UN RAPPORTO DI FIDUCIA: MEDICO-DONNA

Abbiamo fatto questa premessa per sottolineare come il progresso di una società si misuri anche e soprattutto con lo sforzo culturale compiuto dai tecnici, dagli operatori nel cercare di «concretizzare» e di «trasmettere» le conquiste” stese del progresso alla collettività. È ovvio dunque che se la Medicina cambia, deve cambiare anche: il «modo» di fare Medicina, quindi anche il tipo di rapporto tra l’operatore (il medico )ed il cittadino. ”
D’altra parte però, i mutamenti di una società non sono quasi mai traumatici ed è naturale che gli stessi rapporti interpersonali si modifichino non sempre nel modo più giusto. È così che anche il rapporto medico-paziente, in questi ultimi anni, è mutato con risultati a nostro parere un poco controversi: da un lato c’è stata senza dubbio e per diversi motivi una maggiore umanizzazione di detto rapporto; dall’altro però la confusione dei ruoli unita ad una sorta di individualismo e di scetticismo dell’uomo comune nei confronti delle cose «importanti» ha portato ad una ridotta credibilità del ruolo del medico ­specie nelle grandi città – il quale si è trovato così a pagare oggi lo scotto di errori passati.
Tutto questo nel momento in cui nella «giungla» sanitaria fatta di tickets, di ritardi, di deficienze, di cavilli burocratici, di lotte di potere ecc. più forte è il disorientamento del cittadino e corrispondentemente più forte è dunque il suo desiderio di affidare non solo il proprio corpo ma anche la propria psiche ad un medico di fiducia.
Se questo è vero per tutti, a maggior ragione è vero per la donna quando si deve rapportare col ginecologo. Ma questo non perchè la donna abbia costituzionalmente più bisogno dell’uomo di un appoggio psicologico, ma perchè in effetti nel corso della sua esistenza essa si trova a dover affrontare e superare eventi di estrema importanza quale quello di dare origine. ad una nuova vita. D’altra parte l’emergere di nuove patologie femminili unitamente ad una diversa coscienza del proprio corpo, inducono sempre più spesso la donna a rivolgersi al ginecologo per porre domande e cercare risposte.
Questo è tanto più vero, quando più diffusa è l’informazione e la divulgazione scientifica: non c’è quotidiano, rivista, servizio televisivo che non si occupi di Medicina ed in particolare di problematiche femminili.
Se ciò può essere importante come elemento di crescita culturale e di educazione sanitaria della popolazione, è anche vero che talvolta può essere causa di errate interpretazioni e può alimentare la convinzione che sia possibile gestire da soli (anche farmaco logicamente) la propria salute.
Questo sarebbe un errore gravissimo che potrebbe avere spiacevoli conseguenze che porterebbero poi inevitabilmente a richiedere l’intervento del medico.
In altri termini, quel che vogliamo dire è che la donna deve rivolgersi al medico non con un atteggiamento scioccamente fideistico, ma valutando razionalmente se le qualità umane e professionali del medico consentono di trovare una risposta ai propri problemi.
L’esempio concreto che meglio ci sembra chiarire quanto abbiamo esposto, è fornito dalla donna che affronta una gravidanza e che si rivolge al ginecologo, magari per la prima volta nella sua vita. La gravidanza è un evento estremamente impegnativo: oggi più che mai. La donna si è notevolmente emancipata in questi ultimi anni: oltre ai più tradizionali impegni familiari, ha oggi responsabilità lavorative spesso faticose, talvolta con compiti di direzione, ambizioni di carriera, necessità di spostamenti frequenti con diversi mezzi di locomozione e così via.
La gravidanza può rappresentare una limitazione, un condizionamento a tutto ciò. Se poi ci sono problemi nel corso della sua evoluzione, a questo si aggiunge la necessità di riposo forzato, di terapie durature, di controlli, di indagini diagnostiche ecc. Se dunque non si instaura un rapporto di fiducia, di rispetto (paritario, non gerarchico) tra donna e medico, si potrà arrivare ad incomprensioni, a scontri, ad ostilità, con conseguenze oltremodo negative per il prosieguo della gravidanza stessa.
Molti altri esempi si potrebbero fare per sottolineare l’importanza di un tale rapporto: la donna che decide di interrompere una gravidanza, l’adolescente che si appresta a misurarsi con la propria sessualità, la moglie afflitta da difficoltà relazionali psicologiche e fisiche col proprio marito e così via. Una condizione è però comune e va salvaguardata: un corretto e fiducioso rapporto col proprio medico. Spesso soltanto questo riesce a «guarire» situazioni dove qualsiasi farmaco fallisce.

Sandro M. Viglino
Specialista in Ginecologia
e Ostetricia
Pubblicazione Febbraio 1995

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