutta la famiglia.

 

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Dieta proteica? Sì, ma senza carne

L’eccesso di proteine è dannoso per la salute dei reni, ma sfruttando le proprietà di quelle vegetali e del pesce si può perdere peso senza correre rischi.

Una dieta corretta deve apportare energia e nutrienti sufficienti a mantenere un buon stato di nutrizione e di salute. Ciò significa che deve fornire, nel giusto rapporto fra loro, tutti i nutrienti energetici, quelli che apportano “calorie”: carboidrati, proteine e grassi. L’equilibrio tra i “nutrienti energetici” deve essere tale che il 55-60% delle calorie provenga dai carboidrati, il 10-12% dalle proteine e meno del 30% dai grassi. Una dieta equilibrata apporta anche la giusta quantità di tutti gli altri nutrienti non energetici: acqua, vitamine, sali minerali, fibra alimentare ed antiossidanti.

Per dimagrire, senza penalizzare i muscoli, è necessario introdurre una buona quantità di proteine, gli aminoacidi essenziali che il corpo non può sintetizzare da solo. “L’ideale è consumare regolarmente proteine animali di altro tipo come le uova (alimento completo), il pesce (ricco di acidi grassi Omega 3 ottimi anche per la salute dell’organismo) e le proteine vegetali – meno complete – ma comunque molto importanti – sottolinea la Dottoressa Paola Caminiti – Medico Chirurgo Nutrizionista a Saronno (VA). Il tutto da consumare nelle giuste proporzioni, ogni giorno, a seconda della costituzione della persona, del sesso e delle attività che compie nel corso della giornata. È consigliato anche bere molta acqua (circa 2 litri) per cercare di smaltire al meglio le tossine che rischiano di accumularsi con questo tipo di alimentazione”.

Tra i diversi regimi alimentari che si possono seguire, la Dieta Proteica (chiamata anche “low carb” per lo scarso apporto di carboidrati) è quella che dà i risultati più stabili. Rispetto ad alcune diete più veloci, che però hanno bisogno poi di un regime di mantenimento, la Dieta Proteica è efficace per dimagrire anche sul lungo periodo, perché meno drastica.

Gestita esclusivamente dai nutrizionisti, rappresenta un vero e proprio trattamento dietetico in grado di garantire, in totale sicurezza, la perdita di massa grassa ed il mantenimento della massa magra. Uno strumento nelle mani del medico per una rapida e fisiologica perdita di peso nella maggior parte delle tipologie di “sovrappeso” con indice di Massa Corporea  (MBI – Body Mass Index) al di sopra del range di normalità. Ma non è tutto: la Dieta Proteica agisce anche nei soggetti con adiposità localizzate e con massa corporea nella norma.

“Questo significa che la perdita di peso – puntualizza la Dottoressa Caminiti – riguarderà esclusivamente il grasso, mentre la struttura muscolare rimarrà sana; tutto questo si traduce in un aspetto sodo e tonico, ma non solo. Un regime dietetico di questo tipo elimina tutti quei fastidi che sono propri di una dieta che eccede in carboidrati: sonnolenza, stanchezza cronica, senso di pesantezza, difficoltà di concentrazione. La Dieta Proteica, dopo un periodo di adattamento in cui il corpo deve abituarsi alla diminuzione degli zuccheri, consente di sentirsi più vivaci, positivi e molto più carichi di energia”.

Infatti, più che una Dieta, quella Proteica è un regime alimentare. Permette di mangiare molto e di variare a discrezione, senza dover sentire fame. Questo è un punto a favore perché il primo passo per seguire una dieta è essere felici di farla e questa dieta, non precludendo il gusto, farà soffrire di meno la variazione alimentare. Inoltre, è molto apprezzata perché una volta capiti gli alimenti che si possono consumare, nella maggior parte dei casi i quantitativi sono liberi e non ci sono restrizioni caloriche molto forti.

Come dice la parola stessa, la Dieta Proteica è un sistema nutrizionale che si basa soprattutto sulle proteine, che rispetto alle altre sostanze hanno due vantaggi: non possono essere immagazzinate e producono soltanto quattro calorie al grammo. Le proteine in eccesso vengono quindi eliminate, a differenza dei glucidi in eccesso, che producono le stesse calorie, ma vengono conservati sotto forma di grasso corporeo, come riserva energetica.

Mangiando proteine – che hanno un elevato potere saziante – si brucia più energia anche senza far niente. Inoltre, la cosa che rende la Dieta Proteica ipocalorica funzionale è che riduce di molto l’appetito, allevia la voglia di cibo e di spuntini vari, che sono il principale nemico della linea. Grazie a questi accorgimenti si riesce a perdere peso già dalla prima settimana.

Subito più magre…

Grazie ad una drastica riduzione dei carboidrati con indice glicemico medio ed alto, la dieta proteica, tiene sotto controllo la produzione di insulina, l’ormone che deposita gli zuccheri all’interno delle cellule adipose, trasformandoli in grasso corporeo (lipogenesi).

“Per velocizzare la perdita di peso – osserva la Dottoressa Caminiti – il piano nutrizionale proposto mira a creare le condizioni giuste per avviare la cosiddetta lipolisi: il processo metabolico di destoccaggio dei grassi che viene stimolato sostituendo i carboidrati con alimenti proteici come carne magra, prodotti ittici ed uova”.

Così, in appena 48 ore, le riserve di zuccheri dell’organismo si esauriscono poiché usate per il mantenimento delle funzioni vitali. Mentre per produrre l’energia necessaria, il corpo viene sollecitato a riconvertire rapidamente i depositi di grasso in zuccheri da utilizzare e smaltire. Un effetto “brucia-grassi” ulteriormente velocizzato se si pratica regolare attività fisica.

Più toniche

Le proteine della dieta nutrono il tessuto muscolare, in più, lo sport permette di smaltire più velocemente gli accumuli di adipe e potenzia la muscolatura rassodando la silhouette. Il risultato? Come accennato una dieta snellente che intacca la massa grassa senza scalfire quella magra. “Il mio consiglio – dice la Dottoressa Caminiti – è di preferire un’attività di tipo aerobico, lo sforzo fisico ideale per bruciare i grassi, ma l’allenamento deve essere graduale. Sì, allora ad una camminata a passo veloce fino ad arrivare a circa diecimila passi al giorno”. La Dieta Proteica non è utile solo quando si deve perdere peso, ma anche ai fini sportivi: i principi della dieta vengono spesso usati in palestra da chi vuole aumentare la propria massa muscolare o definirsi maggiormente.

Schema alimentare da seguire

Pesce: cinque-sei volte alla settimana.

Legumi: tre volte alla settimana.

Formaggio light: tre volte alla settimana.

Uova: due volta alla settimana.

Nella dieta devono essere sempre presenti i “carboidrati intelligenti”, ovvero quelli provenienti da frutta e verdure (per bilanciare i valori e le sostanze ed evitare scompensi) e dai cereali integrali, che garantiscono il giusto apporto di fibre (almeno 25 gr, al giorno). In questo modo si ottiene il giusto rapporto tra proteine, lipidi, carboidrati, vitamine e sali minerali. Si possono bere bevande dietetiche ed assumere dolcificanti artificiali, ma con moderazione; meglio evitare la birra o i superalcolici perché contengono zuccheri e carboidrati.

Insomma, perdere peso con la Dieta Proteica è possibilea patto di essere seguiti da un nutrizionista e di non farla diventare uno stile alimentare continuo. Questo stile alimentare deve essere praticato per un periodo di tempo limitato e poi seguito da un mantenimento riequilibrante. Solo in questo modo si potrà perdere peso in modo sano e senza effetti collaterali.

Per quanto riguarda l’utilizzo degli integratori alimentari da associare alla Dieta Proteica questo dipende dall’abilità del medico nel fornire al paziente tutti i nutrienti necessari e dalla capacità di autogestione del soggetto in terapia alimentare.

Per concludere non è una novità: ridurre l’apporto calorico allunga la vita. Una recente indagine ha verificato come ridurre del 15% le calorie introdotte normalmente fa vivere di più e meglio. Il motivo? Una dieta ipocalorica rallenta del 10% il metabolismo durante il sonno e fa scendere la temperatura corporea. Di conseguenza, si dorme più a lungo e meglio. Lo studio ha anche dimostrato che tutto ciò diminuisce del 20% lo stress ossidativo cellulare, il primo responsabile dei danni al DNA. Ecco spiegato perché limitare il consumo di cibo tiene lontane molte malattie, assicurando una vita più longeva.

Qualche considerazione…

Quando si ha una vita attiva dimagrire e rimanere in forma diventa più facile, servono però anche i nutrienti giusti per mantenere tonici i muscoli ed avere sempre la giusta carica energetica. La carne, contrariamente a quello che a volte si pensa, non è necessaria: basta introdurre proteine differenti che danno forza e saziano.

Meno Zuccheri, Più proteine

Tra i cibi da preferire pesce, uova e latticini a ridotto apporto di grassi. Sì, poi anche a vegetali di stagione e a frutta secca come noci e mandorle, fonte di proteine, oltre che di grassi buoni. No, invece, a zucchero aggiunto e/o a prodotti contenenti zuccheri o similari. Per condire, oltre a spezie e a salse non caloriche, due cucchiai di olio extravergine d’oliva da ripartire tra pranzo e cena.

Stefania Bortolotti

Con la consulenza della Dottoressa Paola Caminiti – Medico Chirurgo Nutrizionista a Saronno (VA) – www.caminitipaolamedicalspa.com

ALCOL IN GRAVIDANZA: 6 DOMANDE AL GINECOLOGO

Il consumo di alcol fra le donne in età fertile è un problema in crescita. Il dottor Maurizio Podestà, specialista in ginecologia, parla della diffusione del fenomeno e spiega i rischi in cui possono incorrere una donna in gravidanza e il suo bambino.

 L’abuso di alcol è un problema che coinvolge molte donne?

Si tratta di un problema sottostimato ma in enorme crescita fra le donne e fra le donne giovani, in età fertile. Basti pensare che negli anni Ottanta a consumare alcolici era il 43% del sesso femminile, oggi la percentuale ha raggiunto il 70%.

 Quali sono i rischi per la donna?

Le bevitrici aumentano, ma pochi sanno che la donna è maggiormente a rischio di danno e dipendenza rispetto all’uomo per ragioni polmonari, per attività enzimatica differente (con riferimento all’enzima responsabile dell’eliminazione dell’alcol) e per composizione corporea.

Come reagisce il corpo all’assunzione di alcol?

Appena assumiamo alcol il corpo si mette in moto per distruggere la sostanza tossica. L’alcol deidrogenasi è l’enzima responsabile dell’eliminazione dell’alcol ma nelle donne è meno attivo rispetto all’uomo, perché gli estrogeni femminili ne rallentano la funzione. L’alcol, dunque, rimane per un periodo di tempo più lungo all’interno del corpo ed è più facile che venga assorbito dall’organismo.

 Alcol in gravidanza: quali rischi?

Gli effetti negativi sul feto sono diretti: l’alcol passa la barriera placentare, quindi dalla madre arriva immediatamente al feto. L’alcol ha un effetto direttamente tossico e crea apoptosi, ovvero morte cellulare, colpendo elettivamente i neuroni e altri tipi di cellule del sistema nervoso. L’alcol agisce anche in maniera indiretta causando un danno placentare che può portare una serie di problemi diversi, fra cui il ritardo della crescita.

 Quali conseguenze sul feto?

I disturbi neonatali derivati dall’abuso di alcol sono eterogenei. Fra le situazioni più gravi ricordiamo la sindrome feto alcolica, ma ci sono casi molto più sfumati, che alla nascita è difficile ricondurre con sicurezza all’abuso di alcol. Spesso la diagnosi è difficile, a meno che non sia la madre ad ammettere di avere consumato alcolici durante la gravidanza.

 Alcol in gravidanza: è concesso in piccole quantità?

La questione è dibattuta, non esiste infatti una soglia minima entro la quale sia dimostrato che mamma e figlio non subiscono danni. Il messaggio che è importante trasmettere alle future mamme è quello di non assumere alcuna bevanda alcolica durante i mesi di gravidanza, nonché durante l’allattamento.

L’intervista è andata in onda su Salute88, canale 88 del digitale terrestre.

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LA VITAMINA D: COME E QUANDO INTEGRARLA CORRETTAMENTE

Attualmente parlare di vitamina D è di moda. È un argomento molto discusso sui siti web, su molte riviste, tra amiche ed a lavoro, però alcune volte il medico è l’ultimo ad essere consultato. Cʹ è da chiedersi quindi, se sappiamo veramente di cosa parliamo.

La vitamina D è così chiamata perché è stata scoperta dopo la vitamina A, la B e la C, ma non è una vitamina.
È un pro ormone liposolubile che comprende un gruppo di molecole simili agli ormoni steroidei denominate secosteroidi che sono la vitamina D1, D2, D3, D4, D5 (fig.1).

Di queste cinque, solo la vitamina D2 (ergocalciferolo) e la vitamina D3 (colecalciferolo) sono contenute negli alimenti e rispettivamente, la vitamina D2 è contenuta nelle piante e nei funghi e la vitamina D3 nel pesce grasso (tonno, salmone, sgombro), nelle uova e nei prodotti caseari.

Purtroppo, in questi alimenti il contenuto di vitamina D è poco e variabile e quindi, la nostra principale fonte è l’esposizione della cute alla luce solare. La vitamina D è metabolizzata dal fegato e dai reni. Il fegato idrossila una prima volta la vitamina che viene poi, ulteriormente idrossilata dai reni in 1,25(OH)2 D che è la forma ormonale biologicamente attiva. Molti sono gli studi che parlano dei possibili effetti della 1,25(OH)2 D su diversi organi (Fig.2). Si ipotizzza che questo ormone possa aumentare la forza e la coordinazione dei muscoli, ridurre la pressione arteriosa ed il tono vasale, migliorare la funzionalità cardiaca, avere effetti positivi sulle malattie croniche, effetti immunoprotettivi, neuroprotettivi ed antitumorali ed un deficit di vitamina D sembrerebbe associato ad un maggior rischio di sviluppare diabete ed asma (Norman A.W. 2008; Casado E. 2017). Bisogna però, fare molta attenzione perché molti di questi effetti e dei relativi meccanismi non sono ancora chiari e ben definiti e mancano dati basati sulle evidenze scientifiche (Ciaferotti e coll. 2017, Autier P. e coll. 2017). Ma cosa fa la vitamina D? possiamo dire che il ruolo di questo ormone nella prevenzione e nel trattamento delle malattie metaboliche ossee attraverso la regolazione dei livelli plasmatici di calcio e fosforo è ormai certo ed ampiamente riconosciuto. La vitamina D aumenta l’assorbimento intestinale e renale di calcio e mobilizza il calcio ed il fosforo dall’osso ed un suo deficit stimola un aumento del paratormone che conseguenzialmente aumenta l’assorbimento di calcio a livello renale. Una carenza di vitamina D, oltre a contribuire alla comparsa di una debolezza muscolare stimola quindi, un aumento della sintesi del paratormone che determina un aumento della perdita della massa ossea, inoltre una diminuizione dell’ assorbimento di calcio può portare ad un deficit di mineralizzazione ossea ed osteomalacia. Quali sono i valori normali di vitamina D? Al momento non vi è un accordo tra le diverse società scientifiche visto che i livelli plasmatici di questo ormone posso variare in rapporto alla stagione, al luogo dove si vive, al sesso, al colore della pelle ed all’obesità. Sembrerebbe che i livelli plasmatici di vitamina D aumentino in estate e siano più alti al sud, mentre diminuiscano tra le femmine e negli obesi. Nel 2011 sono state aggiornate le soglie plasmatiche di riferimento della carenza, insufficienza e sufficienza di questo ormone. Si parla di una sua carenza se il livello plasmatico risulta inferiore a 20 ng/ml, di insufficienza se risulta tra i 20 e 30 ng/ml e di sufficienza se è tra i 30 e 100 ng/ml (Holick M.F. e coll. 2011). Integrare la vitamina D è semplice, può essere assunta sottoforma di gocce, capsule o flaconcini. Purtoppo, abbiamo detto che il più delle volte con la sola dieta e l’ esposizione solare non si raggiungono dei livelli sufficienti di vitamina. Quindi, in caso di carenza ed insufficienza il medico supplementerà questo ormone con assunzioni giornaliere o settimanali o mensili e secondo dosi suggerite dalle attuali linee guida. Il tipo di terapia dipende dal paziente, dalla sua collaborazione e dall’aderenza al programma terapeutico. Inoltre, le modalità dipendono anche dal tipo di integrazione se con colecalciferolo o con calcifediolo. In genere, dopo circa 2 mesi di terapia si ripetono gli esami ematici per valutare il livello di vitamina raggiunto e decidere di proseguire con una dose di mantenimento. Quando si può consigliare di controllare la vitamina D? Nei giovani e nelle persone sane un controllo della vitamina D va fatto solo dopo aver consultato il medico, sarà infatti, il medico a valutare se è indicato eseguire un controllo. Invece, è necessario e doveroso sottoporre ad uno screening della vitamina D le persone affette da patologie ossee come l’osteoporosi e l’osteomalacia, gli anziani, soprattutto quelli con storia di cadute e fratture, le persone affette da sindromi da malassorbimento, quelle con insufficienza epatica ed insufficienza renale, con iperparatiroidismo, gli obesi, le donne in gravidanza ed allattamento e quelli che assumono i farmaci antiosteoporotici (Cesareo R. e coll. 2018). Tutte queste persone sono infatti, più a rischio di avere una insufficienza o carenza di vitamina D. La carenza di calcio e vitamina D rappresenta la causa più comune di mancata risposta alla terapia farmacologica antiosteoporotica per cui si raccomanda di associare sempre un adeguato apporto di calcio e vitamina D ad un qualsiasi trattamento farmacologico dell’osteoporosi. L’osteoporosi è infatti, una malattia sistemica dello scheletro caratterizzata da una ridotta massa ossea e da alterazioni qualitative dell’osso che si accompagnano ad un aumento del rischio di frattura (Adami S. e coll. 2009). La diagnosi di osteoporosi si fa eseguendo una indagine densitometrica la così detta DEXA (Dual Energy X-ray Absorptiometry) che oggi consente di misurare in modo preciso la densità minerale ossea per poter valutare il rischio di frattura. Questo esame è raccomandato nelle donne dopo i 65 anni di età e nei maschi e femmine di età inferiore, ma che presentano dei fattori di rischio: che siano in menopausa precoce (prima dei 45 anni), magri ( con peso inferiore ai 57 kg) , nei fumatori, in quelli che fanno uso di farmaci osteopenizzanti (cortisonici, psicofarmaci ecc.). Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità siamo davanti ad una osteoporosi se all’esame DEXA il T-score è inferiore a -2.5 DS e ad osteopenia, se il T-score è compreso tra -1,0 e -2,5 DS (Fig.3). In conclusione, non tutti hanno bisogno di supplementare la vitamina D. Questa va supplementata solo quando nei soggetti a rischio, se ne documenti una insufficienza o carenza e sempre sotto il controllo del medico. Una adeguata assunzione di vitamina D e calcio è necessaria quando si assumono i farmaci per l’osteoporosi (bifosfonati, ralenato di stronzio, teriparatide, denosumab). Infine, è importante sottolineare che l’efficacia terapeutica di questa vitamina è garantita solo a livello del metabolismo scheletrico, per le altre possibili applicazioni, anche se i dati sperimentali sono molto promettenti, attualmente non abbiamo studi clinici randomizzati a garantirne e giustificarne l’utilizzo. L’intergrazione di questo ormone quindi, non deve essere una moda, ma va fatta in modo corretto secondo dosaggi e modalità stabilite dal medico per evitare inutili spese e possibili effetti tossici.

FEBBRAIO 2019: PREVENZIONE DELLA MACULOPATIA DIABETICA

Retino e  maculopatia diabetiche sono le complicanze microvascolari più comuni del diabete mellito (DM) e sono la prima causa di cecità non traumatica negli adulti d’età compresa tra i 20 e i 74 anni, oltre a essere la quinta causa di cecità prevenibile e di deficit visivo  grave.

Dal 4 al 28 febbraio, il CAMO (Centro Ambrosiano Oftalmico) e l’Ospedale San Raffaele di Milano promuovono la Prima Campagna Nazionale di Prevenzione e Diagnosi della Maculopatia Diabetica in 30 centri italiani, presso i quali sarà possibile effettuare una visita oculistica gratuita, volta alla rilevazione della retinopatia o della maculopatia diabetiche – malattie, che se non diagnosticate per tempo, possono portare alla cecità.
Questa importante iniziativa ha avuto il patrocinio del Ministero della Salute, del Comune di Milano e della Società Oftalmologia Italiana.

Per usufruire dello screening gratuito, prenotatevi sul sito www.maculopatie.com scegliendo il centro più vicino a voi.

Le prenotazioni sono aperte da lunedì 4 febbraio fino ad esaurimento delle disponibilità.

Ecco i 30 centri che hanno aderito all’iniziativa:

CHIETI Clinica Oftalmologica.
CATANZARO Università Magna Grecia U.O: Oculistica.
SALERNO A.O.U. S. Giovanni di Dio- S.C. Oftalmologia.
NAPOLI UOC Oculistica Az. Ospedaliera dei Colli.
NAPOLI Oculistica Ospedale Cardarelli.
ROMA Fondazione G.B.Betti per l’oftalmologia.
GENOVA UOC Clinica oculistica Universitaria DiNOGMI
MILANO Neovision Cliniche Oculistiche.
MILANO CAMO Centro Ambrosiano Oftalmico.
MILANO Clinica Oculistica Università Vita-Salute S.Raffaele.
LEGNANO Unità Operativa Oculistica Ospedale Nuovo.
VARESE Ospedale di Circolo Università Insubria.
ANCONA Clinica Oculistica Università.
CAMPOBASSO Ospedale
ALESSANDRIA Ospedale S, Antonio e Biagio.
CUNEO Ospedale.
CANOSA Ospedale “Caduti in Guerra”
BARI Div. Oculistica Ospedale di Venere.
BARI Clinica Oculistica Policlinico.
LECCE Ospedale Vito Fazzi.
SASSARI Clinica Oculistica.
CATANIA Clinica Oculistica Policlinico Rodolico.
AREZZO Div. Oculistica Ospedale.
CARRARA Centro Polispecialistico “Achille Sicari”.
SIENA Clinica Oculistica Università.
FIRENZE Clinica Oculistica Università.
PERUGIA Ospedale S. Maria della Misericordia.
VERONA Az. Ospedaliera Unikversità.

 

Per ulteriori informazioni: https://maculopatie.com/campagna

DECALOGO DI SOPRAVVIVENZA PER NEO-GENITORI

Ecco le 10 regole da seguire appena tornati dall’ospedale dopo il parto (e sempre)!

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• La mamma ha sempre ragione! Non la nonna, la vicina etc…

• Mamma e papà debbono parlarsi e allearsi tra loro.

• I nonni sono una grande risorsa. Soprattutto se esiste rispetto reciproco e regole chiare.

• Amici, parenti, conoscenti e vicini: avvisate che nei primi periodi sarete voi a chiamarli.

• Il neonato potrebbe voler mangiare ogni 2 ore nei primi periodi (anche oltre a 1 mese). Seguite i suoi ritmi e staccate il telefono. Suonerà regolarmente nel momento meno adatto.

• Al neonato e ai lattanti non interessa essere baciati sulle manine e presi in braccio da estranei (o anche da conoscenti). Più gente li tocca e maggiori sono le possibilità di ammalarsi. Non sono dei peluche da toccare e abbracciare!

• Uscire tanto da casa, appena si può, appena si è in grado di farcela. Più si esce meglio starà il bebè e anche la mamma.

• Farsi aiutare. Nei primi periodi la gestione della casa e della cucina e altro se è possibile darla “in appalto” a nonni, amici, marito, compagno.

• Cercare di ritagliarsi degli spazi, anche brevi. All’inizio è difficile ma pian piano bisogna imporselo.

• Dedicare tempo anche per la coppia: avere bisogno l’uno dell’altro fa bene del bambino. Le coccole sono un toccasana non solo per il bebè ma anche per mamma e papà.

 

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14 ALIMENTI CHE PROVOCANO ALLERGIE

I principali allergeni sono 14 e causano il 90% delle allergie alimentari.

Possono presentarsi in forma facilmente riconoscibile, ma a volte anche mascherati nel cibo come componenti aggiunti nelle preparazioni.

Vediamo quali sono:

1. Cereali contenenti glutine come grano, segale, orzo avena, farro, grano khorasan e i loro ceppi e prodotti derivati. Pane di ogni tipo, anche gratuggiato, torte e focacce, biscotti, cereali per la colazione, pasta, couscous, farina, semolino, farro, crackers, birra, salsa di soia, alcuni condimenti (ketchup), prodotti a base di carne (hot dog o affettati), prodotti lattiero-caseari (gelato aromi naturali), gomma vegetale, liquirizia, jelly bean, caramelle dure.
La farina di frumento può provocare allergie respiratorie nei panettieri e meno frequentemente allergia alimentare: esiste un quadro clinico particolare che è la anafilassi da sforzo, in cui la reazione alla farina è stimolata dall’attività fisica.

2. Crostacei e prodotti a base di crostacei. Aragoste ed astici, gamberi bianchi e rossi, scampi.

3. Uova e prodotti a base di uova. Condimento per insalata, zuppe commerciali , carni in scatola, salsicce, ripieni di carne, prodotti da forno,  bevande (alcune birre, vini), prodotti glassati o verniciati con albume. La cottura dell’uovo ne riduce l’allerginità del 70%. L’uovo presente nei cibi cotti, in particolare al forno (torte e biscotti) è quindi meno rischiosa per gli allergici.

4. Pesce e prodotti a base di pesce.

5. Arachidi e prodotti a base di arachidi. Prodotti da forno, gelati, oli pressati a freddo o estrusi, semi di girasole (spesso prodotti con attrezzature usate in comune anche per le arachidi), olio di noci (idem), prodotti di pasticceria, biscotti, cibi orientali.

6. Soia e prodotti a base di soia. Farina di soia, fibre di soia, albumina di soia, latte di soia, proteine della soia, germogli di soia, salsa di soia, salsa shoyu, tofu, edamame, miso, natto, tempeh, tamari. Presente nella cucina asiatica o cibi che contengono aromi naturali e artificiali, brodo vegetale, gomma vegetale o amido vegetale.

7. Latte o prodotti a base di latte. Latte vaccino, latte in polvere,formaggi, burro, yogurt, creme, gelati, margarine, alimenti lavorati, cereali per la prima colazione, zuppe, alimenti per l’infanzia, carni lavorate (tipo insaccati), pasta e pizza, purè di patate, salse e sughi pronti, prodotti da forno e di pasticceria, budini e creme, cibi industriali confezionati, surgelati. Le proteine del latte vaccino rappresentano la più frequente causa di allergie, soprattutto nei bambini. Tutti i tipi di latte sono simili, e crossreagiscono fra loro, eccetto quelli di asino e cammello. Quindi chi è allergico al latte vaccino non può utilizzare latte di capra, pecora, etc.

8. Frutta a guscio mandorle, nocciole, noci, noci di acagiù, noci di pecan, noci del Brasile, pistacchi, noci macadamia o noci del Queensland, e i loro prodotti. Paste (es. pasta di mandorle), latte e salse che contengano frutta a gusciopraline oil (cosmesi), distillati, estratti, aromi (in genere estratti dal mallo), cereali, crackers, biscotti, caramelle, cioccolata, barrette energetiche, gelati, dolci di pasticceria, alcuni affettati (es. mortadella), bevande in forma di aromi.

9. Sedano e prodotti a base di sedano. Brodi e minestre pronte, prodotti surgelati, salse e condimenti, miscele di spezie, dadi da brodo.

10. Senape e prodotti a base di senape. Maionese, salse barbecue, pasta d’acciughe, sottaceti, salumi, insaccati, condimenti per insalata, mostarda.

11. Semi di sesamo e prodotti a base di sesamo. Hummus, tahina, halvah, prodotti da forno, biscotti, crackers, grissini, torte, muesli, condimenti per insalate, mix di spezie, barrette, cibi preconfezionati come noodles, zuppe, salsicce, carni lavorate, burger vegetali. Spesso il sesamo rappresenta un allergene nascosto nel cibo; da ricordare che viene spesso utilizzato nei prodotti per celiaci.

12. Lupini e prodotti a base di lupini. Spesso utilizzato nei prodotti gluten-free; farine a base di lupino, prodotti da forno, pane, dolci.

13. Molluschi e prodotti a base di molluschi. Vongole, cozze, ostriche, capesante (bivalvi), lumache, patelle (gasteropodi), calamari e totani, seppie e polpi (cefalopodi).

14. Frutta. Non vanno dimenticate le allergie alle LTP (Non Specific Transgert Protein) che rappresentano una delle principali allergie alimentari nei paesi del Mediterraneo. Le LTP sono presenti soprattutto nella frutta ed in particolare nella buccia delle pesche, delle mele, delle albicocche e delle ciliegie.

Testo di Paola Minale, Allergologa

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5 MOSSE ANTIETÀ PER IL TUO VISO

La palestra aiuta a tonificare i muscoli e mantenere il corpo tonico e in forma.
Ma cosa fare, invece, per il proprio viso?

Si sa, il volto è il primo riferimento visivo con cui ci si interfaccia al mondo esterno: dunque, è importante che abbia un aspetto curato.
Eppure, è proprio il volto a mostrare i primi segni dell’età; non solo: sul viso si possono leggere molte altre informazioni, come fosse un libro.
Vi si manifestano, infatti: emozioni, paure, stress, mancanza di sonno, alimentazione povera di vitamine o altri vizi, come quello del fumo.
Qualsiasi esperienza si rispecchia sul nostro aspetto: che sia una vacanza rilassante o una settimana di duro lavoro davanti al PC.
Certo,  tutto ciò fa parte del normale vissuto, e il tempo scorre inesorabile per tutti, ma possiamo fare qualcosa per cercare di contrastare gli effetti che esso lascia sulla nostra pelle.

Come ridare tonicità al volto?

Certamente, esistono vari trattamenti estetici e creme che possono ridare vigore e luminosità al proprio viso, ma non ci si dovrebbe dimenticare di qualche piccolo trucchetto per ridonare elasticità e tonicità alla pelle.
I primi segni che compaiono sono le rughe d’espressione, che si fanno sempre più marcate su fronte e attorno agli occhi, nonché ai lati della bocca.
Man mano che passano gli anni, questi solchi si intensificano, fino a diventare permanenti.
Occorre dunque prevenire il rilassamento dei muscoli del viso, restituendogli il suo splendore.

Molti VIP ormai sanno che, oltre all’utilizzo di creme o dei trattamenti estetici, è importante ricorrere alla ginnastica facciale, valida tanto quanto quella riservata al resto del nostro corpo.
Essa è indicata a ogni età – anche se si consiglia di cominciare superati i 30 anni: è priva di effetti collaterali e vi ruberà solo pochi minuti al giorno (l’ideale è dedicargli dai dieci minuti al quarto d’ora).

Ecco 5 facili esercizi da provare!

Fronte distesa e palpebre toniche:
Come ottenerle?

Le palpebre cedono con l’età, è vero, ma con questo esercizio si previene tale inconveniente e si ridona tonicità alla fronte, mentre si contrasta lo stress:
• Aggrottate le sopracciglia, mentre corrugate la fronte e contate fino a 10.
• Tornate in posizione normale.
• Alzate le sopracciglia, sbarrando gli occhi.
• Ripetete l’esercizio per 10 volte.


Occhi giovani e vivaci:

Ecco cosa fare!

La società di oggi richiede ai nostri occhi un grande sforzo, impegnandoli davanti al PC, alla TV e allo smartphone per moltissime ore al giorno.
I muscoli degli occhi tendono a indebolirsi, facendo emergere le famose “zampe di gallina”.
Contrastatele così:
• Con la testa ferma, ruotate lo sguardo per 5 volte, in senso orario.
• Muovete ora gli occhi per 5 volte dall’alto al basso.
• Girate lo sguardo da destra a sinistra e in diagonale, per altre 5 volte.
• Sbattete velocemente un occhio, mentre l’altro rimane spalancato.
Contate fino a 30 e alternate con l’altro occhio.


Vuoi zigomi corposi e definiti?
Ecco il trucco!

Per degli zigomi tonici e sollevati, e per migliorare il contorno viso, eseguite quest’esercizio:
• Aprite vigorosamente la bocca ad “O” e successivamente ad “A”.
• Ripetete per 10 volte.
• Stringete le guance tra loro, facendo la “faccia da pesce”, e rimanete così per 20 secondi.
• Tornate in posizione rilassata.


Labbra più piene e giovani…

Scopri come!

Le labbra sono tra le prime a soffrire dell’invecchiamento precoce.
Oscillazioni di peso, cattive abitudini, tra cui il vizio del fumo e altri problemi di salute le danneggiano vistosamente.
Fate lavorare così i muscoli della bocca:
• Protendete le labbra a “bacio”.
• Mantenete per 5 secondi.
• Tornate in posizione rilassata.
• Premete le dita sulle labbra, provando a sorridere.
• Ripetete per 10 volte.


Collo da cigno…
Un sogno a portata di mano!

Non c’è nulla di più antiestetico di un doppio mento o della pelle rilassata del collo; ecco cosa dovreste fare per prevenire questi segni:
• Con la testa bloccata, spingete verso il basso gli angoli della bocca.
• Con i muscoli del mento e del collo tesi, rimanete in posizione per 5 secondi.
• Rilassate i muscoli.
• Ripetete per 10 volte.


Quali altri accorgimenti adottare?

Ricordate di dedicare a questi esercizi un quarto d’ora ogni giorno, per almeno un mese, tutti i giorni.
Questi movimenti ridanno elasticità alla pelle, ma non la ringiovaniscono!
Per restituire freschezza alla cute, occorre sempre affidarsi alle mani esperte del medico estetico e intervenire con trattamenti laser, di fotoringiovanimento e biorivitalizzanti.

 

Dr. Riccardo Gazzola, Specialista in Chirurgia Plastica e Medicina Estetica
www.pazienti.it

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10 REGOLE PER UNA VITA PIÙ ATTIVA

BENEFICI DELL’ATTIVITÀ MOTORIA
• Incrementa il dispendio energetico
• Protegge/accresce la massa magra a svantaggio di quella grassa
• Migliora lo stato psicologico
• Riduce il rischio di morbilità e mortalità
• Può inibire l’appetito (effetto dopaminergico)
• È un valido predittore del mantenimento a lungo termine della perdita di peso corporeo.

L’ATTIVITÀ FISICA INCIDE IN MODO SIGNIFICATIVO A LIVELLO PSICOLOGICO
• Migliora il tono dell’umore
• Aumenta l’autostima
• Aumenta l’autoconsiderazione
• Aumenta benessere psichico
• Riduce lo stress
• Riduce la depressione

L’ATTIVITÀ MOTORIA HA UN FORTE IMPATTO SULLA SALUTE
• Migliora la funzione cardiorespiratoria
• Migliora il profilo lipidico
• Riduce la pressione arteriosa
• Aumenta la sensibilità insulinica
• Migliora il controllo glicemico
• Riduce il rischio di tumore (es.
mammella, colon)

10 REGOLE PER UNA VITA PIU’ ATTIVA
1. Cercare sempre di massimizzare le opportunità di movimento (ginnastica opportunistica).
2. Monitorare il numero di passi giornalieri incrementando il numero fino a 15000 passi (armband o segnapassi).
3. Spostarsi a piedi per distanze inferiori al chilometro.
4. Usare le scale e mai l’ascensore.
5. Andare al lavoro a piedi o in bici. Se non è sempre possibile scegliere i momenti migliori: es. il giorno in cui si
inizia più tardi oppure quando c’è la pausa pranzo più lunga, etc.
6. Parcheggiare lontano dal luogo in cui si deve andare: al supermercato nel posto più lontano del parcheggio, alle
poste, in banca, dai parenti, etc.
7. Salire o scendere una fermata prima o dopo dall’autobus.
8. Camminare almeno 30 minuti oltre la normale attività lavorativa.
9. Programmare 3 momenti settimanali di attività fisica (nuoto, palestra, jogging, bici).
10. In casa, se possibile, usare per 20 minuti, la cyclette oppure il tapis roulant.

 

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