L’ARIA CHE RESPIRIAMO

L’aria che respiriamo nelle città contiene insidiosi ed invisibili “VELENI”: Vapori, Gas, Fumi, Polveri. Alcuni di questi termini possono sembrare sinonimi, invece non lo sono ed anche nel confronto del nostro organismo lo aggrediscono in maniera diversa.
VAPORE: prodotto nell’aria da particelle di liquido in ebollizione
GAS: sostanza allo stato aeriforme pura o miscelata ad altre sostanze ma anch’esse allo stato aeriforme.
FUMI: dispersione di particelle solide in gas o vapori.
POLVERI: piccole particelle di sostanza solida.
Di fronte alla massiva aggressione di tanti inquinanti l’organismo mette in atto sistemi di difesa di tipo fisico, chimico o immunologico che hanno funzione di blocco alla penetrazione degli inquinanti. Il prevalere di un meccanismo rispetto all’altro è fortemente legato alla natura dell’inquinante, ma anche alle sue dimensioni ed alla forma fisica; essa determina infatti la diversa penetrabilità nelle vie aeree e quindi la profondità della sede raggiunta e conseguentemente anche la sede del processo morboso generato.
La natura chimica della sostanza inalata è prevalentemente responsabile del tipo di patologia indotta, anche se ad essa concorrono anche la concentrazione dell’inquinante ed il tempo di esposizione e le caratteristiche individuali del soggetto.
L’irritazione suul’organismo quindi può avvenire sia a livello esterno (cute, ochii, ecc.) sia a livello interno (polmini, bronchi, organi interni ecc.) infatti gli inquinanti possono essere assorbiti e depositati in altri tessuti, dando poi luogo alla comparsa di sintomi anche a distanza di tempo dall’ avvenuta esposizione.
Se pensiamo che ogni giorno respiriamo 10-20 mila litri di aria, ci rendiamo conto che il suo inquinamento può avere conseguenze estremamente gravi sulla nostra salute.
Infatti l’organismo che viene a contatto con un agente inquinante (e quindi lo riconosce come cosa esterna all’organismo stesso ) attiva il complesso sistema immunitario, di cui siamo dotati, che è deputato al riconoscimento e all’eliminazione delle sostanze estranee potenzialmente o di fatto nocive.
Studi condotti a Filadelfia negli anni 1973-82 hanno messo in evidenza che la mortalità giornaliera era aumentata del 7% per ogni 100 microgrammi/m3 di aumento giornaliero di particelle inquinanti sospese nell’aria e del 5% per ogni 100 microgrammi/m3 di aumento giornaliero di anidride solforosa.
A questo proposito sono da – ricordare come eventi particolarmente esemplificativi, proprio perchè hanno avuto conseguenze catastrofiche, le concentrazioni di elevate quantità tossiche verificatesi in Belgio nel 1930 (valle della Mosa), in Pennsylvania nel 1948 (Donora) e in Inghilterra nel 1952 (Londra) dove una settimana di smog fitto ha fatto salire vertiginosamente il numero dei morti; sono stati stimati 4000 morti in più in 5 giorni.
Si parla in questi casi di uno “smog di tipo invernale” che aggrava le condizioni dei soggetti già afflitti da patologie croniche cardio-respiratorie; invece lo ” smog di tipo estivo” è responsabile di effetti acuti anche in persone sane e giovani.

L’ AEROBIOLOGIA
Ovvero come controllare l’inquinamento biologico dell’aria
In realtà l’ aerobiologia comprende anche altri settori; è la scienza che studia le sorgenti, la dispersione e l’impatto degli organismi biologici presenti in atmosfera ed i loro effetti in ambienti confinati e aperti.
Le particelle biologiche presenti in atmosfera, alcune delle quali capaci, anche a basse concentrazioni, di causare ingenti danni alla popolazione umana, animale e vegetale, sono state oggetto di studio, fin dai tempi remoti, da parte di illustri ricercatori come Spallanzani, Pateur, Miquel.
Ma solo dal 1972, nell’ ambito dell’ IBP (International Biological Program), è stato sviluppato un programma di collaborazione internazionale sull’ aerobiologia senza il quale probabilmente la stessa avrebbe continuato ad essere un settore scientifico dai contorni sfumati.
Per quanto riguarda l’Italia in particolare, il primo centro di monitoraggio aerobiologico è sorto nel 1974 a Bologna, presso l’Istituto di Fisica dell’ Atmosfera del CNR , coordinato dal dr. Mandrioli.
Con il passare degli anni, altri Centri- una ottantina- si sono aperti lungo tutta la Penisola; fanno capo alla AIA (Associazione italiana di Aerobiologia) fondata nel 1985 ancora a Bologna.
Oggetto delle ricerche sono la provenienza e la modalità con cui le particelle vengono liberate nell’atmosfera, la produzione delle particelle biologiche, la loro permanenza ed il loro trasporto da parte dell’ aria, la deposizione dei corpuscoli sulle varie superfici.
Ovviamente le particelle studiate non svolgono solo effetti negativi sull’ambiente.
Il polline, ad esempio, è utilissimo perchè permette la riproduzione delle piante, ma può essere fastidioso nei confronti di alcuni individui che soffro di allergia.
In questa nostra trattazione ci occupiamo solo degli effetti indesiderati ed in particolare degli effetti indesiderati sull’uomo.
Ecco che vengono ad essere interessati campi importanti quali quello delle malattie infettive diffuse da batteri aerotrasportati, malattie respiratorie allergiche causate dall’inalazione di particelle allergeniche e l’inquinamento dell’ aria.

DENTRO E FUORI CASA
Due realtà in qualche modo contrastanti; sembrerebbe logico pensare alla “casa dolce casa” come nido tranquillo e sicuro … ecco invece che anche l’abitazione, soprattutto se moderna, genera ancora pericolo.
Nell’ ultimo decennio è emerso che anche gli ambienti domestici e gli uffici, lungi dall’essere una protezione, sono impregnati di inquinanti d’origine chimica o biologica, talvolta presenti addirittura in concentrazioni superiori a quelle rilevate all’esterno.
I nuovi materiali impiegati nella costruzione e nell’arredo, i sistemi di condizionamento d’aria, persino le suppellettili e gli stessi prodotti per la pulizia, possono sprigionare sostanze irritanti, alle quali risultano evidentemente più esposti casalinghe, bambini, anziani e ammalati.
Ma allora quando possiamo considerare l’aria pura, priva di inquinamento?
Quando non vi siano alterazioni delle caratteristiche chimico-fisiche, determinate sia da variazioni di concentrazione dei suoi normali costituenti come, e soprattutto, dalla presenza di sostanze estranee (di origine fisica, chimica o biologica) alla sua composizione normale, in grado di determinare effetti di danno e/o malattia all’uomo ed agli organismi viventi”.
Pensare poi di respirare aria pura fuori casa è assolutamente impossibile se si abita in agglomerati urbani.
Respirare nelle principali città italiane equivale a fumare 60 sigarette al giorno.
Le particelle tossiche sospese nell’ aria, sono tra gli inquinanti più pericolosi e di difficile misurazione sistematica, infatti mentre il controllo delle emissioni di tipo industriale è facilitato dal carattere locale di questo tipo di sorgente inquinante, il monitoraggio dell’inquinamento da traffico e da riscaldamento domestico è più complesso a causa della sua distribuzione su tutto il territorio.
Ovviamente le condizioni atmosferiche giocano un ruolo determinante sulla diffusione di questo tipo di inquinamento.

LE CITTA’ SI INGRANDISCONO
Un’idea della rapidità con cui avvengono i processi di urbanizzazione ?
In trent’anni la popolazione delle città è quasi triplicata passando da 700.000.000 a 1.900.000.000 di persone con crescite spettacolari soprattutto nelle metropoli del Terzo
Mondo.
Nel 1970, 11 città delle Nazioni in via di sviluppo avevano oltre 5 milioni di abitanti. E’ possibile che questo numero aumenti fino a 35 entro l’anno 2000.
Di queste 35 si suppone che 11 avranno tra i 20 e i 30 milioni di abitanti. Ma un quarto di tutti gli essere umani vive in condizioni di povertà e la maggior parte abita in ghetti e bidonvilles nelle città del Terzo Mondo.
Queste cifre con così tanti zeri danno un’idea della vastità del problema della salute nelle città coinvolgendo una serie infinita di elementi: dalla qualità insufficiente delle abitazioni alle risorse scarse e mal distribuite, dalle politiche governative poco efficaci all’aumento della criminalità. E città tanto densamente popolate non possono che avere aria e acqua inquinate.

SINDROME DELL’ EDIFICIO MALATO
Ovvero in casa ci avveleniamo con … … la cottura dei cibi, la combustione della fiammella dello scaldabagno, il fumo del tabacco, i mobili laminati di formica,” i tessuti e i materiali isolanti, la moquette ed i prodotti di pulizia ….
Sembra strano, invece è proprio così. Queste cose così abituali, che fanno parte della vita di tutti i giorni, liberano una miriade di composti chimici gassosi e potenzialmente pericolosi.
Tuttavia raramente, e solo quando si realizzi un’esposizione di lunga durala, gli inquinanti domestici (con esclusione del fumo) danno luogo a tumori polmonari.
Oltre ai sintomi locali, la cattiva qualità dell’aria ambiente può determinare sintomi di tipo generale ed aspecifico quali cefalea, nausea, fatica, irritabilità, appunto quella che si chiama sindrome dell’edificio malato.

ASBESTO: rallenta l’attività dei macrofagi (cellule che hanno il compito di fagocitare (“mangiare”) gli elementi estranei al corpo). E’ impiegato oltre che nella costruzione dei freni, anche in alcuni materiali per l’edilizia.

AZOTO OSSIDO deriva da combustione delle cucine a gas, stufe a cherosene ecc. ; inoltre la sua concentrazione è potenziala dalla quota che giunge dall’esterno e che è particolarmente rilevante nelle zone ad alto inquinamento.
Svolge azione inibitrice nei confronti di alcuni linfociti.

FORMALDEIDE: si libera dai materiali di costruzione delle suppellettili e dai prodotti per la pulizia.
Fa parte del gruppo dei composti organici volatili (VOC) la cui concentrazione raggiunge valori preoccupanti nelle costruzioni Particolarmente ermetiche.

FUMO DI TABACCO: riduce la proliferazione delle cellule più attive nella difesa dell’organismo (cellule killer), così come provoca una diminuzione di immunoglobuline o anticorpi circolanti.
Le sigarette sono il più importante fattore di rischio per il cancro polmonare (il 85% è attribuibile al fumo).

ACARI: causano asma allergico; sono in essi racchiusi i principali allergeni responsabili della sensibilizzazione allergica indicata una volta come” polvere di casa”.
In effetti gli acari a cui ci riferiamo (Dermatophagoides) sono presenti particolarmente nelle polveri degli ambienti in cui vive l’uomo. Infatti le condizioni ambientali ottimali per la loro colonizzazione, sono le stesse che determinano il “confort” ambientale dell’ uomo.
E per questo colonizzano facilmente nei materassi, nelle coperte, nei cuscini ecc., tanto che
in passato il disagio provocato da questi acari era chiamato “allergia alla lana o alla piuma”. Inoltre la loro sensibilizzazione nei confronti delle persone allergiche continua nel tempo e recentemente è stata individuata la “flogosi minima persistente”; cioè è stato dimostrato che in soggetti sensibili, anche in periodo di assenza dei sintomi, se esposti a sia pur basse quantità di allergene, esiste uno stato di infiammazione moderata a livello delle mucose nasali e congiuntivali.
Ciò starebbe a significare che il danno ai tessuti esiste anche quando non sono presenti
sintomi clinici; e non è da escludere che studi più approfonditi dimostrino che lo stesso
vale anche per gli altri inquinanti.

BATTERI: proliferano soprattutto negli impianti di aria condizionata creando veri e
propri bio-aerosol.
In genere le concentrazioni di aerosol biologico presenti in un determinato ambiente sono
destinate ad incrementarsi nel tempo ed a distanza dalla sorgente iniziale, in quanto le stesse sorgenti biologiche tendono a diffondersi ed incrementarsi, per un processo di colonizzazione.

FUNGHI: causano asma allergico; anch’ essi si trovano con facilità degli impianti di aria
Condizionata.

POLLINI: causano asma allergico; sono legati alla stagionalità ed è quindi importante conoscere per ogni periodo quali siano i pollini potenzialmente dispersi nell’ aria e causa di allergia.
Il granulo di polline quando viene liberato dalla pianta madre è altamente disidratato e contiene, nelle due pareti che lo circondano e nel citoplasma, proteine che, a contatto con le mucose, vengono liberate in un tempo brevissimo e provocano reazioni allergiche in soggetti sensibili.
Il problema della liberazione nell’ aria sia delle spore dei funghi che dei pollini delle piante, il ciclo vegetativo delle piante, correlato con i fattori ambientali climatici, sono oggetto di studio da parte dell’ aerobiologia.

POLVERE :che essendo ricca di acari, batteri e funghi, provoca pneumopatie da ipersensibilità.
Inoltre ad acari, batteri e funghi dobbiamo l’insorgenza di patologie infettive.
Perchè la situazione si è aggravata soprattutto negli ultimi decenni?
La ragione sostanziale è che le innovazioni progettuali e di impiantistica introdotte dalla architettura contemporanea dai primi anni ’70 al fine di ridurre i consumi energetici e le fughe di calore hanno comportato l’impiego di nuovi materiali e strutture tese a rendere ermetiche le abitazioni, nonché il sistema di condizionamento dell’aria.
La riduzione al minimo dei ricambi d’aria, la chiusura ermetica delle finestre, la liberazione di sostanze chimiche dai materiali di costruzione e dall’ arredo sono i fattori riconosciuti che portano all’accumulo all’interno delle case di inquinanti di natura diversa che spesso raggiungono concentrazioni superiori a quelle rilevabili nell’’ aria delle città.

L’AMBIENTE DI LAVORO
E se fino ad ora abbiamo pensato all’ambiente chiuso come ad una abitazione, pur tuttavia non dobbiamo dimenticare che anche officine, laboratori, uffici, banche, alberghi, cinema, ristoranti, negozi, magazzini, auto, treni, navi ecc, sono veri e propri ambienti chiusi in cui il problema dell’inquinamento atmosferico si fa sentire in maniera più o meno pressante a seconda dei casi ma che comunque rappresenta un problema da risolvere.
Alcuni gruppi di popolazione sono particolarmente a rischio poiché particolarmente sensibili all’azione degli inquinanti: individui in giovane età, anziani, soggetti immunodepressi soprattutto se esposti a particolari sostanze durante la loro attività lavorativa. Particolarmente allarmante è la presenza nell’ambiente di vita o di lavoro di sostanze riconosciute come cancerogene, per le quali la dose assorbita, e quindi il rischio globale, per l’individuo dipendono dalla sommazione tra le quote derivanti dalle diverse vie di assorbimento (aria, acqua, alimenti) e quelle derivanti dalle esposizioni in ambienti diversi.
La relazione tra esposizione continua a basse concentrazioni di inquinanti e deterioramento delle condizioni di salute può essere indirettamente rilevata da indicatori di morbosità come l’aumento dell’ assenteismo per malattia o il numero di ricoveri in ospedale.
U n indicatore pi ù diretto è dato dalla rilevazione dell’­incidenza nella popolazione di patologie note per ricono­scere nella loro origine anche cause corre late con l’am­biente di vita quali le pneumopatie croniche ostruttive, l’asma bronchiale, le patologie cardiovascolari e le neoplasie polmonari.
Va detto peraltro che tali patologie riconoscono un’ origine multifattoriale nella quale non è sempre possibile distinguere il ruolo dell’ esposizione ad inquinanti dal ruolo giocato dai fattori individuali.

PREVENZIONE
L’inquinamento atmosferico è particolarmente pericoloso per alcuni soggetti a rischio: bambini, asmatici, fumatori, bronchitici cronici e soggetti con una funzione polmonare già alterata.
Particolarmente pericoloso per chi non è abituato a vivere in ambiente inquinato è trovarvicisi immerso improvvisamente.
Esiste infatti una risposta individuale nei confronti di gas inquinanti e bisogna quindi tener conto del fenomeno della tolleranza o adattamento (capacità dei soggetti, precedentemente esposti a dosi subletali dei gas, di tollerare successivamente una dose maggiore) .
Tale tolleranza acquisita non esiste in chi non è già venuto in contatto con il materiale inquinante, lo stesso dosaggio sopportato dal primo gruppo sarebbe invece letale per gli altri.
E’ quindi importante sottolineare il ruolo primario affidato alla profilassi: sia per quanto riguarda l’insorgenza della malattia che per la sua progressione.
E’ quindi importante, a livello collettivo avere normative mirate e controllate; a livello individuale sottrarre la persona all’ambiente sfavorevole; a livello terapeutico privilegiare l’uso di molecole in grado di opporsi all’azione ossido- riducente dei gas inquinanti e alla cascata delle reazioni flogistiche.

I BRONCHI
I bronchi hanno il compito di trattenere tutti gli agenti contenuti nell’aria (batteri, virus, polline, gas inquinanti) per difendere l’apparato respiratorio da aggressioni esterne.
Ciò avviene attraverso la produzione di muco bronchiale, una specie di ” vernice protettiva” che ricopre le vie aeree e viene continuamente prodotta e rimossa dalle cellule ciliate.
Quando gli aggressori contenuti nell’aria superano livelli accettabili, la risposta difensiva dei bronchi si manifesta con una maggiore produzione di muco, che diventa più denso del normale. Di fronte ad una aggressione costante, la produzione del muco aumenta, causando però un rallentamento, fino alla stasi della rimozione del muco da parte delle cellule ciliate, alla perdita di cilia o addirittura di cellule ciliate.
Come abbiamo visti in precedenza, l’arrivo di un agente inquinante allerta il sistema immunitario che a livello polmonare può dividersi in branca specifica ( T e B Linfociti, anticorpi~ recettori) e branca aspecifica (macrofagi, granulociti).

DANNI BRONCHIALI
I danni da agenti inquinanti possono essere di gravità e di significato diverso. Per semplicità proponiamo una classificazione:
DANNI ACUTI sono determinati soprattutto dalla concentrazione dell’agente inquinante; si suddividono ancora in:
Acuti Lievi, che si manifestano con tosse, espettorato, dispnea da dolore retrosternale o da “respiro corto”.
Acuti gravi, che sono rappresentati da edema polmonare acuto e emotisi.
DANNI CRONICIsono rappresentati da bronchite cronica, asma bronchiale, enfisema polmonare. Sono determinati soprattutto dal tempo di esposizione.
La bronchite è definita cronica quando i sintomi (tosse e ipersecrezione bronchiale) si manifestano per almeno tre mesi l’anno e per almeno due anni consecutivamente.
Il processo infiammatorio, presente anche nelle forme più lievi della malattia, prevede l’intervento di numerose cellule e mediatori (mastociti, linfociti, macrofagi, neutrofili, ecc). La persistenza di una situazione flogistica delle vie aeree si traduce in una persistenza di iperreattività bronchiale , conferendo carattere di cronicità alla malattia che con il tempo perde il suo carattere di reversibilità.
La sua importanza è andata sempre aumentando in questi anni, e oggi colpisce non meno del 5% della popolazione adulta ed il 10 % di quella in età pediatrica (i 2/3 sotto i 5 anni).
Ma c’è di più. Nonostante la disponibilità di trattamenti farmacologici efficaci, indubbiamente più validi rispetto al passato, si è avuto un incremento di mortalità per asma in buona parte dei Paesi Occidentali.
In Italia per esempio, il numero dei decessi per asma si è triplicato negli ultimi 10 anni, passando da 726 a 2341 casi.
Recentemente si è costituito il “Gruppo di Studio sull’ Asma” , formato da esperti di diverse discipline (pneumoligi, pediatri, allergologi ed immunologi clinici).
Il gruppo non si pone come organismo scientifico alternativo a quelli già esistenti, ma vuole rappresentare uno strumento al loro servizio, rendendo possibile la comunicazione e l’informazione tra specialisti e medici di famiglia.
Altra tipica reazione all’inquinamento è la “pneumopatia da ipersensibilità” .
Il meccanismo è rappresentato da una flogosi delle vie distali, (alveolite) che si riaccende ad ogni esposizione all’ agente e tende a cronicizzare.

LA CURA
Un importante meccanismo di azione svolto dagli inquinanti, soprattutto quelli chimici, è di tipo irritativo; la reazione a livello delle vie aeree è la flogosi della mucosa.
Questa situazione dà luogo ad una riduzione delle difese locali, con una più elevata permeabilità per gli altri agenti patogeni, dotati di ipotetica capacità di infettare o di dare luogo a sensibilizzazione allergica.
Il rapporto di attività fra agenti tossico-irritanti ed allergeni è di grande interesse ed ancora in parte non conosciuto.
D’altra parte la condizione infiammatoria rappresenta di per se stessa un importante processo morboso, che può dare luogo a manifestazioni respiratorie diverse. Fra i farmaci antinfiammatori specificatamente più usati in campo respiratorio, vanno ricordati il Disodiocromoglicato, il nedroconile sodico ed i corticosteroidi. Recentemente è stata messa in commercio una molecola con durata d’azione di circa 12 ore.
E’ evidente come nell’asma bronchiale questa possibilità terapeutica risulti interessante, soprattutto quando si voglia garantire l’assenza di accessi asmatici durante il riposo notturno, ma anche quando si voglia ridurre la reazione asmatica nei confronti dei prevedibili, ma non evitabili, stimoli asmigeni.
Ovviamente altra terapia può essere rappresentata dai vaccini specifici, ma questi non possono essere oggetto di questa trattazione.
E’ bene ricordare anche i broncodilatatori quali Teofillina e Ipratropium che si oppongono all’effetto broncocostrittore del biossido di zolfo.
Si impiegano anche farmaci “muco-attivi” quali la Nacetilcisteina, la Stepronina e la Tiopronina che svolgono una attività riducente nei confronti degli agenti ossidanti quali ozono e biossido d’azoto.

INQUNIMAMENTO DELL’ARIA E PATOLOGIA UMANA
E’’ il primo tentativo organico ed ambizioso di costruire uno strumento di lavoro che contribuisca a sviluppare un’ area culturale comune tra medicina ed ecologia, raccogliendo in un unico volume tutti i contributi scaturiti da un inedito confronto tra esperti della salute e tecnici dell’ambiente.
Ogni giorno respiriamo “veleni” senza sapere fino a che punto possono compromettere la nostra salute. Da questa incognita, da questa imperdonabile lacuna, è derivata la volontà di affrontare e approfondire un argomento di interesse vitale.
Questo libro è un utile strumento anche di lavoro per tutti coloro che operano nel settore i quali devono aver chiari i contenuti, ma anche i limiti e le inadeguatezze delle attuali conoscenze e normative.
I Medici ad esempio sono chiamati a valutare diversamente le patologie di tutti i giorni, una parte delle quali va imputata con maggior precisione e consapevolezza all’inquinamento ambientale.
Talora le norme inadeguate portano illusioni: per il rischio cancerogenicità, per esempio, non esiste un tetto al di sotto del quale si può stare sicuri.

Principali sorgenti degli inquinanti dell’aria negli ambienti confinati

 

FONTE

AGENTI

materiali da costruzione radon, absesto, fibre minerali
materiali di rivestimento composti volatili organici, contaminanti biologici
arredamento formaldsìeide, composti volatili organici
rivestimenti in legno pentaclorofenolo, altri antiparassitari
materiali isolanti asbesto, fibre minerali, composti volatili organici
apparecchi per la combustione gas (NOx, Sox, CO, O3) idrocarburi policicli
prodotti per la pulizia composti volatili organici, fluorocarboni
impianti di condizionamento batteri, funghi, virus
persone, animali domestici, piante batteri, funghi, virus, pollini bioscrementi antiparassitari
fumo di sigaretta gas, idrocarburi policiclici, particelle respirabili, composti volatili organici
acqua cloro, radon, composti volatili organici
aria esterna particelle, gas, contaminanti biologici, antiparassitari
fotocopiatrici polveri, composti organici, 03

 

(da: Maroni, Atti 53° congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina del Lavoro, Stresa, 1990, modificata)
CONCLUSIONE
Il controllo dell’inquinamento è un obiettivo primario per i Paesi ad elevata industrializzazione anche se non di facile realizzazione sia in termini pratici che politici.
Per quanto concerne i primi, decidere quali siano i livelli accettabili di inquinamento per la salute pubblica, non è semplice. Studi pubblicati recentemente su autorevoli riviste scientifiche hanno dimostrato che anche l’esposizione a livelli molto bassi e normalmente accettati di inquinamento, urbano e anche domestico, è associata ad un aumento della morbilità respiratoria. Così come per il rischio di radiazioni jonizzanti, anche in questo settore, quindi l’abbattimento del rischio e delle concentrazioni degli inquinanti nell’ atmosfera delle grandi città deve essere il più radicale possibile.
Ne consegue che assumono grande importanza le stazioni di monitoraggio di cui abbiamo parlato all’inizio di questa trattazione.
Molte di esse mantengono attivo il campionamento degli aeroallergeni per tutto l’anno; tutte comunque operano nel periodo che va dall’ ultima settimana di febbraio alla seconda di ottobre.
Ad esempio le previsioni dei pollini vengono diffuse sui quotidiani, su Televideo a pag 646, ed è anche a disposizione un numero verde 1678-54050 a cui possono accedere preferenzialmente i medici.
Ad esempio le previsioni dei pollini vengono diffuse sui quotidiani, su Televideo a pag 646, ed è anche a disposizionene un numero verde 1678-54050 a cui possono accedere preferenzialmente i medici.
Da queste informazioni non derivano solo decisioni in campo sanitario: modalità, tempi e dosaggi da impiegare nella profilassi e nel trattamento della pollinosi, ma vengono anche dirette le scelte operative da attuare, ad esempio, nella realizzazione di parchi e giardini sia pubblici che privati.

Angelo Bodrato
farmacista
i dati riportati in questo SPECIALE sono stati desunti da:
“Asma Cronico: linee guida per il trattamento”
“Inquinamento dell’ Aria e Patologia Umana”
“Le Broncbiti: Azioni Patogene dell’inquinamento”
Pubblicazione Febbraio 1993

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