1978 – 1987 ESPERIENZE DI ABORTO FARMACEUTICO

Insomma, non è affatto consoli­dato il semplice meccanismo per cui ad ogni richiesta di intervento abortivo (entro i novanta giorni di gravidanza) corrisponda l’otteni­mento della prestazione richiesta: dipende dall’area geografica, dal­l’organizzazione sanitaria del luo­go, dal rapporto obiettori-non obiettori della struttura sanitaria, dalla presenza o meno di un servi­zio autonomo di interruzione della gravidanza piuttosto che dalla con­fluenza dello stesso nel novero di tutti gli altri complessi servizi di un reparto di ostetricia-ginecologia, nonché dal numero di donne che richiedono la prestazione. Insom­ma l’esecuzione dell’intervento è una risultante del tutto contingente a fattori molteplici che rendono disomogenea la distribuzione degli interventi abortivi eseguiti, ed il numero complessivo costante degli aborti è piuttosto l’ espressione di un perdurare di questo intreccio di variabili e non certo indice di oscil­lazioni di tendenze nei confronti della pratica abortiva.
In effetti la regolamentazione dell’aborto in vigore in Italia ben rappresenta l’ibrido tra la sorpas­sata concezione penalizzatrice e la sconfitta posizione depenalizza­trice.
Come uscirne fuori?
A tal proposito e stato significa­tivo il recente convegno “L’inter­ruzione volontaria di gravidanza: problemi, tendenze, prevenzione”, tenutosi a Roma presso l’Istituto Superiore di Sanità, a cui ho parte­cipato con una comunicazione in qualità di coordinatore dell’Asso­ciazione per l’aborto non chirurgi­co e per l’autodeterminazione del­la donna, che da anni si batte tra l’altro per l’introduzione degli ana­loghi di prostaglandine – che con­sentono l’aborto farmaceutico ­nella Farmacopea Ufficiale. Ebbe­ne la Schering ha finalmente regi­strato il suo analogo di prostaglan­dine – sulprostone – che sotto for­ma di fiale è a disposizione in Italia nelle farmacie ospedaliere.
Possiamo essere soddisfatti di tale risultato a cui abbiamo contri­buito con anni di impegno ed iniziative (l’ultima rilevante delle quali è stata la consegna al Mini­stero della Sanità delle migliaia di firme raccolte sulla petizione po­polare per l’introduzione degli analoghi di prostaglandine nella Farmacopea Ufficiale).
L’impegno adesso ha da riguar­dare il passaggio successivo: l’a­borto di gravidanza iniziale è in grado di essere sottratto per merito degli analoghi di prostaglandine dalla gestione chirurgica e quindi ospedaliera, divenendo praticabile ambulatoriamente se non addirittura domiciliarmente sotto un me­ro controllo medico e senza defati­ganti procedure.
Dunque o cambia la legge 194 sull’aborto nel senso di una reale depenalizzazione o le donne an­dranno in ospedale (a termine di un iter obbligato) per effettuare delle semplici iniezioni o per la mera somministrazione di ovuli va­ginali di analoghi di prostaglandi­ne!, cose cioè che potrebbero be­nissimo fare anche in ambulatorio oppure a casa loro (come avviene in Svezia) sotto un normale con­trollo sanitario).
Insomma la scienza ha compiuto il suo compito offrendo alle donne l’aborto farmacologico; un prodot­to a base di analoghi di prostaglan­dine è entrato nella Farmacopea Ufficiale Italiana: si tratta ora di fronteggiare le resistenze, i pregiu­dizi, gli interessi, le mentalità e la stessa legge 194 che impediscono il valido e pieno utilizzo di tale im­portante acquisizione per la salute e l’autodeterminazione della donna.
Maurizio Mottola
pubblicazione del 1987

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