Dietologia

Classificazione del peso: andare oltre il BMI

Per classificare i vari gradi di sovrappeso si utilizza l’Indice di Massa Corporea (IMC) o BMI (Body mass index) che è un indice risultante dal rapporto tra il peso corporeo espresso in kg e l’altezza dell’individuo espressa in m2.
primosceham

Il BMI è un valido indice di rischio di morbilità e mortalità per osservazioni di popolazione mentre nella valutazione del sovrappeso, nel singolo soggetto, nasconde in sé dei grossi limiti soprattutto quando viene riferito a persone che praticano regolarmente sport e hanno una massa muscolare sviluppata (atleti). Questo indice infatti, deriva da un calcolo “approssimativo” che non tiene conto della composizione corporea dell’individuo e quindi della distribuzione di massa muscolare, massa grassa, acqua e massa ossea.

Un classico esempio è quello nell’immagine riportata a sinistra:

Entrambi presentano un valore di IMC classificabile come obesità di I grado (33.9 kg/m2), ma la composizione corporea dei due soggetti è ben differente, essendo molto ben sviluppata la massa muscolare nel body Builder.

Non è più sufficiente quindi definire il sovrappeso e l’obesità usando solo delle formule ma è indispensabile conoscere la composizione corporea di un soggetto perché il peso misurato dalla bilancia è in realtà il risultato di massa grassa, muscoli, ossa e acqua.

Pertanto possiamo dire che l’IMC non è un predittore accurato della massa grassa di un individuo perché il suo numeratore cioè il peso corporeo in kg non esprime solo la massa grassa.

Come stimare dunque la percentuale di massa grassa e muscolare di un individuo?

Tecniche radiografiche quali la DEXA (Dual-energy X-ray Absorptiometry), la TAC (tomografia computerizzata) e la RMN (risonanza magnetica nucleare) si prestano a questo scopo.

La DEXA, per esempio, permette di effettuare una valutazione sia in peso che in percentuale della massa magra e della massa grassa nei differenti distretti corporei; individuando le zone di accumulo di grasso e quantificando il loro peso in grammi.

I limiti di queste attrezzature sono il costo elevato e la scarsa accessibilità.

Pertanto viene più spesso utilizzata la Bioimpedenziometria (BIA):

La BIA è un esame di tipo bioelettrico per l’analisi quantitativa e qualitativa della composizione corporea e dello stato nutrizionale del soggetto. In rapporto alla percentuale di massa grassa, al di là del peso corporeo, si possono classificare i vari gradi di sovrappeso. Paradossalmente possono esistere persone normopeso per BMI che sono in uno stato di sovrappeso e viceversa persone sovrappeso per BMI che possono avere una composizione corporea ottimale.

Ai fini della valutazione del rischio malattia è bene considerare non solo l’eccesso di massa grassa ma la sua distribuzione. Il grasso sottocutaneo, quello visibile, ha un significato principalmente estetico, funzionale mentre quello interno a livello addominale e viscerale si associa al rischio relativo per le malattie cardiovascolari e metaboliche . Quest’ultima, definita anche obesità viscerale o androgena, è caratterizzata dall’accumulo preferenziale di grasso in sede intra-addominale e periviscerale, a differenza dell’obesità ginoide o periferica nella quale il tessuto adiposo è maggiormente localizzato a livello sottocutaneo.

Si deduce perciò l’importanza della misurazione della circonferenza vita, un metodo semplice e veloce per stimare la quantità di grasso presente nella regione addominale.

Questa misura antropometrica diventa un parametro particolarmente utile nella valutazione di soggetti classificati come normopeso e sovrappeso in base all’IMC.

I valori di circonferenza vita consigliati sono <80 cm per le donne e <94cm per gli uomini.

Si parla di obesità addominale se la circonferenza vita è superiore a 88 cm nelle donne e a 102 cm negli uomini.

La circonferenza addominale, secondo il protocollo di NHANES III viene misurata appena al di sopra della porzione superiore del bordo laterale della cresta iliaca posizionando il nastro tutto intorno all’addome senza comprimerlo.

Per avere una stima ancor più precisa del grasso addominale si utilizza il VISCAN:

Il VISCAN è uno strumento che analizza il grasso intraddominale (viscerale), la massa grassa totale a livello del tronco e misura automaticamente con la tecnologia laser la circonferenza ombelicale.

È un esame non invasivo che viene effettuato in pochi minuti in posizione supina.
E’ una condizione che interessa l’area metabolica energetica ma anche quella psicocomportamentale particolarmente compromessa nel 30/40% di soggetti obesi che presentano un disturbo da fame compulsiva, il Binge Eating Disorder ( BED)Utilizzare solo il BMI per valutare il grado di sovrappeso può indurre, quindi a grossolani errori. Essendo il sovrappeso una condizione multidimensionale, non ci si può limitare al solo rapporto peso altezza senza indagare le varie dimensione coinvolte.

l soggetti affetti da BED sperimentano l’incapacità di potersi fermare, subiscono il cibo, il senso di disgusto e la colpa che segue l’abbuffata. Non vanno trattati con la dieta ma con specifici programmi di riabilitazione psico nutrizionale.

Di recente un notevole interesse è rivolto al campo della Food addiction ( dipendenza da cibo) che interessa un altrettanto numero cospicuo di soggetti con obesità che hanno un comportamento alimentare impulsivo che li porta ad assumere grandi quantità di cibo alla ricerca del piacere più mentale che fisico. Programmano l’abbuffata e l ‘attesa ne procura piacere come l’atto del mangiare, non hanno sensi di colpa a differenza dei soggetti con BED.

Il cibo come temporaneo medicamento, balsamo per le emozioni che non si riescono a gestire altrimenti, è presente in altri soggetti che potrebbero essere collocati nella categoria del confort eating.

Alla luce di quanto sopra è bene guardare ai numeri della bilancia, del metro e degli esami strumentali ma anche e ,forse vale di più, alle persone, ai vissuti e al funzionamento perché solo soffermandoci su questo possiamo fare una valutazione completa e dare risposte mirate .

Essere in sovrappeso interessa l’area estetica, funzionale e delle malattie, la valutazione pertanto dovrebbe essere sempre fatta in ambito medico, specialistico e multidisciplinare. Professionisti coinvolti sono i medici ma anche psicologi, dietisti e nutrizionisti inseriti in un contesto unitario.

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ABORTO NON VUOL DIRE CONTRACCEZIONE

II problema è certamente urgen­te, anche per porre un freno ai 209.954 aborti (1985) «ufficiali» ed ai quasi 300.000 clandestini, questi ultimi in gran parte riguardanti minorenni o comunque, giovanissime.
Tale aumento della sessualità tra i giovanissimi è indubbiamente favorito da fattori biologici, quali l’anticipazione della libertà e dell’età fertile, come documentato da diversi Autori.
Negli ultimi decenni si è infatti osservata nei paesi europei e nordamericani, la tendenza all’anticipazione del menarca di 3-4 mesi ogni decade, probabilmente per le migliorate condizioni alimentari ed igienico-sanitarie.
L’età media di comparsa del menarca è attualmente di 14-15 anni nei paesi rurali in via di sviluppo, mentre e di 12,5-13,5 anni nelle aree urbane di tutto il mondo.
Questi dati di fatto fanno ragio­nevolmente concludere che l’uso della pillola nelle giovanissime sia giustificato.

Luci ed ombre della contraccezione in Italia
Per contraccezione si intende il controllo della fertilità impedendo la fecondazione in via temporanea.
La contraccezione rappresenta pertanto uno dei mezzi per il controllo della fertilità (altri mezzi sono: l’aborto indotto, l’astinenza sessuale, la sterilizzazione).
Solo una certa percentuale di donne in età fertile desidera avere figli; per molte la gravidanza costituisce un ostacolo o un problema per le più diverse ragioni (professione, situazione economica, problemi di alloggio, ecc.) o addirittura un rischio (età avanzata, rischi genetici, malattie di cuore o di reni, ecc.). La scelta contraccettiva è adeguata solo quando il soggetto ottiene dalla società tutte le informazioni riguardanti le varie metodiche (scuola, Sistema Sanitario Nazionale, mass media), così da poter rapportare il rischio al beneficio relativamente alla propria situazione.
La mancanza di adeguate informazioni, ad esempio, ha determinato in molte nazioni il fallimento dei programmi di contraccezione per le giovanissime.
Le scelte contraccettive sono profondamente mutate negli ultimi vent’anni e la linea di tendenza moderna privilegia chiaramente i metodi più efficaci, primo in assoluto la pillola.
Purtroppo il nostro Paese vede sempre un notevole numero di interruzioni volontarie della gravidanza.
Notevoli sono poi le variazioni regionali riguardanti l’uso della pillola: si va dal 14,4% del Trentino-Alto Adige al 2,8% della Basilicata. Genericamente si può dire che l’uso della pillola è strettamente legato alla realtà socio-economica di ogni singola regione.
Sulla contraccezione in Italia, l’International Health Foundation ha compiuto un interessante studio su un campione di donne tra i 15 ed i 45 anni. Ne sono emerse informa­zioni interessanti, ma anche segni di disinformazione e di pregiudizio incredibili. L’indagine risale a qualche anno fa e molti dati che vi emergono sono da conside­rarsi superati, grazie soprattutto all’affidabilità ed all’innocuità delle pillole di ultima generazione.

LA PILLOLA IN ITALIA (1985)…. E GLI ABORTI INDOTTI

 

Aborti (per 1000 donne) (15 – 49 anni)

Pillola percentuale d’uso (15 – 45 anni)

Italia Settentrionale
Piemonte

18.4

7.0

Valle D’Aosta

18.5

12.6

Lombardia

14.9

8.1

Trentino Alto Adige

10.0

14.4

Veneto

6.7

6.6

Friuli

16.6

6.8

Liguria

17,5

8.5

Emilia

20.9

7.3

Italia Centrale
Toscana

19.0

6.1

Umbria

21.1

4.2

Marche

14.7

4.1

Lazio

19.0

5.1

Abruzzo

15.9

4.7

Sardegna

11.8

8.6

Italia Meridionale
Molise

14.6

3.3

Campania

11.0

3.1

Puglia

27.7

3.7

Basilicata

11.1

2.8

Calabria

8.0

2.9

Sicilia

11.6

4.7

 

LA PILLOLA IN EUROPA (1985)

 

PAESE

%

Belgio

38.4

Olanda

36.9

Francia

33.0

Svezia

31.6

Germania

31.0

Austria

26.2

Svizzera

22.0

Inghilterra

21.9

Portogallo

21.0

Finlandia

14.0

Spagna

13.6

Irlanda

11.0

ITALIA

7.3

Turchia

3.9

Grecia

1.9

 

Metodo anticoncezionale seguito:
30 % non segue alcun metodo
27% coito interrotto e/o astinenza periodica
23% profilattico
20% altri metodi

L’informazione alla donna viene fornita da:
64% Ginecologo
13% Consultorio
12% Amiche
11% Altri

Mini storia della pillola
La pillola anticoncezionale – ben presto diventata «la pillola» per antonomasia – nacque nel luglio 1960 quando Gregory Pincus la presentò a Co­penaghen al Congresso Internazio­nale sul controllo della fertilità.
Gli anni non sono passati invano. Almeno quattro generazioni di pillole si sono succedute, sempre con continui miglioramen­ti, tanto che le pillole moderne hanno ormai dosaggi ormonali bas­sissimi e sono pressoché prive di qualsiasi effetto collaterale.
Grazie a questi progressi, la pil­lola andava incontro ad un rapido successo nei paesi industrializzati ed in tutte quelle società avanzate che vedevano in essa il mezzo più efficace ed economico per attuare una procreazione responsabile a prova di errore.
Ma non fu un cammino privo di ostacoli. Cominciarono ad appari­re studi, rivelazioni, articoli che sottolineavano diversi aspetti ne­gativi della concentrazione orale ed i rischi potenziali per le donne che usufruivano di questa forma di controllo delle nascite.
La conseguenza fu ovvia e com­portò un massiccio ripensamento da parte della classe medica e delle donne nei confronti dell’uso della pillola.
Fu un castello che bisognò smontare pezzo dopo pezzo, avvalendosi di studi estremamente qualificati e degli indubbi progressi che il passare degli anni comportava nella formulazione della pillola.
Gli esempi possibili sono tanti.
Nel 1981, in Gran Bretagna, venne pubblicato da «Lancet» uno studio multicentrico che dimostrava un costante e sensibile declino della mortalità da malattie cardiocircolatorie nelle donne in età fertile, tra il 1961 ed il 1976, quando cioè l’uso della pillola era estremamente diffuso tra le inglesi.
L’ultimo episodio ha fatto cadere anche l’accusa che la pillola favorisca l’insorgere del cancro al seno. L’accusa, nata negli USA, dove 1 donna su 13 può aspettarsi di essere colpita da un cancro al seno, è rimbalzata in Europa, con­tribuendo non poco a mettere ancora nel dubbio le donne che ricorrevano alla contraccezione orale.
Gli studi compiuti in passato, sia per confutare che per confermare tale tesi, avevano il difetto di essere stati compiuti su campioni fem­minili troppo ridotti ed erano troppo a ridosso dell’assunzione di an­ticoncezionale. Poi l’autorevole «The New En­gland Journal» ha pubblicato i ri­ultati di uno studio compiuto su 4.711 donne tra i 20 ed i 54 anni che avevano avuto un tumore al seno ed un gruppo di controllo di 4.754 donne scelte a caso nelle stesse fasce d’età.
I risultati della grande indagine sono stati rassicuranti: le donne che hanno preso la pillola per periodi più o meno lunghi non hanno maggiori probabilità di sviluppare un tumore della mammella rispetto alle donne che non hanno mai usato la pillola.
Le quattro qualità indispensabili per una buona contraccezione sono:
l’efficacia,
l’innocuità,
la reversibilità (Ia donna ridiventa fertile sospendendo la pillola),
l’accettabilità.
Efficacia:
La pillola è al primo posto con una percentuale di sicurezza che rasenta il 100%, come testimoniano gli oltre 100 milioni di donne che oggi prendono la pillola. Da quando esiste, la pillola ha subìto una vera rivoluzione, pervenendo a formulazioni con sempre minore dosaggio di principi attivi. Un progresso in questo settore è rappresentato dalla pillola trifasica, che unisce i vantaggi della più bassa dose di ormoni in assoluto (il 30% in meno rispetto alle monofasiche moderne: un grammo di ormoni in 30 anni di trattamento) con quello di uno schema di somministrazione che riproduce l’andamento fisiologico del ciclo mestruale. Nel ciclo mestruale fisiologico, infatti, la quantità di ormoni prodotti nel corpo della donna non è costante nell’arco del ciclo, ma varia nelle tre fasi del periodo femminile: la fase che segue immediatamente la mestruazione, quella che coincide con l’ovulazione, quella che precede la mestruazione successiva.
Innocuità:
è legata alle caratteristiche della trifasica, fedele all’andamento naturale del ciclo, tanto da annullare possibili effetti collaterali. Questa pillola non solo non da effetti collaterali, ma migliora gli eventuali disturbi esistenti prima del trattamento: acne, nausea, mal di testa, tensione mammaria, dismenorrea; inoltre non produce aumenti della pressione del sangue e non altera il metabolismo dei grassi e degli zuccheri. Vengono così a cadere le controin­dicazioni per la donna diabetica, per quella che ha problemi di varici, per l’adolescente, per la quarantenne. Alla Trifasica la scienza medica riconosce tre vantaggi:
- non fa ingrassare
- non provoca la comparsa di peluria
- migliora l’acne preesistente
Reversibilità:
é una caratteristica peculiare della trifasica che permette il più completo ripristino della fertilità dopo 10-15 giorni dalla sospensione del trattamento.
Accettabilità:
le ultime statistiche danno un incremento nei consumi della pillola di circa il 20%.

pubblicazione del marzo 1987

Alimenti senza glutine mutuabili

AZIENDA Prodotto ALIMENTA 2000 Cartucce Vesuvio ALIMENTA 2000 Cornetti al Cioccolato ALIMENTA 2000 Cornetti vuoti al cioccolato ALIMENTA 2000 Cornetti vuoti Crema ALIMENTA 2000 Cornetti vuoti marmellata ALIMENTA 2000 Crostatine al cioccolato ALIMENTA 2000 Crostatine alla marmellata ALIMENTA 2000 Farfalle Vesuvio marmellata e cioccolato ALIMENTA 2000 Freselle Vesuvio ALIMENTA 2000 Girandole Vesuvio ALIMENTA 2000 Savoiardi Vesuvio ALIMENTA 2000 Taralli alle mandorle ALIMENTA 2000 Tronchetti Vesuvio ALPROMA Le Asolane ALPROMA Le veneziane 100% farina mais BARILLA Wasa gallette di riso e mais BAULE VOLANTE Specialità di mais spaghetti BAULE VOLANTE Spirelli di mais pomodoro e spinaci BAULE VOLANTE Tagliatelle di mais CELIAPAN Focaccia CELIAPAN Pane fresco CELIAPAN Pizza CEREALVIT Bio Choco più CEREALVIT Bio Corn flakes senza glutine COPHARMA Baguette COPHARMA Baguette arricchite con calcio COPHARMA Biscotti al cioccolato COPHARMA Biscotti noci Hawai e miele COPHARMA Crackers al rosmarino COPHARMA Crackers naturali COPHARMA Crackers paprika COPHARMA Farina COPHARMA Farina per pane COPHARMA Farina per dolci COPHARMA Fondo precotto per focaccia al rosmarino COPHARMA Fondo precotto per pizza COPHARMA Fusilli al pesto COPHARMA Fusilli alla parmigiana COPHARMA G-free snack alla mela COPHARMA G-free snack all’albicocca COPHARMA G-free snack al mirtillo COPHARMA Merendine al limone COPHARMA Merendine al cioccolato COPHARMA Mini party COPHARMA Pan brioche COPHARMA Pan carré COPHARMA Pan carré integrale COPHARMA Pan di semi COPHARMA Pane casareccio COPHARMA Panini COPHARMA Panini ricchi in Fibre COPHARMA Pasta di grano saraceno e riso vari formati COPHARMA Pasta di riso e mais vari formati COPHARMA Penne al pomodoro e basilico COPHARMA Penne alla vesuviana COPHARMA Plum cake al cioccolato COPHARMA Plum cake al limone COPHARMA Rigatoni ai funghi COPHARMA Rigatoni alla carbonara COPHARMA Tostine DMF Couscous DMF Harisin Celigali DMF Harisin Bastoncitos DMF Harisin Bizcochos DMF Harisin Cubanitos DMF Harisin Delicias all’albicocca DMF Harisin Delicias cacao DMF Harisin Delicias fragola DMF Harisin Farini DMF Harisin Montecados DMF Harisin Negritos DMF Harisin Pasta DMF Harisin Pastas de almendra DMF Harisin Roscelli DMF Harisin Tostadas DMF Semolino Taranis DR. SCHAR Baguette pane DR. SCHAR Biscotti DR. SCHAR Biscotti con cioccolato DR. SCHAR Biscottini DR. SCHAR Brioches DR. SCHAR Cialde wafer DR. SCHAR Cioccolini biscotti crema caco DR. SCHAR Crackers DR. SCHAR Crackers salati DR. SCHAR Duo pane bianco DR. SCHAR Ertha pane nero DR. SCHAR Fantasia torta DR. SCHAR Farina dietetica per pane e pasta DR. SCHAR Fette biscottate DR. SCHAR Fettuccine alla carbonara DR. SCHAR Frollini biscotti alla pastafrolla DR. SCHAR Fusilli alla toscana DR. SCHAR Grissini DR. SCHAR Lebkuchen pan pepato DR. SCHAR Maccheroni alla parmigiana DR. SCHAR Magdalenas merendina albicocca DR. SCHAR Meranetti merendine DR. SCHAR Mix A margherita preparato per torta DR. SCHAR Mix B preparato per pane DR. SCHAR Mic C farina dietetica per dolci e cucina DR. SCHAR Nocciolì biscotti alle nocciole DR. SCHAR Pan carré pane bianco DR. SCHAR Pane panini DR. SCHAR Panettone DR. SCHAR Panini pane bianco DR. SCHAR Pasta dietetica DR. SCHAR Pasta lasagne prodotto dietetico DR. SCHAR Pepitas biscotti con gocce di cioccolato DR. SCHAR Pizza fondo per pizza DR. SCHAR Pizzirilli crackers DR. SCHAR Rustico pane ai cereali DR. SCHAR Salatini bastoncini salati DR. SCHAR Savoiardi biscotti dietetici DR. SCHAR Snack wafers al cioccolato con nocciole DR. SCHAR Sunna pane integrale DR. SCHAR Vital gluteno farina tipo integrale DR. SCHAR Vital muesli DR. SCHAR Wafer caco DR. SCHAR Wafer nocciole DR. SCHAR Wafer vaniglia DR. SCHAR Biscottini DR. SCHAR Bon Matin DR. SCHAR Focaccia DR. SCHAR Pan gratì fette biscottate macinate DR. SCHAR Vital fette croccanti DS FOOD Croissant surgelati DS FOOD Hamburger pane al sesamo surgelato DS FOOD Lasagne surgelate DS FOOD Millefoglie pasta sfoglia surgelata DS FOOD Pizza margherita surgelata DS FOOD Pizza vegetariana surgelata DS FOOD Ravioli alla ricotta ed erbette surgelati DS FOOD Sandwich pane bianco surgelato DS FOOD Tortellini con ripieno carne surgelati ERMA Amaretto con cioccolato al latte Happy farm ERMA Biscotti semplici Happy farm ERMA Biscotti con Yogurth Happy farm ERMA Biscotti gocce al cioccolato Happy farm ERMA Crackers Happy farm ERMA Crackers gusto pizza Happy farm ERMA Crackers salvia e rosmarino Happy farm ERMA Dolcetti al mais Happy farm ERMA Ghirondini con cioccolato al latte Happy farm ERMA I Moreschi Happy farm ERMA Le frolle al mais Happy farm ERMA Le waferine Happy farm ERMA Pasta vari formati Happy farm ERMA Wafer limone Happy farm ERMA Wafer vaniglia Happy farm ERMA Wafer cappuccino Happy farm FARMO Cocco FARMO Croccante FARMO Finax gluten free fibre pan FARMO Finax gluten free inulin low protein FARMO Lemoncream FARMO Muffin FARMO Musli FARMO Pasta mix FARMO Prontocream FARMO Fibre past FIORENTINI ALIMENTARI Basi per pizza FIORENTINI ALIMENTARI Biscotti al cioccolato FIORENTINI ALIMENTARI Biscotti di mais FIORENTINI ALIMENTARI Biscotti di mais con albicocche FIORENTINI ALIMENTARI Bocconcini FIORENTINI ALIMENTARI Brioches FIORENTINI ALIMENTARI Crackers FIORENTINI ALIMENTARI Croissants FIORENTINI ALIMENTARI Croissants al cioccolato FIORENTINI ALIMENTARI Fettine a cassetta con farina di riso FIORENTINI ALIMENTARI Fettine a cassetta leggere e croccanti FIORENTINI ALIMENTARI Fettine di mais e cereali integrali FIORENTINI ALIMENTARI Grattugiato fine FIORENTINI ALIMENTARI Preparato per panificare FIORENTINI ALIMENTARI Preparato per panificati e torte FIORENTINI ALIMENTARI Rosette FIORENTINI ALIMENTARI Wafer farciti con crema al caco FORTUNE FOOD Crackers di riso alghe marine FORTUNE FOOD Crackers di riso ananas FORTUNE FOOD Crackers di riso banana FORTUNE FOOD Crackers di riso barbeque FORTUNE FOOD Crackers di riso chilli FORTUNE FOOD Crackers di riso cocco FORTUNE FOOD Crackers di riso curry FORTUNE FOOD Crackers di riso erbe aromatiche e aglio FORTUNE FOOD Crackers di riso formaggio FORTUNE FOOD Crackers di riso fragola FORTUNE FOOD Crackers di riso naturale FORTUNE FOOD Crackers di riso originale FORTUNE FOOD Crackers di riso pepe fresco FORTUNE FOOD Crackers di riso sesamo FORTUNE FOOD Crackers di riso teriyaki GALBUSERA Zerograno frollino GLUTANO Pauly coni per gelato GLUTANO Pauly pane crisp GLUTANO Pauly riso & pomodoro H & H QUALITY FOOD Glutenout basi per pizze surgelaye H & H QUALITY FOOD Glutenout pizze con crema gianduia surgelate H & H QUALITY FOOD Glutenout pizza margherita surgelata H & H QUALITY FOOD Glutenout Torta al cioccolato surgelata H & H QUALITY FOOD Glutenout pantondi ITAL’NATURE Gallette di riso JOSS Crostatine al cioccolato surgelate JOSS Crostatine alla crema surgelate JOSS Delizie di spinaci surgelate JOSS Gnocchi surgelati JOSS Pizza margherita surgelata JOSS Ravioli carne surgelati JOSS Ravioli ricotta e spinaci surgelati JOSS Salta in bocca surgelati MEDIFOOD Sineamin pasta MILUPA Baguette MILUPA Barrette di nocciole e cioccolato MILUPA Cakes di mais MILUPA Cakes di mais albicocca MILUPA Cakes mais cioccolato MILUPA Corn flakes MILUPA Crackers MILUPA Dolcetti al cocco con cioccolato MILUPA Dolcetti di mais al cacao MILUPA Farina per pane, pizza dolci MILUPA Ghiottocream MILUPA Girelline MILUPA Pasta vari formati MILUPA Pan carré MILUPA Pane crisp MILUPA Panini MILUPA Pasta baby vari formati MILUPA Pauly break bar MILUPA Salatini al mais MILUPA Wafer crema al limone MILUPA Wafer crema al cacao MOLINO RIVETTI Il pane di Anna preparato per dolci MOLINO RIVETTI Il pane di Anna preparato per pane NATURALBIO Amaretti NATURALBIO Barchette di riso integrale NATURALBIO Fogliette di mais e riso NESTLE’ Nolac NEW CHEOPE Corn & vegetable pasta vari formati NEW CHEOPE Vegetable e rice pasta conchiglie spirali NOVARTIS Cereal gallette di riso integrale senza sale NOVARTIS Cereal gallette di riso NUTRICIA Glutafin gran biscotto NUTRICIA Glutafin pasta conchiglie NUTRICIA Glutafin biscotto cioccolato al latte NUTRICIA Glutafin biscotti croccanti al cioccolato NUTRICIA Glutafin biscotti moretti NUTRICIA Glutafin biscotti doblò NUTRICIA Glutafin cioco-sol biscotto cioccolato fondente NUTRICIA Glutafin crackers NUTRICIA Glutafin dolce al cioccolato NUTRICIA Glutafin dolce al limone NUTRICIA Glutafin dolce alla banana NUTRICIA Glutafin fantasia di biscotti NUTRICIA Glutafin frollino NUTRICIA Glutafin colomba NUTRICIA Glutafin farina NUTRICIA Glutafin maxi baguette NUTRICIA Glutafin pan rustico NUTRICIA Glutafin pancialda NUTRICIA Glutafin pancrac fette tostate NUTRICIA Glutafin pandolce datteri e noce NUTRICIA Glutafin pane bianco NUTRICIA Glutafin panettone NUTRICIA Glutafin pasta vari formati NUTRICIA Glutafin plum cakes NUTRICIA Glutafin preparato pizza/piadina NUTRICIA Glutafin rosette NUTRICIA Glutafin snack ricoperto cioccolato crema caco NUTRICIA Glutafin wafer fragola NUTRICIA Glutafin wafer limone PLADA BI AGLUT biscotti PLADA BI AGLUT biscotti frollini senza zucchero PLADA BI AGLUT biscotti ciocofrollini PLADA BI AGLUT biscotti gocce di cioccolato PLADA BI AGLUT biscotti le frolle PLADA BI AGLUT biscottino PLADA BI AGLUT biscottino granulato PLADA BI AGLUT crackers PLADA BI AGLUT dessert crema caramel PLADA BI AGLUT dessert mela e banana PLADA BI AGLUT dessert pera e crema di riso PLADA BI AGLUT dessert vaniglia PLADA BI AGLUT farina PLADA BI AGLUT farina per pane e pasta lievitate PLADA BI AGLUT fette tostate PLADA BI AGLUT fusilli con verdure mediterr. 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ANDROPAUSA & ALIMENTAZIONE

Il fumo danneggia l’endotelio, il tessuto che riveste la superficie interna di cuore, vasi, articolazioni.

Inoltre un eccesso di nicotina non aiuta certo la libido.
Non è da meno l’alcool.
E’ molto importante anche l’alimentazione. Non si deve eccedere nel consumo di carboidrati, per prevenire sovrappeso e diabete, seguire un’alimentazione bilanciata tra proteine e carboidrati, senza eliminare del tutto i grassi (a partire dai lipidi e dal colesterolo, infatti, viene sintetizzato testosterone, l’ormone responsabile dei
principali caratteri sessuali del maschio); non bisogna assumere grosse quantità di sale, per prevenire l’ipertensione. Mangiare tanta frutta, molta verdura e soprattutto molte vitamine.
Il testosterone è implicato anche nel funzionamento della tiroide e nella protezione delle cellule cerebrali.
Considerando che in andropausa si crea un ‘ipertrofia della prostata è bene aumentare il consumo di betacarotene e alfacarotene, come il licopene, contenuto nei pomodori, nelle fragole e nei frutti di bosco.
Ma soprattutto, è importante controllare il peso corporeo. L’obesità crea infatti gravi alterazioni del sistema circolatorio perché con l’aumento di peso si produce un ritorno difficoltoso del sangue dai piedi al cuore che causa un minor apporto di ossigeno al muscolo cardiaco e al cervello.

Giacomo FIORI – dietologo
Tel. 02.76021568
pubblicazione del 2004

LA TOSSINFEZIONE ALIMENTARE

Lo stafilococco insieme al genere streptococco e corine-bacterium, sono i principali agenti responsabili di tutti i quadri patologici catterizzati dalla presenza più o meno massiccia di pus, definiti come forme porulente in uomini ed animali. 

Questi germi sono anche detti “piogeni” 

Lo stafilococco enterotossico si sviluppa a determinate condizioni che non coincidono spesso con una elaborazione significativa della tossina.
Si conoscono almeno 5 enterotossine distinte di cui 4 ( a, b, c, d) sono state purificate e studiate.
Un singolo sottotipo di stafilococco ne può produrre più di un tipo.
I Batteri che elaborano i tipi A, od il tipo A ed il tipo D, sono i maggiori responsabili di episodi tossinfettivi alimentari accertati.
Gli stafilococchi possono svilupparsi da 6,7 °C a 47°C con un optimum a 35°C, ma producono quantità apprezzabili di tossina in una fascia di temperatura più ristretta come l’enterotossina B che si sviluppa tra 15,2 °C e 43,2 °C
La enterotossina è prodotta in quantità apprezzabile so­lo quando vi è uno sviluppo notevole di stafilococchi come, secondo alcune ricerche, 3-5 milioni per millilitro di latte o 3-13 milioni per grammo di formaggio.
Inoltre è stato dimostrato che la produzione delle enterotossine cessa prima che la moltiplicazione sia inibita. Così lo stafilococco ( ceppo 100 ) si sviluppa in aerobiosi a pH 4,8 ed in anaerobiosi (cioè in assenza di ossigeno) a pH 5,7 , ma l’enterotossina A viene prodotta solo a partire da valori pH di 5 e di 6, rispettivamente, quella B a pH 4,8 e 5,5 in presenza o meno di ossigeno.
La Enterotossina B è prodotta in scarsa quantità a pH 5 pur essendo buono lo sviluppo microbico, ha un optimum a pH 6-7, non si ritrova sopra pH 9, al contrario la tossina A sembra risentire di me­no l’influenza del pH.
Gli stafilococchi ( ceppo S-6 ) resistono bene alla presenza di sale e di nitriti, producono tossina B fi­no a concentrazioni di 9-10 % di cloruro di sodio, ma riescono a crescere fino a concentrazioni del 14%
La resistenza al calore varia a seconda dei ceppi e del tipo di alimento, si ritiene comunque suffi­ciente un riscaldamento a 66°C per 12 minuti per assicurare la distruzione di cariche elevate di stafilococchi.
Le enterotossine sono ben più resistenti al calore dei batteri produttori.
Esse sono polipeptidi molto resistenti anche all’invecchiamento. Si mantengono per oltre 4 mesi a 4 °C di temperatura.
Per inattivare la enterotossina col calore occorrono:

per il Tipo A
100°C 130 min
110°C 59 min
115°C 36 min
121°C 22 min

per il Tipo B
99°C 134 min
110°C 51 min
115°C 32 min
121°C 18 min

La presenza di altri microrganismi competitori può ostacolare la crescita degli stafilococchi ed impedire o ritardare la sintesi delle enterotossine.
Pertanto le condizioni più favorevoli di sviluppo si ritrovano quando gli alimenti hanno subìto un trattamento conservativo termico~ o ~elettivo, come la salatura, che distrugge gli altri microrganismi.
La tossina ha un effetto emetizzante dovuto alla stimolazione dei centri del vomito nel cervello di uomini e scimmie (0,1- 0,4 mg per Kg di peso vivo negli adulti).
Le altre specie animali mostrano una sensibiltà molto inferiore all’enterotossina ingerita per via orale. La crescita degli stafilococchi sugli alimenti non provoca alcuna alterazione organolettica degli alimenti stessi.
Gli stafilococchi crescono bene su tutti i substrati ricchi di sostanze organiche dalla mucosa nasale e faringea, alla cute di uomini e animali ed in tutti i luoghi ricchi di materiale organico: dalla spazzatura alle letamaie concimaie delle stalle, soprattutto nei mesi caldi dell’estate.
Infatti la malattia insorge più facilmente in questa stagione.
Gli alimenti più spesso responsabili variano da nazione a nazione, anche se si riscontrano più sovente nel latte e derivati come la crema, nelle carni e nei prodotti della pesca conservati a temperatura ambiente.
Incuba da 1 a 6 ore con una prevalenza di 2-4 ore, determina un quadro clinico con sintomi digerenti improwisi, nausea, vomito, dolori addominali colici più o meno forti seguiti da diarrea a volte sanguinolenta, prostrazione senza febbre, polso filiforme frequente, sudorazione e dolore anche agli arti inferiori. I sintomi scompaiono dopo 24-48 ore, gli esiti letali sono rari.
Il principale serbatoio di infezione è l’uomo stesso, anche se gli animali hanno una certa importanza.
Gli stafilococchi sono stati isolati in persone sane nella mucosa del naso e della faringe (dal 20% al 90% della popolazione è portatrice di St. Aureus), nella cute di individui sani o affetti da suppurazioni cutanee, in animali come mucche e pecore affette o no da mastiti.
La prevenzione dello Stafilococco si basa su :
l) Prevenzione all’origine della produzione: come il controllo del latte bovino e ovicaprino nella stalla: deve risultare completamente negativo non solo a infiammazioni dell’apparato mammario ma anche alla sola presenza dello stafilococco nel latte.
Le carni durante le fasi di macellazione non devono presentare alcuna lesione purulenta.
2) Prevenzione della contaminazione degli alimenti mediante accurata pulizia delle mani del personale, astensione dal lavoro di persone affette da lesioni purulente.
3)Inibizione dello sviluppo dello stafilococco pervenuto sugli alimenti mediante conservazione con catena del freddo, oppure mediante trattamento termico.

Dott. P.Di Iorio
Veterinario
Pubblicazione Dicembre 1990

CIBO & UMORE: TUTTI I CIBI CHE FANNO BENE ALLA MENTE

 

* economiche (costi, disponibilità);
* sociali (tradizioni culturali, religione, mode, contesto famigliare);
* pratiche (tempo a disposizione, turnistica lavoro, abilità in cucina);
* psicologiche (depressione, stress, benessere) ;
* biologiche (impatto sensoriale);
* patologiche (Alzheimer, demenze, esiti insulti cerebrali).

Colore degli alimenti.
II colore è il primo aspetto degli alimenti che colpisce i nostri sensi. Crea aspettative nei confronti delle altre qualità (sapore, odore, conservazione). E’ l’impatto che, unite all’esperienza ed, in seconda battuta agli altri sensi, determina l’assunzione od il rifiuto del cibo.

Stagioni.
La coltivazione in serra consente la disponibilità dei prodotti ortofrutticoli ben oltre la loro stagionalità.
La distribuzione ortofrutticola, inoltre, per mantenere più a lungo la commestibilità, comporta la raccolta precoce e l’uso di conservanti. Questo influisce negativamente sui livelli nutritivi e sulla qualità organolettica dei prodotti finiti. Tutte le coltivazioni hanno un tempo ottimale di raccolta. II rispetto della stagionalità nei consumi ortofrutticoli garantisce la varietà e buoni livelli di apporti nutrizionali.
Più la frutta e gli ortaggi sono scuri o intensamente colorati, più sono ricchi di antiossidanti e vitamine (rovesterolo, antocianine, polifenoli). I colori tenui, pallidi, slavati sono indice di scarsitaà di micronutrimenti.
La cellula nervosa è tra le cellule che consumano più ossigeno. E’ pertanto esposta più di altre ai danni connessi
al metabolismo ossidativo: produzione di perossidi e di radicali liberi. L’apporto di vitamine antiossidanti e minerali in traccia (oligoelementi) antiossidanti, difende la cellula nervosa sia dai danni organici che da quelli funzionali (degenerazione e depressione).

COLORI – CIBO – SENSAZIONI
BIANCO Sano, sorgivo
GIALLO Aspro, fresco
ORO Lussureggiante
VERDE Salutare, naturale
ROSSO Saporito, caldo
AZZURRO Leggero
GRIGIO Anodino, melanconico
NERO Amaro

Nutriamoci di colori.
“Mens sana in corpore sano” recitavano gli antichi romani. Non è un segreto che l’efficienza fisica e quella mentale vadano di pari passo. Ma è un’acquisizione recente quella relativa all’importanza dei micronutrienti antiossidanti nella prevenzione dell’invecchiamento della cellula nervosa e della predisposizione alla depressione. Si tratta di sostanze molto colorate.
In tavola e non solo, ai colori si associano sensazioni gustative e risposte affettive. Lasciamo quindi il bianco e nero al cinema d’autore. In cucina invece prendiamoci lo schermo panoramico a colori!
Nel modello di dieta ideale (piramide alimentare), la verdura e la frutta sono in grande abbondanza, subito dopo i cereali. Bisogna fare in modo di consumare sia vegetali ricchi di vitamina C, che di vitamina A. Si tratta delle due vitamine antiossidanti che insieme ai flavonoidi ci difendono dal cancro e dall’arteriosclerosi. Come ci si deve regolare per scegliee frutta e verdura? Seguire i colori!
L’arancio, il rosso, il verde scuro sono indice di ricchezza di flavonoidi, caroteni, vitamina C; mentre il nero (more, spinaci, cavolo nero) di antocianine, precursori della vitamina A protettivi della retina. Ed allora forza con albicocche, meloni, more, arance, cachi, carote, zucche, peperoni, spinaci, cavolo nero, agretti ….

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lu Ago Sett Ott Nov Dic
Asparagi x x x
Bietole x x x x x x x x x
Cargiofi x x x x x x x
Carote x x x x x x x x x x x x
Cavolfiori x x x x x x x
Fagioli x x x x x x
Fagiolini x x x x x x x x x x x
xFinocchi x x x x x x x
Funghi freschi x x x x x x
Insalate x x x x x x x x x x x x
Melanzane x x x x
Patate x x x x x x x x x x x x
Peperoni x x x x
Pomodori x x x x x
Piselli x x x
Sedani x x x x x x x
Spinaci x x x x x
Radicchi x x x x x
Zucchine x x x x x x x
Zucche x x x x x

Omega-3.
Sigla di moda, anche sulle etichette degli yogurt e del latte. Omega tre vuol dire che il terzo legame della catena dell’acido grasso e doppia (insatura). Si tratta di acidi grassi essenziali che garantiscono la funzionalità della membrana cellulare nervosa e della guaina delle fibre nervose. In caso di carenza di omega-tre gli scambi cellulari si riducono. Tutto l’organismo ne risente negativamente. A livello di sistema nervoso, numerosi studi connettono la carenza di omega-tre a stati depressivi ed a scarsa risposta alle terapie antidepressive.
Gli omega-tre sono i grassi del pesce di mare e della frutta secca (DHA, EPA). Mettendo a confronto le curve di incidenza della depressione con quelle dei consumi di acidi grassi, si e registrata una minore frequenza di depressione nelle popolazioni abituate a consumare pesce e noci; un aumento della depressione negli Stati Uniti in concomitanza del diffondersi dell’uso di margarine e della riduzione di consumo di pesce; basso consumo di omega-tre nei depressi.

Gen Feb Mar Apr Mag Giug Lu Ago Sett Ott Nov Dic
Albicocche x x
Angurie x x
Arance x x x x x x
Castagne x x x
Ciliege x x x
Fragole x x x x x
Kiwi x x x x x x x
Lamponi x x x x x
Mele
Meloni x x x
Mirtilli x x
Noci x x x
Pere x x x x x x x x x x
Pesche x x x x
Ribes x x x
Susine x x x x
Uva x x x

Minerali.
Ferro. La carenza di ferro e spesso sottovalutata. Sopratutto nella donna fertile. Dal ferro dipendono il trasporto dell’ossigeno e l’efficienza dei processi ossidativi. Compresi quelli che danno origine ai neurotrasmettitori principali: norepinefrina, dopamina, serotonina … I primi sintomi di carenza di ferro sono la stanchezza, l’irritabilita, l’incapacita di concentrazione, l’abulia.
Selenio. E’ il principale oligoelemento antiossidante. Componente dei cosiddetti enzimi spazzini (superossidodismutasi). Difende le cellule dalla degradazione ossidativa.
Zinco. Coinvolto nei processi di riparazione tissutale. Possiede attivitàantiossidante.
Depressione. Quattro neurotrasmettitori giocano un ruolo importante nella depressione (norepinefrina, dopamina, acetilcolina, serotonina). I primi tre sono i principali regolatori del sistema neurovegetativo. La norepinefrina e la dopamina esercitano un’azione eccitatoria. L’acetilcolina un’azione modulante. II quarto, neurotrasmettitore: la serotonina, è il principale neurotrasmettitore del sistema neuroenterico e del sistema limbico.
E un neurotrasmettitore connesso a sensazioni quali la tranquillità, la fiducia in se stessi, l’appagamento.

Difetti di amine biogene (norepinefri­na, dopamina); eccessi di acetilcolina; carenze di serotonina, sono associati a stati depressivi. I farmaci antidepressivi cercano di correggere questi squilibri. La maggioranza di essi sono attivi sulla serotonina, ne rallentano la scomparsa dal circolo (reuptake, in termini farmacologici). Parliamo dunque di serotonina.

Serotonina e cibo.
La serotonina deriva da un aminoacido essenziale, il triptofano, che ne èil precursore. I principali cibi ricchi di triptofano sono: illatte e latticini, il cioccolato, lavena, i datteri, l banane, l arachidi. Buoni livelli di serotonina si ottengono con un buon assorbimento di triptofano. Ma quest’ultimo può essere favorito od ostacolato dalla contemporanea assunzione di altri nutrimenti.
Fattori ostacolanti. Viene ostacolato dagli aminoacidi ramificati. Aminoacidi essenziali di cui il nostro organismo ha comunque bisogno: valina, leucina, isoleucina. Le principali fonti di aminoacidi ramificati sono le carni, il pesce, le uova. Fattori facilitanti. L’assorbimento di triptofano viene facilitato da apporti elevati di carboidrati e zuccheri (pane, pasta, patate, cioccolato, zuccheri della frutta e degli ortaggi, dolci).
Molti stati depressivi sono la conse­guenza di un sovraccarico di aminoacidi ramificati associato a ridotti apporti di carboidrati. Le situazioni più frequenti che li favoriscono, sono le diete dimagranti iperproteiche e le integrazioni proteiche forzate per lo sportivo.
A complicare il quadro della serotoni­lna interviene il ciclo notte-giorno. La produzione di serotonina a partire dal triptofano viene innescata dalla luce del giorno ed interrotta dal buio (e dalla luce artificiale). Buio e luce artificiale, non solo bloccano la produzione di serotonina, ma attivano anche la sua trasformazione in melatonina: il neurotrasmettitore della notte. Melatonina: induce prima sopore e poi sonno. La vita al chiuso, troppe ore sotto la luce artificiale prolungano la presenza di melatonina in circolo.
Livelli di melatonina eccessivi anche nelle ore in cui la modulazione necessaria ad un buon sonno non è più necessaria, esercitano effetti depressivi. II consumo dei pasti in ambienti con illuminazione e logistica finalizzati al ricambio rapido dela clientela (luce al neon, trespoli) e la situazione più frequente di persistenza della melatonina. I capolavori del pittore americano Hopper (“Nottambuli” 1947; “Automat” 1927) sono esplicativi al riguardo, più di intere monografie sulla solitudine ed alienazione.
Vita al chiuso, eccesso di carne, scarsi apporti di carboidrati e di zuccheri della frutta e degli ortaggi, sono una miscela di abitudini errate che possono portare alla depressione.

Profumo degli alimenti.
II profumo della panificazione nelle vicinanze della bottega del fornaio; l’acuta fragranza delle prime fritture; il caldo aroma della carne abbrustolita. Ma anche l’odore di cibo bruciato, il puzzo acre dei grassi di frittura riciclati, il fetore delle uova marce, e quello dei formaggi fermentati dimenticati in frigorifero, delle carni e dei pesci scongelati e non consumati in giornata. Profumo, odore, puzzo. II buon odore attira e predispone l’animo a buone sensazioni, quello cattivo induce il rifiuto ed uno stato d’allerta irritativo tipico della sensazione di pericolo. L’odore ed il colore degli alimenti possono influenzare non solo la scelta degli stessi, ma anche l’umore giornaliero.

L’abbuffata.
L’eccessivo carico digestivo ha effetti negativi immediati sulla performance cerebrale. Cefalea digestiva, torpore, rallentamento, ridotta capacità di concentrazione.

Vino ed alcoolici.
II consumo moderato ha effetti disinibitori e facilita la digestione. Con un’alcolemia di 300 mg/litro iniziano i primi effetti euforici che possono avere conseguenze dannose (scarsa prudenza nella guida).

Gli stimolanti.
Caffe, Te, Mate, Gin­Seng. Ricchi di caffeina. Favoriscono l’attenzione. L’eccesso può indurre tachicardia, palpitazioni, ipertensione, insonnia.

Cioccolato.
Merita un discorso a parte. Teobroma cacao, cioe “Cibo Divino”. Nutrimento del fisico e della mente, sarà oggetto di un prossimo articolo.

Gli afrodisiaci.
Non solo per l’uomo, ma anche al femminile. Tartufo, caviale, ostriche, germogli, aglio, uova di quaglia … A volte per la donna il miglior afrodisiaco e non dover cucinare. Essere invitata in un bel locale accogliente dove tutto è gia pronto e si viene serviti.

Per saperne di più:
Carlo Cannella, Roberto Carcangiu
“Nutrire la mente in cucina”
CAST ALiMENTI 2006
Andrew Weil, Winfred Rosen
“Dal cioccolato alla morfina”
ARCANA 2007
www.dietapuerari.it

Autore: Dr. Francesco PUERARI
Dietologo Nutrizionista, Neurologo
via del Sale 24
26100 Cremona
Tel. 0372-36939 www.dietapuerari.it
Pubblicazione maggio 2010

DIETE DIMAGRANTI: ATTENZIONE AL “FAI DA TE”

L’elemento che solitamente accomuna tali diete, anche molto diverse fra di loro, e quello di essere comunque ipocaloriche: basate cioè sui semplice concetto di bilancio fra entrate e uscite. II tutto sembra funzionare con certezza matematica ma la realtà dei fatti non è così semplice, perchè in mezzo a “entrate” e “uscite” c’e il metabolismo, determinato da una serie di complesse reazioni biochimiche a livello cellulare che determinano l’efficienza con la quale bruciamo l’’energia contenuta nel cibo che consumiamo.

II metabolismo non è un valore definito una volta per tutte ma può variare nel tempo in relazione alle abitudini alimentari e all’attività fisica svolta.
Le più recenti ricerche nel campo della nutrizione dimostrano come una impostazione del dimagrimento basata esclusivamente sulla riduzione calorica non dia risultati soddisfacenti nel lungo periodo. Senza alcun dubbio esistono situazioni in cui la restrizione calorica è assolutamente necessaria, ma sicuramente non è una strategia da applicare in qualsiasi situazione.
Chi ha intrapreso una classica dieta ipocalorica nella maggior parte dei casi ha riacquistato col tempo i chili perduti e in molti casi anche qualcuno in più. Così il cosiddetto “effetto yo-yo” vanifica tutti i sacrifici e cancella i risultati faticosamente raggiunti.
Cerchiamo di capire come è possibile questa fenomeno: durante il primo periodo di adozione di un regime
ipocalorico, essendo l’introito calorico dei cibi consumati, minore del fabbisogno energetico dell’individuo, per pareggiare il bilancio viene utilizzata l’energia immagazzinata nel tessuto adiposo sottoforma di grasso: il peso scende e tutto sembra andare secondo le previsioni.
II nostro organismo però è stato programmato in maniera intelligente, nel passato sono stati molti i momenti critici in cui i nostri antenati hanno dovuto far fronte a carestie e quindi periodi prolungati di mancanza di cibo. Così il nostro metabolismo ha elaborato una vera e propria strategia di “sopravviveza” imparando ad abbassare i propri consumi come adattamento alla scarsità di cibo. Per questo motivo dopo un primo periodo di dieta in cui effettivamente si ha perdita di peso il metabolismo attua le strategie volte al risparmio energetico. Quindi il fabbisogno dell’organismo diminuisce fino ad equiparare l’introito energetico e la perdita di peso si arresta, come risultato la restrizione calorica attuata all’inizio della dieta non è più sufficiente per perdere peso.
A questa punto la maggior parte delle persone, dopo qualche giorno di strenua resistenza, vista la mancanza di risultati, si arrende e torna a mangiare, se non proprio come prima, almeno un po’ di più rispetto alla dieta. L’amara sorpresa a questo punta è che il peso inizia ad aumentare, in poco tempo vengono recuperati i chili perduti e spesso anche qualcuno in più.
E’ come se il nostro “motore” avesse subito una riduzione della propria “cilindrata”, passando per es. dal consumo di 1800 kcal a 1400 kcal. II ricorso a diete ipocaloriche ripetuto per anni, magari anche solo 1 o 2 volte all’anno, porta nel tempo ad abbassare il metabolismo in maniera davvero significativa. A tal proposito sono ricorrenti frasi del tipo: “mangio pochissimo e non riesco a dimagrire”, “una volta appena mi mettevo a dieta dimagrivo subito, adesso non riesco a perdere neanche un etto”.
In questi casi, bisogna iniziare a mangiare di più, proprio per riportare il metabolismo al suo funzionamento originario. Mi succede spesso di dover incoraggiare l persone a mangiare più del loro standard e vederle finalmente perdere quei chili che non riuscivano a perdere da anni. Questo può sembrare un paradosso, perchè siamo abituati a pensare in termini di calorie.
Da queste considerazioni emerge che una dieta dimagrante deve essere formulata in modo tale da non far scattare gli allarmi metabolici che inducono al risparmio energetico e predispongono al recupero del peso perduto.
Nella maggior parte dei casi riattivare il metabolismo e la chiave per una perdita di peso che mantiene i risultati nel tempo.
Questo può essere attuato rispettando un rapporto equilibrato fra i vari nutrienti, distribuendo i pasti nel corso della giornata in modo da evitare lunghi periodi di digiuno e non dimenticando di incrementare l’attività fisica.
Una dieta dimagrante dovrebbe inoltre essere in grado di soddisfare i gusti e le esigenze individuali per poter essere seguita senza sforzo, assolvendo anche alla funzione di educazione alimentare, deve poi essenzialmente essere personalizzata.
Dal proliferare su ogni tipo di rivista e su internet dei più svariati tipi di dieta, è ovvio dedurre che esista una larga parte di pubblico che non attribuisce grande importanza al fatto che una dieta sia personalizzata, che sia cioè formulata in maniera specifica sui propri fabbisogni, mentre invece è essenziale che una dieta sia formulata sulla base dei fabbisogni individuali.
Vorrei poi aggiungere che il mantenimento del peso corporeo è un problema serio, che non può essere affrontato solo in prossimità della bella stagione, ma dovrebbe essere affrontato durante tutto l’anno in una prospettiva più ampia, in cui l’alimentazione venga curata con più attenzione insieme all’adozione di uno stile di vita più attivo, nella consapevolezza che una corretta alimentazione e il più potente strumento che abbiamo a nostra disposizione per gestire il nostro benessere, oltre che il nostro peso.
In termini generali dovremmo riscoprire un’alimentazione più naturle scegliendo alimenti freschi e genuini , cereali integrali e rispettando la stagioanalità per quanto riguarda il consumo di frutta e verdura.
Dovremmo allo stesso tempo limitare il più possibile gli alimenti di origine industriale, ricchi di grassi saturi, zuccheri semplici, coloranti e conservanti e i cereali raffinati.
Dovremmo imparare a consumare ciò di cui abbiamo effettivamente bisogno: ciò significa sviluppare la capacità di ascoltare il nostro corpo per comprendere i suoi effettivi bisogni; questo significa anche imparare a non cadere nell’errore di cercare nel cibo una sorta di compensazione a stati d’animo come l’ansia, la depressione, la noia ecc ….
Recuperando un rapporto equilibrato con il cibo, sostituendo abitudini alimentari sbagliate con altre più salutari, acquisteremo una forma fisica migliore, un livello di energia superiore e uno stato d’animo più sereno.

Autore: Dr.ssa Gabriella CHITI
Biologa Nutrizionista
Spec. in Genetica Medica
Via Trento 8/4 sc. d – Genova
Cell. 3462205340
Pubblicazione aprile 2010

LA CELIACHIA

La dieta senza glutine, condotta con rigore, è quindi l’unica terapia che garantisce al celiaco un perfetto stato di salute. Ma la completa esclusione del glutine dalla dieta non è facile da realizzare, in quanto i cereali non permessi ai celiaci si ritrovano in moltissimi prodotti alimentari ed il rischio di contaminazione accidentale da glutine e spesso presente nei processi di lavorazione dell’industria alimentare.

II glutine è un complesso proteico. La prolamina è una delle frazioni proteiche che costituiscono il glutine ed è la responsabile dell’effetto tossico per il celiaco.
La prolamina del frumento viene denominata gliadina, mentre proteine simili, con il medesimo effetto sui celiaco, si trovano anche in orzo, segale, farro, spelta, kamut, triticale ed avena.
Un alimento, per poter essere definita “senza glutine” non deve contenere più di 20 ppm (20 mg/Kg) di glutine. Tale limite, da sempre sostenuto da AIC e dal Ministero della Salute italiano, è stato recentemente accolto anche dal Codex Alimentarius deIl’ONU, la massima autorità mondiale in tema di sicurezza degli alimenti, e ribadito dalla Commissione Europea, tramite il Regolamento 41/2009.
Particolare attenzione va posta nel consumo di prodotti trasformati (sia prodotti confezionati, come gelati, salumi, ecc., sia piatti e prodotti della ristorazione) che possono contenere glutine non solo come ingrediente (che comunque Ie norme sull’etichettatura alimentare impongono di evidenziare in etichetta), ma anche per contaminazione crociata (tra alimenti diversi) o ambientale (ad esempio per la produzione in ambienti dove si lavorano anche sfarinati), per cui non è obbligatorio riportare avvertimento sulle etichette dei prodotti. Per aiutare i celiaci nella scelta di alimenti sicuri per la propria dieta, I’AIC realizza ogni anno un elenco di prodotti confezionati garantiti “senza glutine” dalle aziende il Prontuario degli Alimenti e ha realizzato un progetto di formazione e monitoraggio di esercizi della ristorazione e ricettivi (network Alimentazione Fuori Casa AIC) che offrono pasti senza glutine per i celiaci.
In particolare oltre al progetto Prontuario, AIC da una decina di anni concede il marchio Spiga Barrata, ad ulteriore e massima garanzia di sicurezza per il celiaco.

L’ ABC della dieta del celiaco
La completa esclusione del glutine dalla dieta non è facile da realizzare in quanto i cereali non permessi ai celiaci si ritrovano in moltissimi prodotti alimentari ed il rischio di contaminazione accidentale da glutine è spesso presente nei processi di lavorazione dell’industria alimentare.
Le Associazioni dei pazienti celiaci hanno quindi redatto apposite liste suddividendo Ie categorie di alimenti in: alimenti “permessi” (sempre idonei al celiaco, di qualsiasi marca o produttore), alimenti “vietati” (che il celiaco non deve mai consumare), alimenti “a rischio” per cui è necessario verificare caso per caso ingredientistica e processo produttivo per poter escludere la presenza di glutine.
La definizione di queste liste è basata su valutazioni dell’ingredientistica e dei processi produttivi, svolte in collaborazione con aziende, esperti del settore, associazioni di categoria, e sulla normativa specifica di settore. Nel processo di valutazione del rischio, infatti, iI prodotto alimentare va inteso nella sua totalità come costituito non solo dall’ingredientistica, ma anche dai processi e dai trattamenti che ha subito e dal sistema di gestione e controlli cui e sottoposto.
Per le categorie di alimenti “a rischio” AIC pubblica ogni anno iI Prontuario AIC degli Alimenti, che riporta categoria per categoria (gelati, salumi, salse, ecc) quei prodotti che Ie aziende garantiscono come “gluten free” con la consulenza e supervisione dell’AIC.

Alimenti permessi: alimenti che possono essere consumati liberamente, in quanto naturalmente senza glutine o appartenenti a categorie alimentari non a rischio per i celiaci, poichè nel corso del loro processo produttivo non sussiste rischio di contaminazione crociata.
I prodotti naturalmente senza glutine sono gli alimenti che non contengono glutine e non sono stati trasformati, es. riso, mais, carne, pesce, latte, uova, legumi (piselli, fagioli, ceci, soia ecc.), verdura, frutta, utilizzati tal quali I semilavorati o derivati divengono prodotti alimentari a rischio di contaminazione, esempi: farina di riso e mais, latte in polvere: a questi, tra gli alimenti “permessi” si aggiungono quegli alimenti appartenenti a categorie alimentari non a rischio per i celiaci, poichè nel corso del loro processo produttivo non sussiste rischio di contaminazione crociata o ambientale (es. formaggi tradizionali, tonno in scatola o passata di pomodoro).
Questi prodotti non sono inseriti nel Prontuario AIC degli Alimenti.

Alimenti a rischio?: alimenti che potrebbero contenere glutine in quantità superiore ai 20 ppm o a rischio di contaminazione e per i quali è necessario conoscere e controllare I’ingredientistica ed i processi di lavorazione (gelati, salumi, piatti pronti, sughi pronti, salse, caramelle, ecc.). Per poter avere dei prodotti idonei al consumo dei celiaci è necessario che Ie aziende produttrici applichino un corretto piano di controllo delle materie prime e del prodotto finito; inoltre occorre monitorare costantemente il processo produttivo, gli ambienti di lavoro, le attrezzature, gli impianti e gli operatori.
Tutto questa diventa ancora più importante se si considera che posso no verificarsi, durante Ie produzioni, pericolosi fenomeni di contaminazione crociata da glutine. Così, estremizzando, può accadere (soprattutto per alcune categorie di prodotti come gli sfarinati) che da un ingrediente naturalmente privo di glutine (ad esempio i chicchi di riso) si ottenga un prodotto finito (amidi, farine, fecoIe, ecc.) contaminato. Se, ad esempio, nel medesimo molino viene lavorata anche del frumento o un altro cereale proibito, sussiste un forte rischio di contaminazione dei prodotti finiti, per presenza di glutine negli ambienti di lavoro e nei sistemi di trasporto utilizzati.
Per questa motivo alcuni prodotti, anche se preparati o derivati con ingredienti naturalmente privi di glutine, sono considerati alimenti a rischio e quindi sono inseriti nel Prontuario AIC degli Alimenti.

Alimenti vietati: alimenti che contengono glutine e pertanto non sono idonei ai celiaci. Tali alimenti,ovviamente, non sono inseriti nel Prontuario: pane, pasta, pizza, biscotti e prodotti da forno dolci e salati convenzionali.

I prodotti dietetici senza glutine:
sono i cosiddetti “sostitutivi”, alternative di alimenti che contengono il glutine come ingrediente caratterizzante. In pratica, sono gli alimenti alternativi o sostitutivi di quelli “vietati”: pane senza glutine, pasta senza glutine, pizza senza glutine, biscotti e prodotti da forno dolci e salati senza glutine. Questi prodotti sono alimenti dietetici che rientrano in una particolare normativa che comporta specifiche autorizzazioni alla produzione ed alla vendita da parte del Ministero della Salute.
I prodotti dietetici senza glutine sono gli unici che rientrano nel regime di erogazione gratuita da parte del Sistema Sanitario Nazionale.

LA CELIACHIA A TAVOLA
Attualmente il mercato della ristorazione e delle gelaterie presenta un’offerta limitata per i celiaci a causa di una scarsa informazione rispetto alla diffusione della patologia.
Se si pensa che i celiaci sono circa 1’1% della popolazione (almeno 500.000 in Italia) si comprende come non solo manchino ancora tante diagnosi (ad oggi sono stati diagnosticati circa 85.000 soggetti), ma anche che una corretta conoscenza delle problematiche ad essa connesse, in particolar modo relative alla dieta senza glutine, da parte di tutti gli operatori del settore ristorativo, possa contribuire a ridurre notevolmente il disagio sociale che il celiaco vive quotidianamente offrendo parallelamente un’occasione di ampliamento della propria clientela.
La celiachia rappresenta quindi per la ristorazione:
* una sfida,
* un valore commerciale,
* ma anche un forte impegno etico e anche di deontologia professionale nel volersi impegnare a soddisfare Ie esigenze di tutti i propri potenziali clienti .

La dieta senza glutine
La completa esclusione del glutine dalla dieta non è facile da realizzare, in quanto i cereali non permessi ai celiaci si ritrovano in moltissimi prodotti alimentari ed il rischio di contaminazione accidentale da glutine è spesso presente nei processi di lavorazione dell’industria alimentare.
AIC distingue quindi tra:
* alimenti che possono essere consumati liberamente, in quanta naturalmente privi di glutine (frutta e verdura tal quali, carne e pesce non lavorati, cereali in chicchi, ecc.) o appartenenti a categorie alimentari non a rischio per i celiaci, poichè nel corso del loro processo produttivo non sussiste rischio di contaminazione crociata.
* alimenti che potrebbero con tenere glutine in quantità superiore ai 20 ppm o a rischio di contaminazione e per i quali e necessario conoscere e controllare l’ingredientistica ed i processi di lavorazione (alcuni esempi: salumi, gelati, salse, sughi pronti, farine)**.
* alimenti vietati: alimenti che contengono glutine e pertanto non sono idonei ai celiaci (pasta, pane, pizza e tutti i prodotti da forno che convenzionalmente contengono glutine).

** Per offrire supporto nell’identificazione dei prodotti idonei alla dieta senza glutine ai propri associati ed agli operatori della ristorazione interessati ad offrire il proprio servizio anche ai celiaci. AIC ha da anni messo in atto due importanti progetti di controllo e promozione dei prodotti idonei alla dieta senza glutine: il progetto Marchi Spiga Barrata e il prontuario degli Alimenti

Per poter offrire un pasto, una pizza o un gelato senza glutine non è però sufficiente utilizzare gli ingredienti “giusti”, ma è necessario prestare particolare attenzione nell’evitare la contaminazione degli ingredienti o dei piatti senza glutine. La concentrazione massima di glutine oltre la quale un alimento diventa tossico per il celiaco è infatti 20 mg/Kg (20 ppm: parti per milione). Questo significa che anche una briciola di pane convenzionale può bastare a contaminare un piatto senza glutine. Particolari accortezze andranno quindi poste in tutte le fasi di produzione dei pasti gluten free: dalla selezione degli ingredienti, al loro stoccaggio, dalla preparazione dei pasti, alla loro somministrazione, ponendo particolare attenzione alla formazione del personale non solo addetto alla preparazione dei pasti, ma anche al servizio di sala.

I PROGETTI AIC
Il marchio Spiga Barrata
II marchio Spiga Barrata, di proprietà dell’AIC (registrato nel 1995), è costituito da un disegno di fantasia richiamante una spiga di grano tagliata da un segmento ed è per il consumatore celiaco simbolo di identificazione immediata di sicurezza ed idoneità alla propria dieta.
II marchio Spiga Barrata viene rilasciato da AIC secondo una procedura analoga alla certificazione di prodotto agro-alimentare in riferimento ai requisiti riportati nel Disciplinare per la concessione del marchio Spiga Barrata.
Oltre ai prodotti dietetici per celiaci, anche tutti i prodotti del libero commercio che possano essere garantiti con un contenuto di glutine < 20 ppm possono riportare il marchio Spiga Barrata.

I requisiti di concessione
II Disciplinare AIC per la concessione del marchio Spiga Barrata riporta una serie di criteri che vanno soddisfatti per poter ottenere la concessione d’uso del simbolo. Questi criteri riguardano sia I’ingredientistica sia i processi produttivi e e procedure di qualifica dei fornitori, di controllo delle materie prime, di addestramento del personale e di pulizia/sanificazione. II piano di autocontrollo deve comprendere “analisi di rischio relativamente al pericolo di presenza accidentale di glutine nel prodotto finito. Una prima visita ispettiva di concessione e, poi, visite annuali di sorveglianza, vengono svolte da personale specializzato presso i siti produttivi dell’azienda.
II marchio Spiga Barrata e ad oggi riportato sull’etichetta di sempre più numerosi prodotti alimentari e rientra in un insieme più vasto di progetti che AIC ha attivato per favorire una sempre migliore qualità della vita dei soggetti celiaci e delle loro famiglie.

Rassicurazione positiva per iI consumatore
Per il consumatore celiaco, il marchio Spiga Barrata rappresenta un indicatore decisivo e di impatto immediato di sicurezza ed idoneità del prodotto alla propria dieta. In particolare, il simbolo della Spiga Barrata diventa importante qualora ci sia il bisogno di veicolare I’informazione ‘positiva’ che un prodotto è senza glutine. In altre parole, e I’opposto dell’etichettatura degli allergeni, per cui gli alimenti contenenti glutine devono evidenziare tale ingrediente in etichetta, con un valore ‘negativo’ per il celiaco che non può consumare il prodotto.

Come si può utilizzare iI Marchio?
II simbolo è concesso da AIC in concessione d’uso non esclusiva normalmente per tre anni, rinnovabile ad ogni scadenza per il triennio successivo. Una volta ottenuta la concessione, il simbolo potrà essere utilizzato sui packaging e su pubblicazioni/pubblicità inerenti i prodotti certificati. Tutti i prodotti a marchio Spiga Barrata vengono pubblicati sui nostro sito, alla pagina: http://www.celiachia.it/dieta/marchio/aziende-prodotti.aspx, sul Prontuario AIC degli Alimenti e su Celiachia Notizie, house organ quadrimestrale di AIC, distribuito a tutti i nostri più di 56.000 associati.

Quali Aziende possono aderire al progetto?
Oltre ai prodotti dietetici per celiaci, anche tutti i prodotti del libero commercio che possano essere garantiti con un contenuto di glutine < 20 ppm possono riportare il marchio Spiga Barrata. Questo significa che ad essi potrà accedere non solo iI celiaco, ma tutta la famiglia, con la creazione di un indotto non indifferente di potenziali consumatori di prodotti a marchio Spiga Barrata.
Tutti i prodotti a Marchio Spiga Barrata, inoltre, vengono automaticamente inseriti nel Prontuario AIC degli Alimenti.

Sostenere AIC nel migliorare iI servizio offerto ai celiaci
Alle aziende aderenti al progetto viene richiesto un contributo economico sulla base del numero di prodotti e di stabilimenti produttivi. Questo contributo è essenziale, oltre che per coprire i costi interni di AIC relativi a questo progetto, per il finanziamento di tutti gli altri progetti che AIC quotidianamente segue per migliorare la qualità di vita dei celiaci, per sensibilizzare
società ed istituzioni ed aumentare il numero di diagnosi. Questo significa un sostegno diretto alla nostra Associazione e un grande valore aggiunto in termini di immagine per Ie Aziende.

II Prontuario AIC degli Alimenti
E’ una pubblicazione edita con frequenza annuale che raccoglie, a seguito di valutazione, anche quei prodotti che, seppur non pensati specificamente per una dieta particolare, risultano comunque idonei al consumo da parte del soggetto celiaco.
L’edizione corrente vanta 400 Aziende operanti in tutte Ie aree del mercato alimentare, presenti con più di 10.000 prodotti reperibili sui mercato e viene stampata in circa 90.000 copie.
Le aziende produttrici che aderiscono e concorrono con le loro risposte alla stesura dell’elenco, dichiarano I’idoneità dei loro prodotti ad essere consumati anche dai celiaci (in quanto il glutine eventualmente presente è sempre inferiore a 20 ppm) e ciò tenendo conto non solo degli ingredienti, ma anche delle possibili contaminazioni durante tutte Ie fasi di produzione (stoccaggio, lavorazione, confezionamento, ecc.). AI Prontuario AIC possono aderire tutte Ie aziende produttrici o distributrici a proprio marchio di prodotti del libero commercio idonei per iI celiaco, oltre che le aziende di prodotti dietetici senza glutine

Come si può aderire al Prontuario?
Le aziende devono compilare e sottoscrivere per ogni singolo prodotto un questionario, appositamente predisposto dall’AIC, nel quale forniscono informazioni non solo su tutti gli ingredienti, ma anche sulle possibili contaminazioni durante tutte Ie fasi di produzione. Le schede sono poi controllate e valutate dal Team AIC Prontuario, composto da specialisti nel campo della sicurezza alimentare. Vengono poi effettuate analisi a campione di quantificazione del glutine sui prodotti.

Maggior visibilità
II progetto Prontuario AIC degli Alimenti offre grande visibilità alle Aziende. Viene, infatti, distribuito, con una tiratura di circa 100.000 copie a: soci AIC (più di 56.000), medici, dietisti, farmacisti, ristoranti, pizzerie, alberghi, Bed & Breakfast, gelaterie, servizi di ristorazione collettiva, aziende alimentari e della GDO.
E’ inoltre presente una versione on-line: http://www.celiachia.it/dieta/prontuario/prontuario-online.aspx
ed una versione per mobile phone (palmare): http://www.celiachia.it/dieta/prontuario/prontuario-mobile.aspx

Quali Aziende possono aderire al progetto
AI Prontuario AIC possono aderire anche tutte Ie aziende produttrici o distributrici a proprio marchio di prodotti del libero commercio idonei per il celiaco. Questo significa che ad essi potrà accedere non solo iI celiaco, ma tutta la famiglia.

II progetto
Alimentazione Fuori Casa AIC
II Progetto Alimentazione Fuori Casa AIC nasce dall’esigenza di creare una catena di esercizi informati sulla celiachia che potessero offrire un servizio idoneo alle esigenze alimentari dei celiaci.
II Progetto Ristorazione (Ristoranti, Pizzerie, Trattorie, Osterie, Alberghi, Hotel, Summer Camp, Case vacanze, Bar/Tavola Calda, Paninoteche, Pub, Creperie, Enoteche, Catering, Sale Ricevimenti) prevede un corso base sulla celiachia e sull’alimentazione senza glutine corredato dal rilascio di materiale didattico. II corso comprende una parte teorica, durante la quale si acquisiscono conoscenze sull’aspetto medico della celiachia, su come riconoscere gli alimenti “permessi”, “vietati” e “a rischio” e sulle procedure per la preparazione di un prodotto idoneo al celiaco, ed una parte pratica, che illustra Ie caratteristiche tecnologiche dei prodotti base senza glutine, come farine e pasta; un completamento formative che avviene tramite successivi incontri presso I’esercizio, dove I’AIC offre la propria consulenza, ad esempio nella definizione del menu o per identificare Ie modalità di stoccaggio e Ie aree dove preparare i pasti gluten free;
controlli periodici da parte di AIC; utilizzo esclusivo di prodotti naturalmente senza glutine, dietetici con notifica ministeriale, inseriti nel Registro Nazionale degli Alimenti senza glutine del Ministero della Salute e/o prodotti presenti nel Prontuario degli Alimenti AIC, edizione corrente
e si formalizza nell’impegno da parte del ristoratore/esercente a garantire la NON contaminazione da glutine del processo di lavorazione sino:
- al servizio a tavola della pietanza (Progetto Ristorazione)
- alla distribuzione del gelato (Progetto Gelaterie)
- al servizio a tavola della colazione
(Progetto B&B, Hotel e Bar)
Del Progetto AFC fanno parte anche:
Progetto Gelaterie
Progetto Colazione
Progetto B&B
Progetto Barca a Vela
Progetti Speciali (Alimentazione in Viaggio, Crociere, Grom Gelaterie, Vending).

IL REGISTRO NAZIONALE DEI PRODOTTI DIETETICI SENZA GLUTINE DEL MINISTERO DELLA SALUTE
I prodotti dietetici notificati sono elencati sul Registro nazionale del Ministeo della Salute concernente l’Assistenza sanitaria integrativa relativa ai prodotti esinati ad una alimentazione paricolare. Tutti i prodiìotti dietetici senza glutine inseriti nel Registro Nazionale degli Alimenti per celiachi sono erogabili gratuitamente ai celiaci dal SSN.
AIC Associazione Italiana ceiachia
La celiachia è un’intolleranza permanente al glutine, sostanza proteica presente in avena, frumento, farro, kamut, orzo, segale, spelta e criticale.
L’incidenza di questa intolleranza è stimata in un soggetto ogni 100 persone.
I celiaci in Italia potenzialmente sarebbero quindi 500mila circa, ma ne so no stati diagnosticati intorno agli 85 mila. Ogni anno vengono effettuate cinque mila nuove diagnosi ed ogni anno nascono 2.800 nuovi celiaci, con un incremento annuo di circa il 10%.

Sintomi e complicanze
Nel soggetto geneticamente predisposto l’introduzione di alimenti contenenti glutine, quali, pasta, pane, biscotti o anche tracce di farina ricavata da cereali vietati, determina una risposta immunitaria abnorme a livello dell’intestino, cui consegue una infiammazione cronica con scomparsa dei villi intestinali.
Molto diverse possono essere quindi le manifestazioni della celiachia.
I sintomi intestinali sono comuni in bambini che ricevono diagnosi di celiachia nei primi due anni di vita; i più frequenti sono: arresto di crescita, diarrea cronica, vomito, distensione addominale, debolezza muscolare, anoressia e irritabilità.
Tuttavia, con l’aumento dell’età di presentazione della malattia, e con l’ampio uso di screening, sono stati sempre più frequentemente riconosciuti sintomi di esordio extraintestinali, che possono coinvolgere quasi tutti gli organi, anche in assenza di sintomatologia intestinale: osteoporosi, infertilità, aborti ripetuti, bassa statura nei ragazzi, anemia sideropenica, ipoplasia, dello smalto dentario, diabete mellito, tiroide autoimmune, alopecia, epilessia con calcificazioni cerebrali e il linfoma intestinale.

La Diagnosi
La diagnosi di celiachia si effettua mediante dosaggi sierologici: gli AGA (anticorpi antigliandina di classe IgA e IgG). Gli EMA (anticorpi antiendomisio di classe IgA). Recentemente è stato messo a punto un nuovo test per il dosaggio di anticorpi di clarisse IgA, gli Anti-transglutaminasi.
Per la diagnosi definitiva di celiachia è però indispensabile una biopsia dell’intestino tenue con prelievo di u frammento di tessuto, dall’esame istologico del quale è possibile determinare l’atrofia dei villi intestinali.

La Terapia
Il glutine è un complesso proteico La prolamina è una delle frazioni proteiche che costituiscono il glutine ed è la responsabile dell’effetto tossico per il celiaco.
La prolamina del frumento viene denominata gliandina, mentre proteine simili, con il medesimo effetto sul celiaco, si trovano anche in orzo, segale, farro, spelta, kamut, triticale ed avena.
Per curare la celiachia, attualmente, occorre escludere dal proprio regime alimentare alcuni alimenti più comuni, quali pane, pasta, biscotti e pizza , ma anche eliminare le più piccole tracce di farina da ogni piatto. Questo implica un forte impegno di educazone alimentare. Infatti l’assunzione di glutine, anche in piccole dosi, può procurare seri danni.
La dieta senza glutine, condotta con rigore, è l’unica terapia che garantisce al celiaco un perfetto stato di salute.
Un alimento si definisce “senza glutine” se ha un contenuto di glutine inferiore a 20ppm (20mg/kg).
Tale limite, da sempre sostenuto da AIC e dal ministero della Salute Italiano, è stato recentemente accolto anche dal Codex Alimetarius dell’ONU, la massima autorità mondiale in tema di sicurezza degli alimenti e ribadito dalla Commissione Europea, tramite il Regolamento 41/2009.
Particolare attenzione va posta nel consumo dei prodotti trasformati (sia prodotti confezionati, come gelati, salumi, ecc.. sia piatti e prodotti della ristorazione) che possono contenere glutine non solo come ingrediente (che comunque le norme sull’etichetta alimentare impongono di evidenziare in etichetta), ma anche per contaminazione crociata (tra alimenti diversi) o ambientale (ad esempio per la produzione in ambienti dove si lavorano anche sfarinati), per cui non è obbligatorio riportare avvertimento sulle etichette dei prodotti. Per aiutare i celiachi nella scelta di alimenti sicuri per la propria dieta, l’AIC realizza ogni anno un elenco di prodotti confezionati garantiti ”senza glutine” dalle aziende: il Prontuario AIC degli alimenti, e ha realizzato un progetto di formazione e monitoraggio di esercizi della ristorazione e ricettivi (network Alimentazioni Fuori Casa AIC) che garantiscono pasti senza glutine.

ASSOCIAZIONE ITALIANA CELIACHIA
sito: www.celiachia.it
e-mail: segreteria@celiachia.it
NUMERO VERDE 8004546216

AIC

L’Associazione Italiana Celiachia è l’unica rappresentante dei celiaci italiani a livello nazionale con i suoi più di 56.000 associati e 30 anni di attività a difesa e tutela dei celiaci. E’ nata, infatti, nel 1979, e ha Ie seguenti finalità:
* promuovere I’assistenza ai celiaci, agli affetti da dermatite erpetiforme e alle loro famiglie sui problemi dietetici e psicologi;
* informare la classe medica e para­medica sulle possibilità diagnostiche e terapeutiche;
* studiare. in stretta collaborazione con la Società Italiana di Gastroenterologia ed Epatologia Pediatrica (SIGENP) e la Società Italiana di Gastroenterologia (SIGE), i problemi dei celiaci;
* stimolare la ricerca scientifica in tre direzioni: genetica, immunologica e clinica, mantenendo i rapporti con associazioni mediche e paramediche nazionali ed internazionali;
* sensibilizzare Ie strutture politiche, amministrative e sanitarie;
* stabilire contatti con organizzazioni e istituzioni aventi analoghi scopi e programmi.

L’Associazione Italiana Celiachia è una Federazione di 19 Associazioni Regionali.
La Sede Nazionale si trova a Genova
via Caffaro 68 a/r
tel. 010.2510016
fax 010.2721615
ASSOCIAZIONI REGIONALI ITALIANE
AIC ABRUZZO MOLISE
Corso Umberto 429 – Montesilvano (PE)
Tel/fax 085 4454650
e-mail: aicabruzzo@inwind.it

AIC ALTO ADIGE
Via Galilei 4/a Bolzano
Tet/fax 0471 051626
e.mail: info@aic.bz.it

AIC BASILICATA
C/o Rocco La guardia – Via R..Scotellaro, 8-Potenza
Tel 338 8262561 fax 0971 51619
e-mail: segreteria@aicbasilica.it
info@aicbasilicata.it

AIC CALABRIA
Via S. Agata, 72 Paola (CS)
Tel 449 2807828
e-mail: calabria@celiachia.it

AIC CAMPANIA
Corso Umberto I, 232 MARIGLIANO (NA)
Tel/fax 081 08414367
081 8437969
e-mail: campania@celiachia.it

AIC EMILA ROMAGNA
Via Cataletto, 88 – 41122 Modena
Tel/fax 059 454462
e-mail: segreteria@aicemiliaromagna.it

AIC FRIULI VENEZIA GIULIA
Via Sandro Pertini, 10 Portogruaro
Tel 335 7184246 Fax 0421 244303
e-mail: segreteria@celiachia.fvg.it

AIC LAZIO
Via Caio Mario 8, scb, int.9 000192 Roma
Tel/fax 06 36010301
e-mail: sede@aiclazio.it

AIC LIGURIA
Via della Libertà 17/a – Genova
Tel/ fax 010 581899
e-mail: aicliguria.it

AIC LOMBARDIA
Via San Senatore, 2 Milano
Tel/fax 02 867820
2-mail: segreteria@aiclombardia.it

ACI MARCHE
Via Scrivia, 29 Ancona\
Tel/fax 071 2802754
e-mail: aicmarche@hotmail.it

AIC PIEMONTE – VALLE D’AOSTA
Via Giudo Reni, 98, int. 99 Torino
Tel 011 3119902 Fax 011 3010806
e-mail: segreteria@acipiemonte.it

AIC PUGLIA
Via Padre A. della Bella 15/17 – Foggia
Tel/fax 0881 637898
e-mail: segreteria@acipuglia.it

AIC SARDEGNA
Via Carloforte, 104 – 09124 Cagliari
Tel/fax 070 662996
e-mail: alloni@tiscali.it

AIC SICILIA
Via S Quasimodo, 32 98049 Villafraca Tirr. (ME)
Tel/fax 090 336947
e-mail:coordinatoresegreteria@acisiciliaonlus.it

AIC TOSCANA
Via Boncompagno da Signa 22/C Signa (FI)
Tel/fax 055 8735129
e-mail: segreteria-regionale@celiachia-toscana.it

AIC TRENTINO
Via Bolghera, ) Trento
Tel/fax 0461 391553
e-mail: trentino@celiachia.ot

AIC UMBRIA
Via G Puccini, 63 – 06134 Pontefelcino (PG)
e-mail: info@celiachiaumbria.it

AIC VENETO
Via Barroccio del Borgo, 8 Padova
Tel 049 8808808 Fax 049 8675399
e-mail: veneto@celiachia.it

Pubblicazione marzo 2010

ALIMENTAZIONE & CANCRO INFRORMAZIONI UTILI

Elementi traccia. Sono gli oligoelementi presenti in minime quantità nel nostro organismo: zinco, rame, selenio. Agiscono come cofattori. Sono indispensabili ai cosiddetti enzimi spazzino (scavengers). II termine scientifico corretto di questi enzimi è superossidodismutasi: degradano, rendendoli innocui, i superossidi. 

Acido ascorbico. La vitamina C esercita un’azione diretta contro le nitrosamine. Cancerogeni derivati dai nitrati alimentari e salivari.
Tocoferoli. Carotenoidi. La vitamina E e la vitamina A, fungono da stabilizzatori di membrana. Difendono la fluidità della membrana esterna cellulare ed i processi di duplicazione.
Dati epidemiologici. Si ritiene che il 35 % di tutte le cause di cancro sia connesso all’alimentazione.
I motivi principali sono tre:
abusi alimentari (grassi, alcol, eccesso calorico),
introduzione di cancerogeni,
carenza di fattori di protezione.
Carenze. La carenza di vitamina C, vitamina E, selenio, zinco, rame, riduce la capacità del nostro organismo di difendersi da tossici, radiazioni, invecchiamento cellulare, dall’insieme cioè di insulti cronici alla membrana
ed alle strutture cellulari che col tempo possono portare alla degenerazione tumorale.
Numerose indagini hanno dimostrato come la carenza di questi fattori sia collegata a maggiore incidenza di cancro. Uno studio spesso citato è quello che segnala come i fumatori che si nutrono con sufficienti apporti di vitamina A e di vitamina C vengano colpiti con minore frequenza dal cancro al polmone rispetto ai fumatori che non coprono i fabbisogni di queste vitamine.
Fibre. La carenza di fibre è in relazione ad una maggiore incidenza di tumori al colon retto. Il meccanismo sotteso è una permanenza più prolungata delle feci nell’intestino associata a ridotta diluizione degli eventuali cancerogeni e tossici introdotti.
Cancerogeni. I cancerogeni derivati da alcuni metodi di cottura (abbrustolimento, fritture ripetute) e dal fumo di sigaretta, gli IPA (idrocarburi policiclici aromatici), danno origine, nel corso della loro trasformazione ossidativa, a cancerogeni più potenti di quelli originari. Spesso in realtà sono procancerogeni che si trasformano in cancerogeni veri tramite il metabolismo ossidativo.
Le sostanze esterne (farmaci, inquinanti), a cui il nostro organismo viene a contatto, vengono trasformate tramite due vie principali, la via coniugativa che le degrada senza produzione di sostanze intermedie dannose, e la via ossidativa che al contrario dà origine a metaboliti intermedi reattivi (superossidi) spesso tossici o cancerogeni.
Gli oligoelementi selenio, zinco, rame, agiscono come cofattore degli enzimi che disattivano i radicali liberi.
Si tratta di enzimi spazzino (scavengers) che neutralizzano i prodotti, chiamati superossidi, del metabolismo ossidativo.
Abusi. II principale organo preposto al metabolismo coniugativo ed ossidativo e il fegato. Esistono situazioni in cui nel nostro organismo si verifica uno sbilanciamento a favore del metabolismo ossidativo. Si tratta di tutti quegli eventi in cui il fegato è sottoposto a sovraccarico: abuso di farmaci, abuso d’alcol, patologie (epatite, cirrosi). In questi casi le sostanze potenzialmente cancerogene (procancerogeni) vengono trasformate in cancerogeni in maggior quantità e gli stessi cancerogeni danno origine a metaboliti intermedi più dannosi della sostanza d’origine. Le associazioni pericolose al riguardo sono fumo di sigaretta/alcol ed estrogeni/alcol.
L’abuso d’alcol e connesso ai tumori del cavo orale, esofago, stomaco e fegato; l’eccesso di birra ai tumori del retto; l’eccesso di grassi al tumore della prostata e del seno; ‘abuso I di cibi affumicati ai tumori dello stomaco; il consumo di carni abbrustolite ai tumori del colon.
Aflatossina. Uno dei cancerogeni più potenti e l’aflatossina, si tratta di un tossico prodotto da alcuni miceti (muffe) che possono contaminare i cibi, in particolare granaglie, frutta secca, vegetali. Gli alimenti che sono stati intaccati da muffe sono da ritenere potenzialmente portatori di afla tossine.
La cattiva conservazione dei cibi (muffe ed iniziali macerazioni) può essere veicolo di due cancerogeni: aflatossine e nitrosamine. La diminuzione dell’incidenza del cancro della stomaco rispetto agli anni ’50 e legeta non solo all’avvento di nuove risorse farmacologiche, ma soprattutto alla migliore conservazione dei cibi.
Nitrati. Sono sostanze azotate presenti in natura od aggiunte come corservanti a numerosi cibi. Danno origine tramite metabolismo ossidativo alle nitrosamine, sostanze cancerogene che provocano il tumore dello stomaco. Gli alimenti affumicati, marinati, sottoposti a salagione, lasciati macerare in carpione e sottoaceto danno origine ad alti tassi di nitrosamine. Un apporto quotidiano di acido ascorbico neutralizza sul nascere le nitrosamine con reazione chimica diretta.Prevenzione. Un’alimentazione varia e non ripetitiva è la prima difesa. Riduzione dell’apporto di grassi al 30% delle calorie giornaliere; introduzione di derivati dei cereali possibilmente integrali o in alternativa sufficienti quantità di verdura e legumi. Scegliere la frutta e gli ortaggi in modo che siano ricchi portatori di vitamina A (vegetali dai colori vivaci o molto scuri) e di vitamina C (agrumi, kiwi, banane, cavoli). Tra tutti i vegetali le crocifere (cavoli, verze, broccoli) hanno i maggiori effetti protettivi perchè contengono sostanze che stimolano da parte della mucosa intestinale la produzione di enzimi che disattivano numerosi cancerogeni derivati dagli IPA. Ridurre al minimo il consumo di alcol e di cibi affumicati, fritti, cotti ad alte temperature. Integrazioni vitaminiche. E bene adottarle col consiglio del medico. L’autoprescrizione può essere dannosa. Negli Stati Uniti, infatti, negli anni ’70, una volta passata la notizia sui media riguardo all’effetto protettivo dellla vitamina A nei confronti del cancro, c’e stata una vera e propria corsa all’autoprescrizionecon numerosi casi di intossicazioni ed alcuni decessi per epatite tossica.Indice ORAC. Si tratta di una tabella che classifica la capacità posseduta dai vegetali di assorbire i radicali liberi. Frutta e verdura vengono classificati in tre grandi categorie a seconda del loro potere antiossidante. L’indice ORAC permette di unificare buona parte delle nozioni sui poteri protettivi alimentari nei confronti del cancro.

Per saperne di più:
A. Colli, Le calorie, dove, come, quante, Tecniche Nuove 2007

http://www.sinu.it/pubblicazioni.asp

www.dietapuerari.it

POTERE ANTIOSSIDANTE (lNDICE ORAC)
L’indice ORAC classlflca il potere antiossidante dei vegetall (oxigen radical absorbance capacity).
Ill livello consigliato d’assunzione è 5000 unità ORAC al giorno. A seconda del potere antiossidante i vegetali sono statl suddivisi tre gruppi .
100 – 400

  • Pomodori
  • Albicocche
  • Vino rosso
  • Spinaci crudi
  • Melone
  • Pera, banana
  • Pesca
  • Mela
  • Melazana
  • Uva bianca
  • Cipolla
  • Uvetta nera
  • Cavolfiore cotto
  • Fagiolini cotti
  • Kiwi
n. 1
n. 3
n. 1 calice
n. 1 piatto
n. 3 fette
n. 1
n. 1
n. 1
n. 1
n. 1
n. 1 grappolo
n. 1
n. 1 cucchiaio
n. 1 tazza
n. 1 tazza
n. 1
500 -1200

  • Peperone, uva nera
  • Avocado, patata arrosto
  • Susina
  • Arancia
  • Succo d’arancia
  • Polpelmo rosa
  • Succo di pompelmo
n. 1, grappolino
n. 1
n. 1
n. 1
n. 1 bicchiere
n. 1
n. 1 bicchiere
Oltre1300

  • Cavoli di Bruxelles cotti
  • Prugne secche
  • More
  • Barbabietola cotta
  • Spinaci, Cavolo verde cotti
  • Mirtilli
  • Succo uva nera
n. 1 tazza
n. 3
n. 1 tazza
n. 1 tazza
n. 1 tazza
n. 1 tazza
n. 1 bicchiere
DIFESE CONTRO IL CANCRO 1

Cavoli. Broccoli. Verze. Ricchi di sostanze (sulforano, indoli) stimolanti la produzione intestinale di enzimi (aril-idrocarbon-idrossilasi) che neutralizzano i cancerogeni alimentari più diffusi (idrocarburi policiclici aromatici).
Melograno. Potere antiossidante molto,elevato (antocianine, polifenoli). Ricco di vitamina C. Neutralizza le nitrosamine.
Bietola. Spinaci. Cavolo nero. Sono tutti molto ricchi di precursori della vitamina A e fibre. Hanno un alto potere antiossidante.
Prugne secche. Alto potere antiossidante. Sono ricche di fibre idrosolubi ed insolubili che modulano l’attivita intestinale riducendo i tempi di permanenza dei cancerogeni nel lume intestinale.
Curcuma. Epatoprotettore. Stabilizza la membrana cellulare. Stimola la produzione di enzimi che degradano i cancerogeni.
Barbabletole. Ricca di antocianine, rovesterolo, polifenoli. Buona fonte di vitamina C e fibre.
Formaggi stagionati. Ricchi di oligoetementi (zinco, rame, selenio) indispensabili agli enzimi spazzini (scavengers) che neutralizzano i cancerogeni.
Tè verde. Ricco di antocianine e rovesterolo. Antiossidanti stabilizzatori di membrana. Favorisce il ricambio idrico.

DIFESE CONTRO IL CANCRO 2

Zucca. Ricca di precursori della Vitamina A. Ottimo potere antiossidante. Alcuni componenti delle sue fibre (beta-glucani) sono in grado di stimolare le difese immunitarie.
Mirtilli, Succo dl mirtilli. Marmellata di mirtilli. Precursori della vitamina A. Ricchi di antocianine, polifenoli. Azione protettiva sulle cellule” nervose e retina.
Effetti favorevoli sulla memoria.
Sardine. Pesce azzurro ricco di vitamina A ed acidi grassi essenziali (omega-3). Azioni favorevoli sulle membrane cellulari e coagulazione. Sono meno soggette di altro pesce al mercurio.
Cannella. Modula l’attivita dei recettori insulinici con effetti favorevoli sul controllo della glicemia. Stimola l’attivita epatobiliare con effetti favorevoli sui livelli di colesterolo. Azione disintossicante.
Semi di zucca. Ricchi di licopene, sostanza con effetti protettivi nei confronti del cancro della prostata. Ricchi di fibre insolubili stimolanti l’attivita intestinale.
Frutti dl mare. Crostacei. Molluschi. Ricchi di oligoelementi (zinco, rame, selenio) indispensabili agli enzimi spazzini che neutralizzano i cancerogeni (scavengers, superossidodismutasi).
Patate. Alcuni tipi di patate sono addizionate di selenio. Oligoelemento necessario agli enzimi spazzini. II selenio ha una soglia di tossicità bassa, per questa motivo bisogna usare prudenza con le supplementazioni.
Vino rosso. Succhi di frutta naturali. Ricchi di rovesterolo, antocianine, polifenoli. ” Azione antiossidante associata a ricambio idrico.

Autori: Dr. Francesco PUERARI
Dietologo Nutrizionista
Via del Sale 24
26100 Cremona
Tel. 0372.36939
Pubblicazione febbraio 2010

INTOLLERANZE ALIMENTARI

REAZIONI ALLERGICHE PROPRIAMENTE DETTE

Immediate, compaiono nel giro di pochi minuti, raramente entro qualche ora. Implicano l’intervento delle Immunoglobuline E (Ig E) e dei mastociti. Generalmente sono dose indipendenti.
REAZIONI DA INTOLLERANZE ALIMENTARI (Allergie ritardate)
Reazioni lente, insorgono ore o giorni dopo l’assunzione della sostanza. Lo scatenamento della reazione richiede l’’assunzione ripetuta della sostanza per più giorni. Generalmente sono dosi dipendenti. Le teorie attuali propongono che le intolleranze siano mediate da una attivazione dei linfociti B con produzione di IgG e IgA da parte di frazioni proteiche del cibo con coinvolgimento della serie linfocitaria T e delle interleuchine. Differenza tra Allergie classiche e Allergie ritardate o Intolleranze alimentari. Le manifestazioni più frequenti dell’allergia sono:
eruzioni cutanee, edema delle labbra e della glottide con difficoltaà respiratoria, vomito, nausea, dolore addominale e, nei casi più gravi, shock anafilattico. Per la diagnosi esistono test su sangue come il PRIST, il RAST per i singoli alimenti e test cutanei come il PRICK TEST o i PATCH TEST. L’incidenza delle allergie alimentari tradizionali è cambiata (0,5-1%).
Le intolleranze alimentari rappresentano un argomento sconosciuto e spesso sottovalutato, eppure ne soffre circa il 30-40% della popolazione: bambini adulti, uomini e donne. La reazione che porta ai sintomi di un’ intolleranza è una reazione ritardata, insorge dopo ore o giorni dalla introduzione dell’alimento, talora anzi è necessario ripetere per più giorni l’introduzione dell’alimento per poter vedere comparire i sintomi, assomiglia molto di più ad una specie di avvelenamento lento. L’esperienza clinica dimostra che sono quasi sempre gli alimenti più comuni sulla nostra tavola quelli che determinano l’insorgenza o l’aggravamento di patologie infiammatorie e cronicizzanti correlate a1 fenomeno dell’intolleranza alimentare: latticini, lieviti, sostanze nervine come il caffè, pomodoro e famiglia. L’intolleranza alimentare è la conseguenza del passaggio attraverso la mucosa intestinale, troppo permeabile, di macromolecole di alimenti, non completamente digeriti, che a contatto con il sistema linfatico e sanguigno scatenano la risposta di anticorpi IgA, IgG che a loro volta producono una reazione infiammatoria generalizzata. Questa infiammazione coinvolge l’intero organismo e può portare a sintomi e ad alterazioni a carico di qualsiasi organo o tessuto.
Questo stato di immunoflogosi cronica spiega la variabilissima sintomatologia delle intolleranze alimentari, e sulla base della teoria del ricircolo dei linfociti dal sistema MALT al circolo sistemico, spiega gli effetti patologici anche a distanza dal lume intest­nale. Ecco che i test alimentari basati sull’ identificazione delle IgG potrebbero essere la conferma di questa ipotesi. II diffuso aumento delle intolleranze alimentari è dovuto a:
dilagare dello stile di vita moderno, sempre più scarso di nutrienti, più ricco di ingredienti raffinati, additivi e inquinanti.
Abuso di farmaci: molti farmaci incidono negativamente sulla barriera intestinale, in primis gli antibiotici In più gli antiulcera, i lassativi e gli antinfiammatori.
Stile alimentare erroneo. L’industrializzazione ha infatti arricchito le tavole di cibi raffinati, cibi pronti, confezionati, inscatolati; la varietà alimentare è solo apparente
Metalli pesanti: soprattutto NICHEL, CADMIO, PIOMBO
Sress: Lo stress ha una notevole influenza sulla funzionalità intestinale soprattutto se protratto nel tempo. Sintomi che possono essere correlati alle intolleranze alimentariSINTOMI GENERALI
Stanchezza, sonnolenza non giustificata, gonfiori alle mani ai piedi alle palpebre, ritenzione idrica, sudorazione
eccessiva, vampate di calore, obesità palpitazioni, extrasistole, infiammazioni urogenitali, disturbi della libido.
SISTEMA NERVOSO
Cefalea, emicrania, ansia, depressione, irritabilità, difficoltà di concentrazione, scarsa memoria.
CUTE
Cellulite, orticaria, psoriasi, dermatiti, eczemi, acne
APPARATO MUSCOLO SCHELETRICO Dolori articolari e muscolari, infiammazioni muscolo tendinee, crampi o spasmi, tremori.
APPARATO RESPIRATORIO
Asma, tosse insistente, rinofaringiti o sinusiti, bronchiti ricorrenti, difficoltà respiratorie.
DIGERENTE
Gonfiori addominali, nausea, difficoltà digestive non giustificate, coliti, gastriti, iperacidià gastrica, morbo di
chron, colite ulcerosa, diarrea, stitichezza, flatulenza, aerofagia, emorroidi. APPARATO GENITO URINARIO
Cistiti e vaginiti ricorrenti, prostatiti, enuresi, mestruazioni irregolari e dolorose.
SISTEMA CIRCOLATORIO Palpitazioni, tachicardia, aritmia, infiammazioni venose, anemia.
Come conseguenza diretta si ha inoltre un iperlavoro di pancreas, fegato e reni. Se non si ripristina l’integrità della mucosa si entra in un circolo vizioso che porta a peggiorare le condizioni di salute dell’intero organismo.La diagnosi delle intolleranze alimentari
Per la diagnosi esistono test su sangue come i Cito test o il test immunoenzimatico (ELISA test) e test omeopatici come il VEGA TEST TEST CITOTOSSICO. Questo test valuta l’eventuale danno che determinati alimenti possono produrre ai globuli bianchi. II paziente deve semplicemente sottoporsi ad un prelievo di sangue. E’ opportuno essere a digiuno dalla sera prima.
IGG ELISA TEST
La tecnica
II test è basato sulla metodica ELISA e consente l’identificazione ed il dosaggio di anticorpi di classe IgG (in tutte le sue sottoclassi) diretti contro diversi antigeni alimentari, eventualmente presenti nel siero del paziente.
Questi test sono volti ad individuare la/le intolleranze ai diversi alimenti (5, 40 o 93 allergeni), i cui estratti antigenici sono adesi separatamente, in ciascun pozzetto della micropiastra. II test è semi­quantitativo, ossia non solo viene rilevata la presenza dell’anticorpo, ma viene anche dosata la concentrazione dell’IgG tramite confronto con standards di riferimento. dell’lgG specifica. E’ necessaria che il paziente non stia seguendo una rigida dieta alimentare, non sia sottoposto ad una terapia farmacologia (con cortisonici, antistaminici, farmaci immunosoppressori o immunomodulatori) e/o omeopatia.

TEST CHINESIOLOGICI Test Dria
Test DRIA è un test non convenzionale per la ricerca delle intolleranze alimentari. Valuta, attraverso un’analisi computerizzata, le variazioni di forza muscolare che si verificano in un soggetto, quando avviene un contatto tra la mucosa orale e un alimento che viene somministrato in forma liquida a concentrazioni ben definite.

METODICHE BIOCIBERNETICHE Test VEGA
L’organismo vivente è caratterizzato da un quadro bio-elettronico che varia in relazioni all’intensità e all’effetto sull’omeostasi dei vari stimoli: stimoli squilibranti determinano una rapida variazione dello stato bio-elettronico.
II contatto con alimenti nei confronti dei quali l’organismo presente una abnorme reattività, come nelle intolleranze o nelle allergie alimentari, determina una repentina variazione bio-elettronica dell’organismo
Test EAV
II test EAV (elettroagopuntura secondo Voll) si basa sulla misurazione della variazione delle micro-correnti nel momento in cui l’organismo viene a contatto con alimenti da lui non tollerati.

LEGAME INTOLLERANZE E SOVRAPPESO
Interessante è lo studio iniziato nel 1995 sulla influenza che gli alimenti possono avere sul soprappeso e sull’obesità. Certamente il problema dell’incremento ponderale è strettamente legato alla quantità e qualità del cibo e al bilancio calorico. Se si riequilibrano i fattori cerebrali come la leptina, il neuropeptide Y e fattori legati alla PNEI, il risultato che si produce è un calo ponderale fisiologico senza dieta ipoclorica. L’efficacia di una dieta non si valuta dal peso perduto ma dalla riduzione della possibilità di un aumento della massa grassa:se non si valuta l’influenza dei neuromediatori, influssi ormonali e biotipologia del paziente obeso e quali stressori endogeni o esogeni producono l’incremento ponderale, la dieta è destinata al fallimento.
L’inadeguata risposta dei neuromediatori e delle ghiandole endocrine indurrà la cronicità dello stato di soprappeso e la frequente situazione di recidiva dopo diete ipocaloriche.

Cosa fare in presenza di intolleranza ad uno o più alimenti
La presenza di una o più intolleranze alimentari può ostacolare il processo di rieducazione alimentare e va corretta con un opportuno periodo di rotazione dei cibi responsabili del disagio al fine di ridurre lo stato infiammatorio generale dell’organismo. Va sottolineato innanzitutto che la dieta da attuare in caso di intolleranze non sarà mirata alla eliminazione totale e perenne del cibo incriminato dall’ alimentazione del paziente; al contrario lo scopo sarà duplice:
1 Recupero della tolleranza immunitaria del paziente verso quel cibo.
2 Rieducazione alimentare del paziente affinchè impari una opportuna dieta di rotazione adatta ai suoi gusti e ai suoi bisogni, in modo da non incorrere nel pericolo di sviluppare nuove intolleranze, pur senza rinunciare ai piaceri della tavola.
Lo scopo di una dieta che controlli le intolleranze alimentari e quello di annullare l’aspetto infiammatorio (utile anche per altri disturbi immunologici), eliminare il segnale di pericolo trasmesso all’organismo, inviandogli invece segnali di attivazione del metabolismo.Una dieta sulle intolleranze alimentari rappresenta quindi una potente dieta di segnale, che consente di perdere peso proprio nei posti in cui il grasso si è accumulato malamente e facilita la riattivazione del metabolismo, ricreando la giusta sensibilità all’insulina.
Si può partire con una dieta di eliminazione per un breve periodo (dagli 1 ai 4 mesi) a seconda della gravità del disturbo e della sintomatologia, seguita da una opportuna dieta di rotazione .Oppure si può direttamente partire con una dieta di rotazione: una dieta di rotazione e una dieta che segue un procedimento simile allo svezzamento del lattante.
Si va così a provocare la tolleranza orale. Se alti dosi di allergene creano paralisi del sistema e sovraccarico, le basse dosi creano una differente regolazione delle cellule che comandano la partenza della reazione.
La vaccinazione o iposensibilizzazione a basse dosi cerca di ricreare tolleranza immunologia con dosaggi molto più bassi di quelli utilizzati nella vaccinazione classica.
L’esame delle intolleranze deve tenere conto dei 5 grandi gruppi alimentari di riferimento per la popolazione europea:
- Frumento e cereali correlati (orzo, malto, farro, kamut, ecc.)
- Latte, prodotti lattiero caseari e di derivazione bovina (formaggi, yogurt, ecc.)
- Prodotti fermentati e ad alto contenuto di sale (correlati a lievito, sale, fermentazione, presenza di miceti o lieviti, dal pane al tè al vino all’aceto e anche al pane azzimo e ai prodotti da forno senza lievito aggiunto)
- Nichel, Grassi idrogenati vegetali e prodotti a questi correlati (dal cacao al pomodoro al kiwi ai prodotti in sacchetto dell’industria o ai grassi comunque cotti)
- Salicilati naturali (spesso responsabili di orticarie, poliposi, riniti, eczemi)
Un test quindi deve sondare il numero minima di sostanze che consentano di individuare i Grandi Gruppi.
Contemporaneamente alla rieducazione alimentare può essere utile:
- Ripristinare l’integrita della mucosa
- Ottimizzare il terreno intestinale
- Favorire il drenaggio delle tossine e migliorare la funzionalità degli organi preposti
Si può agire con fermenti lattici (Lattobacillus acidophilus e Bifidobacterium bifidum) e contemporaneamente con piante ad azione drenante e depurativa, Cardo mariano, carciofo, betulla.

Riassumendo
1. l’’intolleranza non è una schiavitù: è una situazione da controllare per un certo tempo, fino al raggiungimento di un nuovo, e migliore adattamento;
2. nessun cibo va eliminato definitivamente dalla propria alimentazione: la rieducazione avviene grazie a un’opportuna rotazione degli alimenti, che dia al sistema immunitario adeguati spazi di recupero;
3. nessun cibo è cattivo, in se: è l’assunzione continuativa di certe sostanze (spesso presenti a nostra insaputa in molti cibi diversi) a causare, talvolta, un sovraccarico.
II primo passo per favorire il recupero della tolleranza immunitaria dell’organismo risulta allora quello di concederci almeno un giorno di riposo settimanale. Un piccolo intervento salutare che chiunque può attuare, anche se non soffre di intolleranze alimentari. Si tratta in sostanza di astenersi per un giorno alla settimana da tutte queste sostanze, centrando cioè la dieta su cibi semplici, conditi solo con olio d’oliva crudo o salse preparate in casa (anche l’olio crudo, una volta scaldato, va soggetto a una trasformazione parziale, assimilabile all’idrogenazione).
Una persona che controlla le ipersensibilità alimentari di solito riduce l’apporto complessivo di cibo in modo spontaneo e migliora la sensibilità insulinica. Tali fenomeni contribuiscono a migliorare la condizione generale e portano a ridurre il peso se questa è in eccesso.
Non può esservi ripristino di benessere fisico che prescinda dal raggiungimento di un maggiore equilibrio psichico. E’ importante quindi imparare come i cibi possano condizionare i nostri atteggiamenti, il nostro umore, le nostre successive scelte alimentari.
Attraverso una rieducazione alimentare mirata è il NOSTRO ORGANISMO CHE DA SOLO TENDE A RIPORTARE TUTTI I SUI PARAMETRI VERSO I VALORI IDEALI.

Autore: S. BORNIA
Biologa Nutrizionista
Centro Linea Nutrizione
Piazza Dunant 4 palazzina 30
Stadio Piscine di Albaro (GE)
Pubblicazione dicembre 2009