Perché a primavera…

Il polline delle piante che sfruttano la velocità delle correnti d’aria (dette anemofile ) che riesce a raggiungere fino a 15 chilometri di distanza dalla pianta di origine.
E se un fiore di betulla (betulla alba) produce fino a 4 milioni di granuli, è facile immaginare quanti ne siano contenuti in un metro cubo di aria primaverile.
Seppur invisibile (ogni granulo misura dai 5 ai 200 micron), il polline colpisce un esercito di settantamila persone nella sola città di Genova, pari ad un 10% sul territorio nazionale.
Ci si potrebbe aspettare che gli abitanti delle campagne soffrissero di allergie primaverili in percentuale maggiore, dati i frequenti contatti con le sorgenti di polline.
In realtà, recenti studi hanno evidenziato uno stretto legame tra allergie da pollini e l’inquinamento atmosferico. A parità di quantità di polline nell’aria, infatti, la presenza concomitante di inquinamento dovuto ai gas di scarico, fa quasi triplicare il numero di soggetti allergici.
Un altro fattore da non sottovalutare è la componente ereditaria.
La probabilità di prole allergica cresce, infatti,  del 30% se ambedue i genitori sono affetti da pollinosi, ed aumenta ulteriormente (circa del 70%) se addirittura sensibili allo stesso allergene.
I risultati di questi studi evidenziano come non siano da sottovalutare fattori solo apparentemente estranei ma, in realtà, molto aggravanti di queste affezioni allergiche stagionali.

Caterina DE VITO
Antonella PEDRINI
Silvio ROSSI
Edoardo SCHENARDI
A.GI.FAR.L.
Associazione Giovani Farmacisti Liguri
pubblicazione del 1995

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