STRESS E CARDIOLOGIA

L’angina pectoris e I’infarto del miocardio rappresentano un evento morboso frequente e da tempo, sono stati identificati nell’aumento del colesterolo, nell’obesità, nel diabete mellito, nell’ipertensione arteriosa i più importanti fattori predisponenti alla cardiopatia ischemica. 

E’ peraltro ampiamente dimostrato che dall’analisi di questi soli fattori non è possibile esprimere una attendibile previsione sull’incidenza della malattia.
E’ stato ipotizzato che particolari condizioni di vita possano esaltare I’azione negativa suI circolo coronarico dei fattori di rischio soprariportati: in effetti è stata documentata una maggiore incidenza della cardiopatia coronarica negli individui con un comportamento caratterizzato da atteggiamenti di estrema competitività, impazienza esagerata, ostilità ed aggressività eccessivi, arrivismo esasperato.
L’aumento dei livelli ematici di catecolamine (adrenalina e noradrenalina) degli ormoni corticosteroidi, del colesterolo e dei trigliceridi, delI’aggregabilità piastrinica sono strettamente correlati a condizioni stressanti; è intuitivo come la ripetitività di tali situazioni giuochi un ruolo estremamente importante nel facilitare l’ateroscIerosi coronarica.
Interessante e significativa appare a questo proposito la notizia, apparsa recentemente su una prestigiosa rivista scientifica americana; di uno studio, eseguito su conigli, sull’importanza dei rapporti affettivi gratificanti sulla prevenzione di lesioni ateroscIerotiche indotte dalla dieta.
In particolare I’indagine, eseguita in due gruppi di conigli sottoposti a dieta iperlipidica, ha dimostrato come le lesioni ateroscIerotiche dei vasi risultano meno estese e gravi nei conigli che erano stati oggetto di particolare attenzione affettiva.
Per contro nella stessa indagine venivano confermati i risultati di esperienze già effettuate nel passato, circa la maggior incidenza di lesioni vascolari negli animali sottoposti a situazioni stressanti ripetute.
Per quanto ancora oggi sfugge I’intimo meccanismo attraverso cui si possa realizzare una azione protettiva sulla parete vasale negli individui “esposti” alla simpatia altrui e alla gratificazione.
E’ comunque ormai certo che I’esposizione a esperienze stressanti comporta aIcune modificazioni biochimiche che accumulandosi nel tempo gettano per così dire, i semi della malattia.
Da tutto ciò risulta lampante come lo “stress” realizzi sovente nella vita dell’uomo una “usura vitale”. II turbolento ambiente delIa società moderna e la crescente necessità di adattamento alle mutanti condizioni di vita rendono probabilmente ragione all’aumentata incidenza della malattia ischemica cardiaca.

Dott. Renato Gianrossi
cardiologo
Pubblicazione Settembre 1982

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