Medicina non convenzionale

Il peso del Passato

Il Peso del passato

Durante la visita medica mi si presentano spesso pazienti che, oltre ad accusare disturbi fisici, hanno movimenti lenti, un aspetto trasognato, indifferente alla realtà.
Appurato che non è corretto separare il corpo dalla mente, poiché essi si influenzano a vicenda (vedi l’aspetto psicosomatico), è buona norma instaurare il dialogo medico-paziente per capire quest’ultimo a fondo.
Si ricerca allora la causa eventuale, o la concausa, del disagio, con l’ascolto, col dialogo. ”Medicina e dialogo”.

Si riscontra che molti di noi vivono nel futuro con sogni e speranze o addirittura nel passato che, per definizione, è assolutamente trascorso. Sembra, quest’ultima, una considerazione ovvia ma non lo è visto che il passato ha tanto peso da disturbarci, turbarci, addolorarci.

E’ perciò che l’argomento necessita di essere trattato molto, molto sovente. “Repetita iuvant”.
L’ipotetico paziente disturbato non vive in prima persona, chiede continuamente consigli, delega agli altri la responsabilità della propria vita. E’ bene ricordargli che nessuno può vivere al posto nostro.
Se in passato abbiamo sbagliato, veniamo sovente assaliti, nel presente, dai notissimi sensi di colpa, dai rimorsi. Deleterii.
Provo a placarli dicendomi che, nella situazione in cui ho sbagliato, potevo soltanto scegliere quanto, in quel momento, mi sembrava bene. ora cambio, prima non sapevo fare diversamente .
Ricomincio a vivere, coraggiosamente. Sono in grado di farlo. In me, creatura, ci sarà pure, almeno una, delle scintille del Creatore. La uso.
Il dr. Edward Bach, medico, ricercatore, umanista e colmo di umanità, consigliava, per i rimorsi, il fiore Pine e, per il peso del passato, Honeysuckle.
Non sarei sufficientemente umile se, conoscendo a fondo il dr. Bach, non fossi d’accordo con Lui.

MARIA VITTORIA BRIZZI TESSITORE
Medico Dott. in Medicina e Chirurgia

Dott. in Lingue e Letterature Straniere

Prof. in Materie Letterarie

Tel. 019 802713 Cell. 340 8042542 – 348 3225941

www.medicinaedialogo.com

Omotossicologia

Basi teoriche e applicazioni cliniche dell’omotossicologia

Riassunto
L’Autore presenta i principi dell’Omotossicologia, disciplina sviluppata dall’Omeopatia complessista ad opera dello scienziato tedesco Hans Heinrich Reckeweg alla fine degli anni ‘50, e ne illustra le applicazioni cliniche.

L’Omotossicologia rappresenta un’evoluzione della Omeopatia fondata da Samuel Hahnemann (1755-1843) alla luce delle più recenti acquisizioni nel campo della Biologia, della Medicina e della Fisica, in un’opera di sintesi avviata dal suo ideatore, Hans Heinrich Reckeweg (1905-1985) e, a tutt’oggi, proseguita da quanti operano nell’ambito della sanità interpretando le continue scoperte scientifiche alla luce di una visione olistica della Medicina Biologica ispirata alle teorie di Hahnemann e alle leggi della fisiologia e fisiopatologia bioenergetica della Medicina Tradizionale Cinese e di altre metodiche terapeutiche olistiche.
A Reckeweg va quindi attribuito il merito di aver rinnovato le teorie omeopatiche alla luce delle più recenti scoperte scientifiche in campo medico, biologico, fisico etc.
La nascita dell’Omotossicologia risale all’anno 1952 quando RH. Reckeweg pubblicò sul Munchner Medizinske Magazin un articolo dal nome: “Effetti di vicariazione, omotossine e fasi delle malattie nei tessuti dei tre foglietti blastodermici” nel quale venivano descritti i principi fondamentali dell’Omotossicologia.
I concetti fondamentali introdotti da Reckeweg alla base dell’Omotossicologia sono quelli di Medicina Biologica e di Omotossina.
Con il termine Medicina Biologica, Reckeweg descrive un sistema diagnostico e terapeutico che ha alla base la concezione della Medicina per la quale l’essere umano è un sistema biologico facente parte integrante dell’ambiente che lo circonda, in un rapporto di reciprocità micro-macrocosmica interpretabile alla luce di tutte le acquisizioni della biofisica, delle forze deboli, della medicina quantistica.
Da un punto di vista biofisico, infatti, l’Uomo è un sistema aperto, quindi, dissipativo, secondo i principi della Termodinamica. Un sistema aperto scambia energia e materia con l’ambiente che lo circonda grazie alla realizzazione di un gradiente energetico di flusso. Il nostro organismo, come quello di tutti i sistemi viventi, assume energia e materia dall’esterno, li elabora e, quindi, li emette nuovamente nell’ambiente. Tale flusso è fondamentale per il mantenimento della vita.
Se l’energia, infatti, fosse trattenuta all’interno del sistema si avrebbe un grave aumento del disordine che porterebbe a morte l’organismo.
I sistemi aperti, infatti, rappresentano un’eccezione al Secondo Principio della Termodinamica, il quale afferma che apportando energia ad un sistema chiuso il disordine del sistema aumenta.
Nella materia vivente, però, l’aumento del disordine e, quindi, dell’entropia, porterebbe alla disgregazione e alla morte. Il carattere dissipativo dei sistemi biologici aperti consente, invece, la dispersione dell’entropia all’esterno permettendo, così, all’organismo vivente di assorbire energia dall’ambiente esterno senza subire un aumento catastrofico della propria entropia. Ciò si può realizzare, però, solo se esiste un gradiente di entropia tra l’interno del sistema e l’ambiente circostante; solo l’esistenza di una differente quantità di entropia tra l’interno e l’esterno del sistema consente, infatti, al sistema biologico di dissipare l’entropia nell’ambiente esterno, dove l’entropia è più bassa rispetto all’interno.
Le Leggi della Termodinamica applicate ai sistemi aperti, come quelli biologici, ci ammoniscono a mantenere basso lo stato di entropia, ossia di disordine, dell’ambiente che ci circonda.
Se l’entropia ambientale tende ad aumentare, diventa sempre più difficile, per i sistemi biologici, dissipare quella prodotta al loro interno.
L’aumento del disordine nell’organismo vivente porta ad una disorganizzazione dei sistemi di regolazione e, quindi, alla malattia e alla morte.
In questa maniera la Medicina Biologica diventa anche Medicina Ecologica: l’intero Ecosistema è un essere vivente di cui l’Uomo fa parte nel quale la salute di ogni essere vivente è strettamente legata alla salute dell’Ecosistema da leggi fisiche innegabili.
L’altro concetto fondamentale introdotto da Reckeweg è quello di omotossina intendendo con questo termine qualsiasi sostanza di origine esogena o endogena in grado di produrre direttamente o indirettamente un danno a livello dell’organismo umano. Tali sostanze possono essere introdotte nell’organismo dall’esterno (antigeni, tossici alimentari, ambientali, professionali, inquinanti, farmaci, ecc) o possono essere prodotte dal nostro organismo nel corso del metabolismo (ac. urico, istamina, urea, etc.).
La presenza di queste sostanze all’interno dell’organismo è in grado di aumentare lo stato di disordine del sistema e, pertanto, è fondamentale la loro eliminazione. Poiché le omotossine svolgono un’azione tossica, il sistema difensivo dell’organismo è costantemente impegnato alla loro eliminazione attraverso gli organi emuntori e le escrezioni fisiologiche.
Se il carico omotossinico aumenta per un aumento della produzione o dell’introduzione dall’esterno delle omotossine o per un deficit dei sistemi di depurazione, l’organismo attiva ulteriormente il sistema di difesa attraverso l’infiammazione per incrementare l’eliminazione delle tossine.
Grazie alla flogosi, infatti, si realizza la catabolizzazione delle omotossine, la loro fagocitosi e trasporto a livello degli organi di depurazione per la loro definitiva espulsione dall’organismo.
Se l’organismo non riesce a smaltire le omotossine con l’attivazione dei processi infiammatori, per notevole sovraccarico tossico, per insufficienza dei sistemi difensivi e/o perché l’uso degli antinfiammatori blocca la risposta difensiva stessa, è costretto a depositarle, dapprima nel tessuto connettivo e poi all’interno delle cellule.
Il tessuto connettivo, oltre ad essere la trama di sostegno disposta ubiquitariamente in tutto l’organismo, svolge un ruolo metabolico fondamentale essendo il teatro dove si svolgono tutte le reazioni biochimiche e, quindi, anche quelle legate agli stessi processi infiammatori.
Quando questo tessuto si satura di omotossine queste cominciano ad essere depositate all’interno delle cellule aprendo la strada alle malattie croniche degenerative e, quindi, allo sviluppo delle neoplasie.
Se i sintomi delle cosiddette “malattie” rappresentano il risultato dell’attivazione dei meccanismi difensivi finalizzati alla catabolizzazione delle omotossine, allora le “malattie” non sono altro che l’espressione del tentativo messo in atto dall’organismo per difendersi dall’aggressione dei diversi fattori nocivi.
Sulla base di questo concetto è necessario riconsiderare il valore del termine “malattia” la quale è, secondo Reckeweg, “espressione delle risposte difensive, biologicamente opportune, contro omotossine esogene o endogene, oppure è espressione dei danni tossici subiti che l’organismo cerca di compensare con un riequilibrio funzionale”.
Conseguentemente un atteggiamento terapeutico finalizzato alla repressione dei sintomi risulta nocivo per il nostro organismo essendo responsabile del blocco di quei meccanismi difensivi attivati dal nostro sistema biologico al fine di eliminare le omotossine.
Ne deriva che l’uso degli antinfiammatori e di tutti quei presidi terapeutici finalizzati all’inibizione o repressione della risposta infiammatoria risulta estremamente dannoso. Il blocco della eliminazione delle omotossine, infatti, porta a numerose conseguenze, innanzitutto facilita l’insorgenza delle recidive della malattia, il persistere delle omotossine, infatti, determina una riattivazione dei processi infiammatori al fine di ottenere finalmente l’eliminazione delle stesse.
Lo scopo della terapia medica deve essere quindi, non quello di reprimere la risposta dell’organismo, ma quello di potenziarne le capacità difensive favorendo i meccanismi di auto guarigione che sono strettamente legati alla possibilità di eliminare il sovraccarico omotossinico. E’ proprio in tutto questo che si inserisce il ruolo terapeutico e preventivo dell’omeopatia e dell’omotossicologia.
Mentre il trattamento allopatico agisce, quindi, opponendosi allo sforzo difensivo del sistema biologico, quello omeopatico e quello omotossicologico agiscono nella stessa direzione della risposta difensiva potenziandone gli effetti. 
Tutto ciò ci spiega il fenomeno del cosiddetto aggravamento omeopatico che consiste in un temporaneo peggioramento
dei sintomi lamentati dal paziente che precede la loro definitiva scomparsa e, quindi, la guarigione.
E’ pur vero, comunque, che la risposta infiammatoria può assumere un andamento aggressivo tanto da rischiare di diventare essa stessa causa di danni. Il compito del medico deve essere proprio quello di capire quando un fenomeno infiammatorio, svincolandosi dai fenomeni di autocontrollo, può diventare pericoloso per l’organismo stesso, o quando le capacità difensive dell’organismo sono state completamente sopraffatte tanto da non poter essere più da sole in grado di superare i fattori aggressivi.
Solo e soltanto in questi casi sarà necessario fare ricorso alle terapie allopatiche soppressive per il tempo strettamente necessario affinché quelle biologiche, contemporaneamente avviate, sortiscano gli effetti terapeutici di stimolo della risposta depurativa e difensiva,
I rimedi omotossicologici sono solitamente dei rimedi complessi, ossia delle formulazioni farmaceutiche, disponibili in gocce, in compresse, in fiale, costituite dall’insieme di più rimedi omeopatici che vengono abbinati tra di loro per rafforzarne l’efficacia. Essi non solo possono essere prescritti in base a criteri omeopatici, ma anche in base alla diagnosi della malattia, così come normalmente si fa con i comuni farmaci allopatici.
L’Omotossicologia è quindi una concezione innovativa dell’Omeopatia, con un suo proprio corpus teorico e metodologico e una sua caratteristica strategia terapeutica.
L’etimologia del termine omotossicologia, o omeopatia antiomotossica, significa: “studio degli effetti delle tossine sull’Uomo e relativo trattamento omeopatico”.
Il medico omotossicologo, rifiutando ogni integralismo terapeutico, utilizza tanto le acquisizioni della medicina omeopatica quanto quelle della medicina convenzionale e reinterpreta dati secondo un paradigma coerente che spiega, grazie alla
propria specifica chiave di lettura, il manifestarsi dei fenomeni della salute e della malattia in modo completo.
Per l’Omotossicologia lo stato di salute è perciò interpretato come omeostasi dinamica in cui la malattia è valutata come espressione della lotta fisiologica dell’organismo che tende ad eliminare quelle “omotossine” o endogene ed esogene che hanno superato la soglia di allarme.
La terapia tende, di conseguenza, a stimolare e modulare i meccanismi di autoguarigione propri dell’organismo, incrementando la risposta immunitaria specifica di ciascun soggetto. A tale scopo vengono utilizzati farmaci omeopatici unitari a bassa, media e alta diluizione e complessi derivati sia dell’omeopatia classica che da acquisizioni farmacologiche più recenti, quali i substrati d’organo di suino, i catalizzatori intermedi, i chinoni ed i vari principi immunostimolanti, come i fattori di crescita nervina omeopatizzati.
I vantaggi terapeutici rispetto all’omeopatia classica sono dati dalla possibilità di intervento anche nelle malattie croniche e degenerative e dalla maggiore rapidità di azione nelle patologie acute.
L’Omotossicologia vede i suoi primi lavori scientifici negli anni ’60 e deve, come si è detto, la sua denominazione al genio del medico omeopata tedesco H.H. Reckeweg (19051985) che nel 1952 diede il nome Omotossicologia a questa Disciplina del “complessismo sinergico omeopatico”.
Essa dedica particolare attenzione allo studio dei meccanismi immunitari ed enzimatici attraverso la cui modulazione, ottenuta con l’utilizzo di innovativi principi biologici, si possono stimolare le più appropriate attività disintossicanti fisiologiche e giungere così al ripristino dello stato di salute, ridando al malato un suo personale equilibrio energetico, tessutale, organico e funzionale. Le basi teoriche della terapia complessista furono inizialmente elaborate dallo svizzero E. Burgi, che, nel 1910-32, enunciava il cosiddetto “effetto Burgi” o “regola di Burgi”, che asserisce che rimedi omeopatici unitari diversi, somministrati insieme, producono un “sinergismo farmacologico”.
Veniva comprovato che l’effetto farmacologico molto spesso si concreta mediante la cooperazione attiva conaltri fattori dell’organismo; fattori che variano da persona a persona, essendo molti gli elementi in gioco nella complessità dell’azione farmacologica, in quanto l’uso articolato di vari rimedi dava luogo a effetti additivi e/o moltiplicati, grazie al mutuo effetto di potenziamento, a seconda del punto di attacco farmacologico sui recettori biologici del malato.
Veniva enunciato, così, il principio del “sinergismo farmacologico” in omeopatia clinica.
A sua volta, Reckeweg formulò, genialmente, una serie di farmaci biologici complessi, ben articolati e numerosi, sulla cui esperienza poteva svilupparsi l’Omotossicologia, dandosi il motto “Herba Est Ex Luce”.
Al “complesso dei sintomi”, ricercato da Samuel Hahnemann (1755-1843) fondatore della Omeopatia nel secolo XVIII, epoca in cui la malattia come entità nosologica era quasi sconosciuta per mancanza di conoscenze fisiopatologiche, si sostituivano cognizioni nosologiche precise, ben documentate e aderenti agli sviluppi della scienza medica del Novecento.
L’omotossicologia tedesca, legata alla scala delle diluizioni decimali di Constantin Hering (1800-1880), principale allievo statunitense di Hahnemann, fatta propria dall’omeopatia unicista a indirizzo clinico, e l’omotossicologia italiana, legata alla scala delle diluizioni centesimali di Hahnemann, formano un asse terapeutico irrinunciabile per il malato.
I due indirizzi omotossicologici rappresentano, con le loro forze unite, un costante aggiornamento ai progressi scientifici e tecnologici della medicina convenzionale, con vantaggi reciproci per ogni indirizzo terapeutico e a salvaguardia della salute pubblica, potendo affiancarsi e/o sostituirsi in modo opportuno a quei farmaci allopatici, meglio detti farmaci delle dosi ponderali, che causano, ad esempio, effetti iatrogeni..
Alle potenze o diluizioni decimali va il ruolo di rapidità di azione nella lotta antiomotossicaunitamente a presidi più articolati per curare a fondo il paziente nel suo terreno genetico e ambientale, tenendo presente l’intera sua patobiografia, il gioco delle vicariazioni, l’intera gamma della sintomatologia psichica, cioè la globalità della sua persona, lo “olos”, vale a dire l’intrinseca unità del suo essere; alle potenze o diluizioni centesimali va il ruolo di consolidare il successo iniziale bloccando ogni possibilità di vicariazione progressiva, cioè delle fasi di peggioramento, involuzione e cronicizzazione. Strategicamente, il centro di gravità della diagnosi e della terapia viene dall’Omotossicologia spostato dal livello somatico al livello psichico.
Così può giungere veramente a fondo l’azione delle alte diluizioni, di schietta fattura hahnemanniana, dinamicamente protesa al di là dell’unità molecolare, verso le particelle minime che ruotano intorno all’atomo.
E’ possibile quindi ricostruire un centro di gravità diagnostico-terapeutica che prenda in considerazione olisticamente,
appunto, il piano fisico e mentale perché è su questi livelli incessantemente interagenti che ogni essere umano si autostruttura spiritualmente come un unicum che come tale va interpretato per essere curato.

La terapia in omotossicologia
E’ necessario intervenire con una terapia che: agisca a livelli distinti, non determini importanti peggioramenti, offra
risultati chiari a livello tissutale. Ogni rimedio omotossicologico può essere opportunamente definito come un “farmaco sinergico”: esso agisce infatti sia sul piano orizzontale (è solitamente composto da più rimedi aventi un tropismo comune)
che su quello verticale (per la presenza contemporanea di varie diluizioni dei rimedi).
Esistono farmaci omotossicologici che agiscono a vari livelli, sempre tuttavia estremamente caratterizzati ed anche per questo è sempre necessario individuare con chiarezza e precisione la situazione clinico-anatomopatologica del paziente in ogni suo aspetto.
Man mano che il farmaco diventa più complesso, più ampia e più facilmente individuabile è la sua azione.
Rimedi di Fase: rimedi di stimolo globale e generalizzato sull’organismo (per il loro uso è necessaria l’individuazione della Fase di malattia che sta vivendo il quel momento il malato).
Rimedi di Funzione o di Organo: rimedi più specifici, che servono spesso a rifinire e completare una strategia terapeutica relativa ad un organo o ad una funzione (per il loro uso è necessaria l’individuazione fisiopatologica della situazione del malato).

Classificazione dei Rimedi Omotossicologici
Farmaci Singoli (tutti a diluizione bilanciata):
- Omeopatici Singoli
- Catalizzatori Intermedi
- Allopatici Omeopatizzati
- Nosodi
- Organi di suino

Rimedi composti:
- Composti semplici
- Composti della Patologia Funzionale
- Omotossicologici propriamente detti:
l) Tissutali, 2) Di stimolo di fase aspecifica

Apporto farmacologico dell’Omotossicologia all’Omeopatia
Il farmaco omeopatico è la base di partenza degli studi omotossicologici
Attraverso un:
- Approfondimento teorico omeopatico si ha:
l’introduzione della diluizione bilanciata
- Ampliamento della teoria dei nosodi ed uno studio clinico si ha: l’introduzione dei nuovi nosodi
- Applicazione della teoria organoterapica e degli studi di anatomia comparata si ha:
l’introduzione degli Organi di suino
- Applicazione della conoscenza e della tecnica omeopatica alla farmacologia allopatica si ha:
l’introduzione degli Allopatici Omeopatizzati
- Applicazione dell’Omeopatia agli studi di biochimica cellulare si ha:
l’introduzione dei Catalizzatori intermedi Rimedi omeopatici singoli

Potenza: Diluizione e dinamizzazione delle sostanze omeopatiche di base

Denominazione
Diluizione
Sinonimo
D
decimale l:l0
X
C
centesimale l:100
CH
Q
cinquantamillesimale1:50000
LM
X o K
Korsakoviane l:100
Korsakoviane

Grado di potenza:
- Potenze basse: D1 – D6 / Cl – C3 oppure entro la D6, entro la 6CH, la 200K, la 6/LM o 6/50M
- Potenze medie: D7 – Dl5 / C4 – C6 oppure tra la 7CH e la 9CH, la 100K, la 9/LM o 9/50M
- Potenze alte: D30 / Cl5 oppure tra la 15CH e 200CH, la 10000K, la 30/LM o 30/50M

L’OMOTOSSICOLOGIA in quanto OMEOPATIA BIOCHIMICA utilizza i mediatori biochimici cellulari in forma omeopatica per influenzare le reazioni cellulari L’Omotossicologia agisce nella biochimica cellulare con:
Catalizzatori intermedi del ciclo di Krebs, influenzano la produzione di energia e la sintesi proteica
Chinoni, influenzano la produzione di energia ed i meccanismi di ossido-riduzione cellulare

I farmaci convenzionali causano:
- Soppressione del meccanismo fisiologico dell’infiammazione
- Blocco del ciclo di Krebs per l’utilizzazione dei metaboliti per chelare le tossine
- Danno del DNA: mutazioni e sintesi di errate proteine

Catalizzatori
Sono sostanze biochimiche che inducono, acceleranoo interrompono, reazioni cellulari. Il processo in cui intervengono i catalizzatori è quello della catalisi a livello cellulare.
In particolare con i catalizzatori possiamo influenzare il ciclo di Krebs e determinare a seconda del catalizzatore impiegato accumuli o deplezioni di sostanze enzimatiche.
Un blocco del ciclo di Krebs causa gravi danni cellulari e la cellula è portata ad assumere caratteristiche funzionali anomale: Glicolisi Anaerobica tipica della cellula neoplastica
E’ una via primitiva e antieconomica di produzione di ATP utilizzata da cellule libere (globuli rossi) e da cellule cancerogene.
Catalizzatori intermedi omeopatizzati 
Sono le sostanze biochimiche che, diluite omeopaticamente, influenzano reazioni metaboliche specifiche a livello cellulare
La possibilità di disporre dei catalizzatori intermedi in diverse diluizioni ci permette di influenzare in vario modo il metabolismo cellulare:
Bassa diluizione, stimola una reazione
Alta diluizione, inibisce una reazione
Catalizzatori intermedi del ciclo di Krebs 
Acidum-Ketoglutaricum: Ipofunzione, spasmofilia
Acidum cis-aconitum: Iperreattività,
Ipersensibilità, Allergia
Acidum nitricum: Esaurimento, Ipersensibilità
Acidum fumaricum: Intossicazione, Disordine metabolico
Acidum malicum: Iporeattività, patologie croniche
Acidum succinicum: Esaurimento, Stress, Anemia
Natrium oxalaceticum: Suscettibilità alla malattia, Allergia alimentare
Natrium pyruvicum: Convalescenza, Intossicazione, tendenza cronica
Mg Mn phosphoricum: Perdita di energia
Baryum oxalsuccinico: Insufficienza ormonali
Chinoni
Sostanze, assai diffuse in natura, che hanno in comune il grande tropismo per l’ossigeno.
Sono chinoni gli enzimi, fondamentali per il trasporto elettronico, che si trovano a livello mitocondriale. Hanno un ruolo chiave nell’utilizzazione dell’ossigeno da parte della cellula.
Sostanze tossiche normali in natura correlate al processo di degenerazione e morte di foglie e vegetali in generale.
La colorazione giallo-bruna di funghi e pigmenti vegetali è dovuta proprio ai chinoni.
Sostanze di tipo chinonico si formano fisiologicamente nell’organismo, a vari livelli, nell’ambito dei processi di ossido-riduzione.
In alcune situazioni patologiche, la loro concentrazione tissutale aumenta abnormemente: per assunzione di tossici chimici ambientali, per eccesso di lassativi, per blocchi nel ciclo di Krebs, ecc
La loro presenza viene tipicamente denunciata dall’imbrunimento del tessuto affetto e da alterazioni circolatorie locali Rappresentano dei potenti radicali liberi che, in eccesso a livello tissutale, hanno spiccatissime capacità di ossidazione. Queste stesse sostanze, introdotte nell’organismo in forma omeopatica, spiazzano gli analoghi radicali liberi tossici che bloccano a vari livelli la funzionalità cellulare e la respirazione cellulare e depurano la cellula.
Il chinone omeopatico permette uno sblocco efficace: vengono riattivate le ossidazioni, si innalza la temperatura corporea, compaiono i sintomi legati al ripristino della reattività organica che talora si traducono in una reazione di aggravamento di tipoespulsi vo-infiammatorio.
Nosodi
In base all’eziologia delle patologie originarie, che generano una risposta immunologica insufficiente e, in conseguenza
della loro cronicizzazione, si utilizzano diversi tipi di nosodi:
- Nosodi virali
- Nosodi batterici
- Associazione di nosodi
- Nosodi da organi
- Nosodi costituzionali
Metodo di Prescrizione del Nosodi per:
- Similitudine sintomatica, secondo la legge di similitudine omeopatica
- Similitudine eziologica anamnestica rispetto a una malattia antica apparentemente curata.
- Similitudine eziologica attuale (associato con i rimedi omotossicologici/omeopatici spesso di drenaggio del mesenchima) Al termine di una patologia acuta o immediatamente dopo. Dopo una vaccinazione

Come un qualsiasi rimedio omeopatico:
Prescrivere dopo un inquadramento clinico globale o dopo la selezione di un gruppo di sintomi di valore massimo che si incontrano nel paziente, indipendentemente dalla sua patologia.
Per considerazioni eziologiche: si considera la malattia che è alla base dei disturbi del paziente, studiandone i dati clinici di laboratorio o i sintomi attuali del paziente.
Nosode specifico per la malattia che ha portato il paziente all’attuale situazione patologica.

Nosodi di Causa
Dopo una patologia acuta
I nosodi inducono più rapidamente l’eliminazione delle tossine depositate nel mesenchima (vicariazione regressiva). In tal modo si eliminano gli agenti eziologici, i depositi residui di patogeni (foci patogeni latenti) e le colonie di agenti che non sono patogeni (escrezione permanente). Utile dopo una malattia infettiva (rosolia, influenza..).
Azione a livello del mesenchima con un meccanismo di tipo immunologico, riduce la iper-risposta immunoglobulinica. Nosodi costituzionali
Azione sulla costituzione e sul temperamento: Nosodi costituzionali
Azione sugli organi e tessuti: Nosodi Costituzionali (patologie croniche e degenerative).
Nosodi: alte diluizioni: agiscono a livello generale informando il sistema immunologico
basse diluizioni: agiscono a livello tissutale stimolando il sistema immunologico
Prescrizione del Nosode
Nelle fasi cellulari delle malattie
Nei blocchi
Nelle patologie autoimmuni
Nelle allergopatie
In fasi umorali reattive, quando c’è una componente discrasica tissutale.

Rimedi Organo Terapici
Rimedi che si elaborano a partire da organi di animali, parti di organi, cellule, organuli e compartimenti cellulari, liquidi cellulari o extracellulari

Azione dei rimedi organoterapici
a) Influenza sulla funzione dell’organo:
riduzione della funzione
stabilizzazione
stimolazione
b) Influenza sulla struttura dell’organo:
Induce una reazione di tipo anticorporale
Reazioni maggiori se minori e più ponderali sono le diluizioni

Organo terapici:
alte diluizioni: moderano l’attività dell’organo corrispondente
basse diluizioni: stimolano l’attività dell’organo corrispondente
Tappe della prescrizione
1. Individuare l’organo danneggiato e gli organi che ne risentono secondariamente
Analisi di laboratorio, Iridologia, Repertorio Omotossicologico, Diagnostica cinese
2. Individuare il tipo di disfunzione
Iperfunzione – Infiammazione
Squilibrio funzionale
Ipofunzione – Atrofia
Organo in iperfunzione
Alte diluizioni somministrate in lunghi intervalli di tempo
Via endovenosa
Organo in disfunzione
Cocktail di diluizioni somministrato a medi intervalli
Via intramuscolare
Organo in ipofunzione
Basse diluizioni somministrate frequentemente
Via subcutanea locale

Fasi di azione

1. Fase preliminare
Utilizzo del rimedio corrispondente all’organo danneggiato associato con altri organoterapici funzionalmente complementari, per attivare anche questi organi e permettere così che canalizzino le eventuali tossine che l’organo più compromesso può espellere nell’ambito di una buona reazione difensiva.
2. Fase di stimolo reattivo
Utilizzo del rimedio corrispondente all’organo danneggiato in diluizione più bassa rispetto alla prima fase, spesso mescolato con rimedi omeopatici con azione specifica sull’organo e che considerano l’eziologia della lesione.
Spesso, in questa seconda fase, si utilizza l’autoemoterapia che potenzia la reattività immunologica dell’organismo.
Ci sono maggiori reazioni di aggravamento, come infiammazione, se la situazione clinica è grave e se si utilizzano basse diluizioni, però questo effetto si riduce se si utilizzano sempre contemporaneamente rimedi di drenaggio a livello dei diversi organi implicati nella risposta organica.
Importanza di individuare il tropismo organico della malattia organo-terapico specifico
L’impiego di organi di suino induce un’attivazione delle funzioni organiche, un risveglio generale della reattività e cosìuna maggior sensibilità e capacità di risposta dell’organismo alla terapia seguente.
Il loro impiego è fondamentale nella terapia delle malattie croniche
A cura del Dr. Paolo Roberti

BIBLIOGRAFIA
1) Ordinatio
Antihomotoxica et Materia Medica, Biologische Heilmittel Heel GmbH, BadenBaden, VIII edizione, versione italiana, Milano, 1998
2) Bianchi I.: Repertorio OmeopaticoOmotossicologico. Guna Editore srl, Milano, 1993
3) Bianchi I.: Materia Medica Omotossicologica, Guna Editore srl, Milano, 1993
4) Reckeweg H.H.: Omotossicologia. Prospettive per una sintesi della medicina, Guna Editore srl, Milano, 1988
5) Reckeweg H.H.: Materia Medica Omeopatica, Guna Editore srl, Milano, 1990
6) Reckeweg H.H.: Repertorio Omeopatico, Guna Editore srl, Milano, 1993
7) Roberti P.: Uso di farmaci omotossicologici in un Centro di Salute Mentale del Servizio Sanitario Nazionale: studio aperto in un gruppo di area diagnostica omogenea. La Medicina Biologica, 3:15-21,2003
8) Roberti P.: Lo status giuridico delle Medicine Non Convenzionali in Italia e in altre nazioni occidentali. Anthropos & Iatria, 2:72-87, 2003