QUANDO SOSPETTARE UNA VERA STERILITA’

Questo a livello sociopolitico ed in una simile visuale del problema delle coppie con zero figli risulta latentizzato, socializzato, manifesto.
Quante sono le coppie senza figli (pur desiderandone)? Perché? C’e la soluzione?
Capita sempre più di frequente al ginecologo di ricevere coppie con questo problema, anche se non sempre del tutto reale.
Si valuta in circa il 15% il numero di coppie che non riesce ad avere figli, e questa percentuale è forse in aumento in confronto ai tempi passati, anche se mancano dati obiettivi di confronto.
Certamente ragioni per un aumento della frequenza delle coppie sterili non mancano e sono per lo più immodificabili.
I famosi «ritmi della vita moderna» comportano matrimoni in età sempre più avanzata (e con fertilità ridotta, essendo essa massima intorno ai 18-20 anni) e «programmazione» di un figlio dopo intervalli anche lunghi, in relazione ai problemi del lavoro, delle abitazioni troppo ristrette (o introvabili), del desiderio di vivere spensieratamente la gioventù (che grazie al cielo non scompare né dopo i 20 anni né dopo i 30) senza pesanti responsabilità.
Ma quando si può dire sterile una unione? E perciò quando e come si deve intervenire per curare il problema?
La fertilità umana è, contrariamente a molte apparenze, piuttosto bassa, infima in confronto a quella di alcuni animali (un rapporto sessuale dà alla coniglia una possibilità di gravidanza superiore al 90%, alla donna di circa 8%) cosicché su 100 coppie fertili, dopo 6 mesi una gravidanza è in corso in poco più di 60 e in 90 dopo 12 mesi, mentre le 10 gravidanze mancanti saranno raggiunte spontaneamente solo nel secondo anno.
E’ pertanto giusto considerare sterile una coppia solo dopo due anni di tentativi
Questa affermazione scientificmente corretta, è per altro fuori della realtà quando le coppie in questione non più giovanissime (ed e il caso più frequente nella casistica di noi «sterilologhi») e mi sembra perciò corretto, previo colloquio chiarificatore, sottoporre ad alcuni esami relativi alla fertilità coppie prive di prole anche solo dopo 6-12 mesi; anzi il mio consiglio usuale, quando ho la opportunità di esporlo, è di inserire questi controlli nel novero degli esami prematrimoniali.
Si tratta peraltro di valutazioni del tutto innocue, economiche e facili: per l’uomo un esame del liquido seminale, per la donna il rilievo della temperatura basale e possibilmente, la contemporanea annotazione delle «perdite» mucose intermestruali secondo Billings.
Questi semplici rilievi sono spes­so in grado di dare una sufficiente valutazione per discriminare già casi in cui conviene semplicemente lasciar passare il tempo (ricordando che la «gravidanza è un risultato statistico» nella maggior parte dei casi, cioè senza certezza positiva o negativa) o passare ad una più accurata diagnosi e conseguente terapia, che devono peraltro essere sempre personalizzate ai problemi fisici della coppia ed ancor più alle problematiche psicologiche.
Nevrotizzare una sterilità, vera o presunta è sempre il miglior modo per non riuscire ad ottenere il figlio desiderato.

pubblicazione del 1985

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